«Avete già scritto, che c’è da aggiungere? In genere, per correttezza, uno prima sente e dopo scrive. Al momento io non ho nulla da dire». Dalla dirigente dell’istituto scolastico di Amantea finito nell’occhio del ciclone per aver escluso una 14enne disabile da un viaggio di istruzione, ancora nessun chiarimento. «Lei mi chiama dopo che ha già scritto. Cosa le devo dire se lei ha già emesso la sua sentenza? Ho tanti genitori che mi stanno aspettando. Risponderò nelle sedi opportune». Commento lapidario e senza possibilità di replica.

 

Le cose però, è bene precisarlo, non stanno esattamente così. Diffusa da una nota Ansa, la notizia della discriminazione della giovane frequentante la terza media, in breve tempo aveva già fatto il giro delle redazioni, suscitando interesse tra i cronisti.

All’indomani dell’esplosione del caso ci siamo messi al telefono per contattare la scuola. Dieci telefonate in tutto finché dall’altra parte, in maniera anche piuttosto scocciata, ci è stato risposto da una persona qualificatasi come segretaria, che la dirigente era fuori sede e che aveva questioni più importanti di cui occuparsi. E siccome non elemosiniamo un’intervista a nessuno, né siamo stati richiamati dopo aver lasciato i nostri contatti, nel rispetto della verità dei fatti, abbiamo continuato a scrivere dell’evolversi della vicenda.

 

Peccato non aver potuto dialogare con la dirigente. Le avremmo voluto chiedere se ha avviato una indagine interna per chiarire le cause del grave corto circuito e se ci saranno provvedimenti disciplinari nei confronti dei responsabili. E soprattutto, se la scuola ha inviato un messaggio di scuse alla ragazza, nel frattempo rientrata in classe dove, certamente, i suoi compagni non mancheranno di sostenerla, di farla sentire accolta, di aiutarla a gettarsi alle spalle questa spiacevole esperienza.

 

Salvatore Bruno