VIDEO | La Presidente racconta l’evoluzione dell’associazione nata negli anni ’90: «Volevamo creare un centro di socialità, oggi formiamo youth workers e accogliamo volontari da tutta Europa»
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L’Università della Calabria è ormai un’eccellenza riconosciuta, capace di brillare nel panorama nazionale e internazionale. Con un’offerta formativa ampia e variegata e un campus che si distingue come il più prestigioso tra i grandi d’Italia, l’Unical non è solo un luogo di studio, ma un autentico microcosmo pulsante di vita. Proprio come una matrioska, questo ateneo racchiude al suo interno una varietà di esperienze e spazi che si intrecciano armoniosamente, dando vita a un insieme vivace e ricco di sfumature.
Tra queste esperienze si inserisce un pezzo di storia dell’Unical: l’associazione di promozione sociale Entropia. Fondata quasi trent’anni fa da un gruppo di studenti dell’Unical negli stessi spazi del Filorosso, centro sociale protagonista di numerose battaglie, Entropia ha dato origine al Dam – il Dipartimento Autogestito Multimediale – che ancora oggi ne porta avanti l’attività.
Uno spazio di socialità e formazione
«Entropia nasce da un obiettivo comune, quello di ottenere uno spazio di socialità permanente all’interno dell’Università della Calabria», racconta Daniela Ielasi, presidente dell’associazione. «Negli anni ’90 mancavano degli spazi dove gli studenti potessero incontrarsi al di là delle lezioni. Al loro interno nacque Entropia, che nel tempo si è trasformata ed è diventata un’APS. Il Dam, a sua volta, è nato all’interno di questa storia e oggi è uno spazio di socialità e di formazione».
Diverse attività caratterizzano la quotidianità dell’associazione: «Mentre parlo – evidenzia Ielasi - si stanno svolgendo numerose attività: c’è un Babel Tea, che fa incontrare e conversare studenti di nazionalità diverse, ma ci sono anche dei laboratori di scrittura e di teatro. Nell’ultima settimana si è concluso inoltre un training course internazionale organizzato all’interno del programma Erasmus, che si chiama Roots & Routes e che punta a formare figure di youth workers (su cui torneremo)».
L’esperienza dei volontari europei
Un contributo fondamentale alle attività del DAM arriva dai volontari del Corpo Europeo di Solidarietà (ESC), un programma che coinvolge giovani da tutta Europa in progetti di volontariato. Tra loro c’è Daniel Rubio, un ragazzo spagnolo che ha scelto di vivere quest’esperienza all’Unical.
«Qui mi occupo di graphic design e social media, ma partecipo anche all’organizzazione di eventi e agli scambi linguistici per chi vuole imparare lo spagnolo» racconta Daniel. «Sono venuto per fare esperienza, migliorare il mio italiano e scoprire la Calabria. Mi sto trovando benissimo: l’accoglienza è stata incredibile. Certo, a volte mi manca casa e i miei animali, ma qui mi sento a mio agio».
Lo youth worker: una professione per il futuro
Quest’attività di volontariato può, però, diventare anche opportunità lavorativa con l’introduzione della figura dello youth worker: «Quando parliamo di youth worker, ne parliamo in un contesto europeo. La Commissione Europea riconosce questa figura, che nei manuali viene tradotta come animatore socioeducativo. Si tratta di una figura – spiega Daniela Ielasi - che lavora con i giovani in un contesto di inclusione e cittadinanza attiva, per trasmettere loro dei valori e accompagnarli nel processo di crescita e sviluppo personale e professionale.
È una vera e propria forma di educazione, esercitata però attraverso strumenti non formali e informali. Si tratta di forme di apprendimento parallele rispetto alla forma più classica di apprendimento che è quella della scuola e delle università.
Questa attività può diventare un lavoro: si tratta infatti di un ruolo sempre più importante e ricercato, perché i giovani hanno bisogno di essere sostenuti nella ricerca della loro strada e delle loro vocazioni».