VIDEO | La preside Sandra Grossi denuncia la situazione venutasi a creare dopo la delibera della Provincia di Cosenza: «Eravamo stati accorpati a un'altra realtà per garantire il numero minimo necessario, poi all'improvviso sono state cambiate le carte in tavola».
Tutti gli articoli di Attualità
Il rischio di vedersi privare di istituti che godono della propria autonomia, a Paola si è fatto concreto. Dopo i cambiamenti decisi dal Governo con la Finanziaria dello scorso anno, alle Regioni è spettato il compito di emanare linee guida per la gestione del piano di dimensionamento scolastico, che recepite dagli altri enti, sono state adottate secondo criteri parametrati diversamente da provincia a provincia.
In quella cosentina, dove è prevista la soppressione di 29 istituti, a pagare lo scotto di una delibera emanata dall’amministrazione Succurro, c’è sicuramente il Liceo Galileo Galilei di Paola, che essendo una città con popolazione superiore a 15mila abitanti, per conservare l’attuale offerta formativa rivolta ai ragazzi, dovrebbe dimostrare di avere un numero minimo di iscritti pari a 600 alunni.
Con la perdita dell’autonomia, il rischio di veder accorpare il prestigioso istituto ad un’altra realtà, anche fuori dai confini cittadini, è quasi scontato, con relativi disagi cui andrebbe incontro tanto la popolazione scolastica, quanto il personale docente e non docente attualmente impiegato nel liceo.
«Premesso che nella provincia di Cosenza devono essere soppresse 29 istituzioni scolastiche - è stato il commento della dirigente Sandra Grossi, alla guida del Liceo Galilei di Paola - il criterio stabilito dalla Regione Calabria è stato quello di privilegiare, e quindi mantenere, più scuole in quelle in quei centri in cui la popolazione era inferiore a 15mila abitanti, in cui vi erano criticità legate alla viabilità, alla criminalità, comuni sciolti per mafia, eccetera».
«Paola - prosegue la preside - è un comune superiore a 15mila abitanti, e non presentava, non presenta come stabilito dall’osservatorio regionale, nessuna criticità per la viabilità. Non ci sono altre tipologie di criticità per cui, in ottemperanza alle linee guida, le scuole dovevano essere dimensionate con un numero minimo, sottolineo minimo, di 600 alunni».
«I vari consigli d'istituto della città di Paola - ricostruisce la dirigente Grossi - hanno deliberato secondo le linee guida regionali. Essendo noi sottodimensionati, perché siamo a 489 alunni anziché 600, abbiamo chiesto l’accorpamento con qualsiasi istituto cittadino, pur di raggiungere il limite, almeno minimo, voluto appunto dalla legge nazionale e regionale».
«L’amministrazione comunale ci ha convocato in municipio - è il seguito della preside - quindi ha sentito più volte i dirigenti ed è andata avanti con una delibera, nella quale il nostro istituto è stato accorpato ad un altro per raggiungere il numero minimo necessario a garantire l’autonomia scolastica. Sabato 14 ottobre, la Provincia convoca i dirigenti scolastici per presentare il piano di dimensionamento, nel quale però, stranamente, il Galilei di Paola veniva accorpato a tutt’altro istituto, nel quale è presente un ambito chiamato Liceo delle Scienze umane, opzione economico e sociale».
«La Provincia - continua la testimonianza della dirigente Sandra Grossi - in una logica di affinità, autonomamente aveva ritenuto di accorpare il liceo Galileo Galilei a questo liceo, stranamente ubicato all'interno di un istituto tecnico, che a sua volta è stato affiancato alla scuola con cui proprio il liceo si sarebbe dovuto legare per raggiungere la quota limite fissata per l’autonomia. Questo accadeva sabato 14 ottobre alle 15:30».
«Lunedì - è il finale del racconto - all'improvviso c'è stato il cosiddetto ribaltone. Cioè all'improvviso, dopo averci comunicato la decisione del sabato, la Provincia ha cambiato le carte in tavola, accorpando due scuole superiori, compresa la sezione del Liceo delle Scienze umane ospitata in una di queste, decisione che, di fatto, ha lasciato il liceo Galilei sottodimensionato. Quando quest’ultima versione del piano è stato divulgata, ovviamente, la prima cosa che ho fatto è stata quella di inviare una missiva alla Provincia, chiedendo, in autotutela amministrativa, di correggere la deliberazione. Perché il liceo è rimasto sottodimensionato, quindi non può reggere, non ha un'autonomia. È come se si fossero dimenticati di una scuola. È una stranezza. C'è dell'incredibile in questa vicenda, ora è ovvio che confidiamo, ecco nel buon senso. Nel buon senso di chi ci dirige».