INTERVISTA | Il capo dell’opposizione comunale di Catanzaro è prima di tutto un professore di Diritto privato dell’Umg. Critica il “lodo Leone” e chiede al presidente Occhiuto di trovare una sintesi. «Senza una visione complessiva, la Calabria resta solo un agglomerato di paesotti» (ASCOLTA L'AUDIO)
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C’è chi annuncia lo sciopero della fame, chi promette barricate nemmeno fossimo negli anni ’70. La diatriba fra Cosenza e Catanzaro sulla facoltà di Medicina sta assumendo contorni da Guelfi e Ghibellini o da sconcertante bullismo istituzionale. Ne abbiamo parlato con Valerio Donato, 62 anni, già candidato sindaco di Catanzaro e docente di Diritto privato all’Università Magna Graecia.
Prof. Donato, per lei la Calabria esiste o è come il Molise?
«La Calabria non può esistere, è fatta di tanti piccoli centri abitati che sono isolati verso l’esterno e anche al loro interno. La Calabria quindi non esisterà fin quando non si risolverà il problema soprattutto della mobilità, pensando, ad esempio, ad una metro leggera che colleghi in venti minuti Catanzaro con Cosenza. Altrimenti saremo tanti paesotti, più o meno popolosi, che a causa del loro isolamento hanno generato la ‘ndrangheta e impedito uno sviluppo economico della regione. Ad oggi manca anche una visione unitaria del territorio e tutto si basa su rapporti di forza, come sta avvenendo in questa vicenda delle università».
In che senso parla di rapporti di forza?
«Guardi negli anni ’70 è stato fissato un equilibrio che come tutti sappiamo vede Catanzaro capoluogo. Qui dovevano avere sede tutte le più importanti diramazioni statali. Invece, surrettiziamente e senza confronto, man mano sono state scippate una serie di funzioni, anche per l’appannamento politico che vive la mia città».
Questo cosa c’entra con la facoltà di Medicina?
«C’entra perché se vogliamo, possiamo benissimo rimettere tutto in discussione, ma sulla base di una visione d’insieme del sistema universitario regionale. Questo è basato su una netta differenziazione delle specializzazioni: a Cosenza Ingegneria, a Catanzaro Scienze della Salute, a Reggio Calabria Architettura e Agraria. Questo sistema qualcuno lo vuole rompere sotto traccia. Come fa l’Unical che vorrebbe gestire in autonomia il corso di Medicina digitale nato su una convenzione con Catanzaro. Ma che senso ha creare nuovi corsi anziché potenziare l’esistente? E perché le regole debbono valere per tutti, tranne che per Cosenza?».
A cosa si riferisce?
«All’opposizione del Rettore Leone a far aprire un corso di ingegneria sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che a Cosenza fra l’altro non esiste. Leone ha detto che Ingegneria non si tocca perché è pertinenza dell’Unical… se seguiamo quello che ho definito il “lodo Leone”, allora la polemica su Medicina non dovrebbe proprio sussistere…».
Magari esiste perché la Calabria ha un disperato bisogno di medici. Più ne formiamo, meglio è…
«Ma mica si tratta di una semplice somma algebrica. Catanzaro, da oltre 40 anni, lavora per formare la nuova classe medica. Ha tutte le strutture per farlo».
C’è però chi dice che l’Umg non ha una struttura stabile sui corsi di specializzazione: avrà seguito il botta e risposta tra il consigliere regionale del PD Alecci e il presidente Occhiuto sulle sole quattro borse di studio finanziate dalla regione…
«Se attiviamo Cosenza si risolve il problema? Non credo. Ritengo che il punto sia ancora una volta la programmazione. Cosenza vuole stilare una convenzione con l’ospedale dell’Annunziata. Anche l’Umg può siglarne una con l’ospedale cittadino e avere tutti i posti letto necessari contando però su competenze maturate negli anni».
Ma non le sembra che siamo alla guerra dei campanili. Fra l’altro se la fanno coloro che rappresentano l’intellighenzia della regione, siamo davvero fritti…
«Capisco che un comune cittadino può avere questa sensazione, ma le cose non stanno così. Bisogna vedere chi ha avviato questo meccanismo. Io sono cattolico: se uno mi dà uno schiaffo tendo a porgere l’altra guancia, ma alla fine prima o poi mi difendo. È Cosenza che ad un certo punto non ha rispettato i patti, chiamiamoli così. Le dirò di più. Abbiamo il Coruc che è l’organismo di coordinamento degli atenei calabresi. Per convenzione la presidenza dell’organismo è a rotazione. Lei sa che il Rettore Leone non voleva lasciare il posto al collega De Sarro proprio per evitare che la proposta di Medicina a Cosenza perdesse forza?».
Per questo De Sarro non è andato all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Unical?
«Penso di sì, ma questo dovrebbe chiederlo a lui. Io registro soltanto una sorta di bullismo istituzionale che certo non giova all’immagine delle nostre università che sono ad un ottimo livello di ricerca. Lo è ingegneria a Cosenza, ma anche Catanzaro ha espresso almeno due presidenti nazionali dell’ordine dei medici e abbiamo pubblicazioni scientifiche di rilevanza internazionale»
Ma qui non stiamo parlando di ricerca, bensì di quella cosina che viene definita “terza missione”, come l’Ateneo sta aiutando il sistema sanitario calabrese…
«Ma guardi che quella è competenza della Regione. È lei che deve organizzare l’assistenza sanitaria. Le Università non nominano i direttori generali delle aziende sanitarie. E torno al punto di partenza: manca una programmazione, una visione unitaria del sistema universitario».
E secondo lei come se ne esce ora che i toni si sono così inaspriti?
«Penso che tocchi al presidente Occhiuto trovare una sintesi che sia a favore di tutti i calabresi»
Non c’è l’autonomia del sistema universitario?
«Certamente, ma la Regione è presente nel Coruc e ha anche diritto di voto. In quella sede credo si debbano trovare le soluzioni più adeguate, tralasciando i campanili nell’interesse superiore della Calabria e adottando atteggiamenti istituzionali consoni».
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