Al Polo Scolastico Brutium di Cosenza Carlo Calcagni è giunto in bicicletta direttamente dalla Sila, da Camigliatello, per una tappa calabrese del suo tour per la vita destinato a proseguire almeno fino alle festività natalizie.

Testimonial di vita

Colonnello dell'esercito, il suo corpo porta i segni delle 24 patologie innescate dall'uranio impoverito che la guerra in Bosnia gli ha lasciato in eredità. Privato di un polmone, convive con livelli di saturazione al di sotto dei limiti di guardia, con dialisi, flebo, farmaci. Oggi è un formidabile testimonial di coraggio e di speranza per i più giovani, ai quali si rivolge con appuntamenti in tutta la penisola, per indicare loro la strada della correttezza, della condivisione, del senso del dovere, usando toni determinati e parole in grado di emozionare e far vibrare le corde più profonde del cuore.

In bilico sul filo dell'equilibrio

Le braccia al cielo in segno di vittoria, il capo in avanti come gesto di umiltà: l'immagine di copertina del suo libro, Pedalando su un filo d'acciaio, lo ritrae a Orlando, in Florida, dopo aver vinto due ori nel ciclismo e uno nel canottaggio agli Invictus Games. Tre giorni prima era in ospedale a Lecce con una setticemia. Una vita divisa in due tempi: «Oggi apprezzo tutto ciò che riesco ancora a fare – dice Calcagni al microfono del nostro network - Ogni giorno che passa è un giorno in più che mi è consentito di vivere. L'attività più bella è quella svolta tra i ragazzi, i nostri figli, il nostro futuro. Dobbiamo insieme impegnarci affinché possano crescere coltivando i valori migliori e più genuini, quelli per i quali ieri ed oggi tanti di noi si sono spesi anche a costo della vita».

Il ciclismo metafora dell'esistenza

Il ciclismo come metafora dell'esistenza: «È uno sport sviluppato su salite e discese. Ed anche cadute da cui bisogna cercare di rialzarsi. E poi bisogna restare in equilibrio. Per me è difficile da mantenere tra terapie, interventi chirurgici, problematiche che si innestano l'una sulle altre». Il desiderio più profondo di Carlo Calcagni rimane quello, ad oltre vent'anni di distanza dalla prima vittima tra i militari in conseguenza dell'uranio impoverito da cui è rimasto contaminato durante il conflitto nei Balcani, di mantenere viva l'attenzione su chi non ce l'ha fatta e sui loro familiari: «Si contano 400 morti e più di ottomila malati. Penso che la stima sia arrotondata per difetto. Sento l'obbligo morale di testimoniare le condizioni di chi, come me, ha assolto fino in fondo al proprio dovere su cui purtroppo le luci dell'interesse si sono spente da tempo».

La forza della fede

«Il mio rapporto con la fede? Mi dà una forza straordinaria. Tutti noi l'abbiamo ricevuta in dono ma pochi sanno di averla dentro. Bisogna avere la capacità di sfruttarla, tirarla fuori nel momento del bisogno. La fede aiuta ed è di fondamentale importanza». All'iniziativa, coordinata dalla dirigente scolastica Rosita Paradiso, sono intervenute la presidente della Provincia di Cosenza Rosaria Succurro e la consigliera comunale di Palazzo dei Bruzi Caterina Savastano. «Ci ha dato una grande lezione – ha commentato a margine dell'incontro Rosaria Succurro visibilmente commossa – Carlo Calcagni è un modello positivo per i ragazzi, insegna loro che la vita merita di essere vissuta fino in fondo, nonostante i problemi e le difficoltà. Il futuro delle nuove generazioni si costruisce in primo luogo nelle scuole, abituando i ragazzi a scoprire e attuare le loro potenzialità e la loro forza interiore; anche grazie al racconto di storie di resilienza come quella del colonnello, vittima del dovere che salvò tante vite umane e oggi convive, praticando sport e trasmettendo ovunque coraggio e motivazioni, con una grave malattia contratta in servizio».

Pedaliamone a Sud

Durante la manifestazione, dal titolo Pedaliamone a Sud, promossa dall'Associazione Mondo Edison sotto l'hastag #maiarrendersi è stato proiettato il documentario biografico di Carlo Calcagni: Io sono il colonnello. «Per i ragazzi, il valore di questo incontro va oltre quello dello sport: nelle parole di Calcagni abbiamo sentito forza, resilienza, determinazione. Il colonnello ci ha rivelato gli aspetti più crudi e intimi della sua personalità. Ha trasformato la disabilità in una bussola per gli altri, soprattutto i più giovani» ha commentato la dirigente del Polo Scolastico Brutium, Rosita Paradiso.