«Nicola Gratteri ha impostato un metodo di lavoro che non può essere estirpato. Germoglierà». Annamaria Frustaci ne è certa: anche senza di lui, non cambierà lo stato dell'arte in quel di Catanzaro. Il pubblico ministero antimafia lo ha dichiarato in risposta a una domanda Paola Bottero, direttore strategico di viaCondotti21, Gruppo Pubbliemme – Diemmecom, che poco prima le aveva rappresentato la preoccupazione di tanti cittadini per l'imminente partenza di Gratteri verso Napoli, dove andrà a dirigere la Procura più grande d'Europa. «La sua nomina è un grande orgoglio per tutto l'ufficio - ha assicurato Frustaci -  Tante inchieste sono state già portate a compimento, altre sono ancora in corso. Con lui si è superato un punto di non ritorno. Indietro non si torna».

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Il pm Frustaci

Lo scambio di battute è avvenuto ieri a Castrolibero, dove il magistrato si è recato nelle vesti per lei inedite di romanziere. "La ragazza che voleva sconfiggere la mafia" è infatti il titolo del libro, scritto per Mondadori, che ha presentato ieri nell'ambito della rassegna "Impressioni di settembre". Racconta la storia di Lara, adolescente che vive in un piccolo paesino dalla Calabria e trova nelle prevaricazioni dei bulli fonte di ispirazione per la propria vita. Un romanzo di formazione, con l'Italia delle stragi sullo sfondo. «Quando morirono Falcone e Borsellino avevo 13 anni. Quindi ho dovuto calarmi nei panni dell'adolescente che ero allora, ma anche immedesimarmi nella generazione di oggi, molto diversa dalla nostra».

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Proprio i giovani devono, a suo avviso, apprendere più in anticipo quello che è «il disvalore» della mafia. Al momento, ciò non avviene perché in molte scuole e famiglie «è un argomento tabù. Come se si volesse preservare il ragazzo, ritardare il più possibile questo appuntamento. E invece la conoscenza, se si coltiva in ambito scolastico e familiare, è molto più efficace».

Il suo libro serve anche a questo. E del resto, le doti pedagogiche non le mancano, sia nella scrittura che nell'eloquio. Il dialogo tra lei e Bottero è serrato, intenso. Un pensiero è rivolto anche ai «cattivi», rappresentati nel romanzo dal personaggio di Totò. «Chi agisce così è portatore di una grande sofferenza inascoltata. Spesso prevarica perché è a sua volta vittima di prevaricazioni. La Calabria si salva anche recuperando queste persone».

Da recuperare, secondo lei, c'è anche una dimensione reale della vita, troppe volte adombrata da quella «illusoria» dei social network. E poi il coraggio, quello che Lara riesce a trovare dentro se stessa e che poi orienterà tutta la sua vita. «Non bisogna abbassare lo sguardo davanti alle prepotenze, non bisogna avere paura».

Da ragazza voleva fare la giornalista, oggi fa il magistrato e dal 2020 vive sotto scorta. «Chi sceglie di fare questo lavoro lo mette in conto. E anche lo stile di vita è una conseguenza di questa scelta. Io non ho mai avvertito il peso di questa decisione. Vivo secondo le mie aspirazioni». Il suo non è un lavoro che genera consenso. Annamaria Frustaci lo sa: «Prendiamo decisioni destinate a scontentare qualcuno. E ci vuole davvero poco a commettere errori che possono cambiare la vita delle persone».