Interrogazioni parlamentari, promesse politiche, inaugurazioni spot. Il progetto della diga del Menta continua a far parlare di sé e i cittadini dell’area dello Stretto, aspettano da oltre 35 anni che dai loro rubinetti esca acqua potabile.
Il cantiere per la costruzione di una condotta di bypass provvisorio e l’ultimazione delle opere di presa a monte e adduzione e potabilizzazione a valle, subisce l’ennesimo stop. Questa volta perché una delle ditte che fanno parte del Consorzio di imprese aggiudicatario dei lavori, si è vista notificare un’ interdittiva antimafia.


La stessa impresa è stata sottoposta a sequestro giudiziario. Dopo la nomina del curatore, sarà la Prefettura di Catanzaro a decidere sulla concessione o meno della liberatoria, per il proseguo dei lavori sulla diga.


Una storia senza fine, quindi, quella del progetto iniziato nel lontano 1979 quando l’allora Cassa del Mezzogiorno stanziava 80 miliardi delle vecchie lire per la costruzione della diga del Menta. Lo scopo dello “Schema Idrico Menta” è quello di fornire acqua potabile a quasi 230mila persone, ovvero il 40% della popolazione di Reggio e provincia, attraverso lo sbarramento dell’omonimo torrente.


All’inizio, i lavori erano stati affidati alla Electroconsult che aveva anche il compito di verificare l’impatto ambientale del progetto che ricordiamolo, ricade nel Parco nazionale dell’Aspromonte. Non a caso molte associazioni ambientaliste, negli anni Ottanta, salutarono la costruzione come uno ‘scempio ecologico’.
Dopo oltre 35 anni, rimangono ancora da completare l’opera di presa e la galleria di derivazione, la centrale idroelettrica e l’impianto di potabilizzazione.


Dal 2003, i lavori sono in mano alla Sorical, che in accordo con la Regione Calabria propone oggi un progetto supplementare, il cosiddetto bypass, al fine di aggirare l’ostacolo del pozzo verticale e delle attività di scavo della galleria che porta alla Centrale idroelettrica, che sarebbero i due motivi per cui ancora la diga non ha visto la luce.


Il tutto nonostante diverse inaugurazioni. Un taglio del nastro c’era stato nel 2009 con l’allora presidente della Regione Calabria Agazio Loiero, un altro con l’ex governatore Scopelliti. Nel 2011 ancora una delibera e lo stanziamento di 13 milioni di euro per mettere in funzione la diga, fondi provenienti dal cosiddetto “Piano per il Sud”. Di contorno promesse politiche, manifestazioni e sit-in, senza dimenticare i 200 milioni di euro già spesi. Il tutto per il grandioso progetto che da anni promette: mai più acqua salata dai rubinetti.

 

Dominella Trunfio