Segui quel sogno, dovunque il sogno possa condurre”. Roma, quartiere Ostiense: il giorno del casting è arrivato. Papà Nico ascolta le indicazioni del navigatore, sua figlia invece affonda lo sguardo sul murales di Elvis Presley che sembra stare lì apposta per lei. Cinque mesi dopo. Rai uno. The Voice Kids. Jeans a zampa, maglietta, camicia aperta, capelli lunghi e neri. Neri come la sua voce che intona “Right to be wrong”. Loredana Bertè usa il superpass, rimane in piedi fino alla fine dell’esibizione, l’abbraccia, le asciuga le lacrime e sussurra: «Non piangere, ti prego. Sei stata fantastica, sono orgogliosa di te».

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Antonella Clerici la presenta: «Desirée Malizia ha quattordici anni, è di Montalto Uffugo e non ha cantato a caso questa canzone. Ma il motivo spiegalo tu». Lei confessa: «In prima elementare, i compagni di classe dicevano che ero grassa e ridevano di me. Una mattina, presero una merendina da uno zaino, la nascosero sotto al mio banco e raccontarono alla maestra che ero stata io a rubarla perché avevo sempre fame». Arisa commossa: «Che bella che sei». Antonella Clerici cazzuta: «Non permettere a nessuno di dirti che sei sbagliata. Hai conquistato direttamente la finale, dedicato a chi ti vuole male». Il pubblico applaude a lungo. Desirée fa breccia nel cuore di milioni di italiani e sale sul podio dei Calabresi dell’anno, celebrati dal network LaC: questa è la storia di un riscatto – che la passione per la musica ha soltanto accelerato – e vale la pena di essere narrata.

Le “mille bolle blu” per scacciare il pensiero dei bulli

Desirée ha soltanto cinque anni. Papà Nico – carabiniere e fan di Vasco Rossi – un giorno torna a casa, guarda la sua bambina e annuncia: «Imparerai a suonare la chitarra». A lei piaceva il pianoforte, ma non lo disse e prese a frequentare l’associazione musicale Cantica di Montalto Uffugo una volta a settimana: «Ero svogliata. Il direttore artistico Vittorio Covello suggerì ai miei genitori di farmi provare con il canto. Lasciai la chitarra ed entrai nel coro della scuola». “Blu, le mille bolle blu. Blu, le vedo intorno a me. Blu, le mille bolle blu. Che volano, mi chiamano, mi cercano”. Desirée passeggia leggiadra sulle difficili note di Mina e prova a scacciare il pensiero dei bulli che a scuola si prendono gioco di lei. Per fortuna non c’erano la volta in cui rimase immobile su quel palco di periferia: cantava, ma – all’improvviso – non ebbe più la forza di continuare: chissà quanto avrebbero riso di lei e della sua voce che mutava, in attesa di diventare adulta. Fu allora che lo studio del canto si fece serio: «Capii che non era sufficiente avere un talento, servivano fatica e impegno».

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L’associazione musicale Cantica collabora con il producer Matteo Tateo che organizza a Lecce una master class dedicata a giovani talenti. Papà Nico è scettico, ma il direttore artistico Vittorio Covello riesce a convincerlo: «Fidati, si tratta di una grande occasione». Aveva ragione. Il casting inizia il tre luglio e va avanti per tutta l’estate. I candidati sono seimila. Sul palco arrivano soltanto in quaranta. A settembre Desirée frequenta il primo anno di liceo scientifico e studia canto fino a notte con l’insegnante Francesca Olia. Il programma parte il 24 novembre, ma lei si esibisce soltanto alla seconda puntata. “I’ve got a right to be wrong, my mistakes will make me strong”: Gigi D’Alessio si gira per primo, inutilmente. «Se Loredana Bertè non avesse utilizzato il superpass, avrei scelto comunque lei perché era la cantante con il timbro di voce più vicino al mio».

«Se pensano di offendermi perché non ho vinto si sbagliano»

I capelli raccolti dietro le spalle, un cappello luccicoso con la visiera calata di lato. Il 22 dicembre è la serata della finalissima. Desirée canta “Think” di Aretha Franklin e Loredana Bertè dice di lei: «Ha padronanza del palco, cuore, anima e voce. Tutto quello che serve per diventare una grandissima artista. Per me è la voce di quest’anno». La vittoria però va a Simone Grande, che fa parte del team di Clementino. Desirée non ha rimpianti. I bulli delle elementari sono diventati leoni da tastiera e su facebook scrivono “panettone fallita”. Desirée sorride: «Se pensano di offendermi per il peso e perché non ho vinto The Voice Kids, sbagliano. Sono stata definita la reincarnazione dei cantanti soul degli anni Sessanta e questo mi basta».