A Reggio Calabria l’urbanista Ziparo e la legale del Wwf Notarianni rilanciano il No alla mega struttura: «Questo progetto è un crimine contro l’ambiente e la salute delle persone»
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«Non c’è bisogno di lottare per bloccare il ponte sullo Stretto. Si blocca da solo: è un progetto che fa acqua da tutte le parti, una balla mediatica che serve alla politica che non conosce la Calabria e la Sicilia a cui non frega niente di questi territori o di portare sviluppo». L’urbanista Alberto Ziparo è una delle storiche voci del No al ponte sullo Stretto. Nel confronto organizzato al Csoa Angelina Cartella di Reggio Calabria, il docente universitario conferma tutto e rilancia: per lui il progetto, dopo gli aggiornamenti, è addirittura peggiorato. Assieme a Ziparo c’è Aura Notarianni, legale del Wwf Italia, che conferma la tesi del professore e si dice certa che l’opera non vedrà la luce.
«Ponte sullo Stretto? Non si farà mai»
«La discussione continua ma l’opera non si farà mai», ha detto Notarianni, perché «noi speriamo di fermarla prima che si firmi questo contratto. Questo perché è insostenibile dal punto di vista ambientale, dal punto di vista strutturale, dal punto di vista economico. Questa è un’opera programmata, lo dice la società Stretto, per 200 anni. Ma che ce ne facciamo noi di un’opera che dura 200 anni quando dobbiamo preservare questo territorio per le future generazioni come dice la nostra costituzione italiana all’articolo 9».
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Contro punto su punto
Per il legale «questo territorio ha già il suo ponte che è il mare. E non ha bisogno di altre infrastrutture se non quelle che tutelano gli edifici da possibili sismi e dai continui dissesti idro-geologici che creano pericolo per le persone e per le strutture del territorio. Quindi, impegniamoci in questo. E poi per il lavoro abbiamo altre risorse che arrivano dal turismo e dalla bellezza del luoghi. Questo il bene a cui ambiscono i territori. A preservare questo territorio, questa bellezza. Ormai le merci transitano per aria e per mare, Stellantis programma i suoi taxi volanti: che ce ne dobbiamo fare di un ponte che forse non reggerebbe neanche al primo pilone che se ne viene giù?».
La mobilitazione contro il Ponte
Per il Wwf cosi e per l’intera rete “No ponte” è necessario fermare l’opera. «Intanto faremo le osservazioni a cui stiamo già lavorando – spiega Notarianni –. Abbiamo 28 giorni perché questo decreto legge imposta un termine ridottissimo. Però siamo pronti perché si scrivono le stesse cose che si scrivevano nel 2011. Quindi, abbiamo riaperto i cassetti e stiamo studiando su quelle carte. E in più le stiamo aggiornando col piano paesistico e con tutto ciò che di nuovo a partire dall’articolo 9 della Costituzione che ci chiede di tutelare il paesaggio, l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi. Questa ipotesi di progetto è un crimine contro la salute delle persone, contro l’umanità: è un ecocidio. Agiremo, quindi, per le vie giudiziarie. Ma comunque intanto stiamo preparando le osservazioni fiduciosi di riuscire a fermare prima che si firmi il contratto. E che si inizi questa sorta di totem che serve solo a intercettare risorse, a dare consulenze, a spendere soldi pubblici».
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«Il progetto del Ponte fa acqua da tutte le parti»
Il professore Ziparo, invece, ha maturato una convinzione: «Il ponte non si farà mai. Non c’è bisogno di lottare per bloccarlo. Si blocca solo. In realtà non credo che ci sia la volontà di andare avanti perché è un progetto che già faceva acqua da tutte le parti: l’hanno ritoccato e fa ancora più acqua. Quindi, sostanzialmente era e resta una cosa irrealizzabile. Una balla mediatica che serve alla politica che non conosce la Calabria e la Sicilia a cui non frega niente di questi territori o di portare sviluppo».
Il confronto
Ci si è confrontati per capire lo stato dell’arte alla luce delle ultime novità, così come emerse nel corso del question time, svoltosi alla Camera il 13 marzo. Dove sono state tra l’altro contestate la mancanza di aggiornamento della prova del vento (che, come è ampiamente noto, soffia impetuoso molti giorni l’anno nello Stretto di Messina) e della zonizzazione microsismica (in un’area classificata zona a rischio sismico 1, il più elevato nella classificazione italiana).
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Le domande e gli obiettivi
Altra questione emersa: sarà garantita alla società Stretto di Messina una delega in bianco, per poter gestire senza alcun controllo il rapporto col Consorzio Eurolink nell’utilizzo dei 14 miliardi di soldi pubblici previsti per la realizzazione della mega opera? «Irregolarità su irregolarità, già evidenziate del resto nella stessa riesumazione della Società Stretto di Messina posta in liquidazione a fine 2012, nel ripristino dei diritti di affidamento dei lavori al Contraente Generale (che intanto non esiste più, essendo tra l’altro cambiate natura giuridica e caratteristiche della impresa capofila, che prima era Impregilo e adesso è Webuild), nella riattivazione della procedura ex Legge Obiettivo (cosa possibile per la procedure già in corso al momento dell’abrogazione della stessa legge, ma non in questo caso, in quanto la caducazione di tutti i contratti di appalto e la cancellazione ufficiale del progetto ha chiuso anche la continuità di procedura ex Legge Obiettivo e cancellato quindi la indispensabile Fonte Normativa dell’operazione). Di fatto una sorta di contratto d’appalto di 14 miliardi di euro, concluso a trattativa privata, in barba a tutte le norme nazionali e comunitarie».