Il libro “Out of Italy” presentato oggi in un seminario. «Analizzare questo fenomeno significa aprirsi all’intero pianeta». Focus sulle opere di finzione ispirate alla criminalità organizzata
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La cultura mafiosa diffusa nelle banlieue parigine «attraverso i rapper»; la paesaggistica dolente argentina con le insegne pubblicitarie del crimine, i narcomessaggi dei cartelli messicani della droga. Sono solo alcune delle immagini raccolte nel libro “Out of Italy. Immagini e racconti delle mafie del mondo”, che spiegano come le Mafie si raccontano oggi al pubblico. Il volume, edito da Pellegrini, è stato presentato oggi all’Università della Calabria nell’ambito di un seminario destinato agli studenti di Scienze dell’Educazione.
A organizzarlo, il corso di laurea in Pedagogia dell’antimafia che, per l’occasione, si è avvalso del contributo di Manuela Bertone, direttrice dell’Osservatorio del racconto criminale (Orc) dell’Université Côte d’Azur. «Analizzare il fenomeno mafioso – ha affermato la docente in videocollegamento da Nizza – vuol dire aprirsi all’intero pianeta». Il libro è il primo della collana “Quaderni dell’Orc”, che propone su base annuale gli esiti degli studi condotti collettivamente dai ricercatori della struttura.
Lo scopo dell’Osservatorio, ha spiegato Bertone agli studenti, è quello «di far progredire la riflessione sulle modalità di creazione e diffusione dei media di opere di finzione basate sulla rappresentazione della criminalità organizzata di stampo mafioso». Questo perché, in Europa e altrove, si sono diffuse ormai «pratiche di ricodificazione narrativa particolarmente nutrite e variegate, delle quali è indispensabile cogliere le diramazioni e valutare la forza di propagazione».
A suo avviso è venuta meno ormai «l’invisibilità che ha sempre caratterizzato le attività illecite. Le mafie oggi sono sotto i riflettori, più visibili che mai. Continuamente esposte al nostro sguardo – ha concluso – sono protagoniste di una narrazione espansa che alimenta continuamente nuove storie, tanto da ingenerare una sorta di mafiatizzazione del gusto e delle preferenze del pubblico. E le mafie, perfettamente consapevoli di essere messe in scena, partecipano a loro volta allo svecchiamento e alla diffusione di storie che le riguardano».
L’Orc nasce alcuni anni fa da una collaborazione con il docente-scrittore Antonio Nicaso e l’attuale procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, attualmente membro del Comitato scientifico. «Dopo la sua ultima e prestigiosa nomina, ci siamo chiesti se fosse opportuno che continuasse ad avere un ruolo, ma lui ci ha rassicurati. E di fianco al proprio nome, ha chiesto che venisse indicata la dicitura “magistrato”. Ciò a riprova della sua grande umiltà».
Sempre in modalità remota, sono giunti i saluti di Rossana Adele Rossi, coordinatrice del corso di studio unificato in Scienze dell’educazione e Scienze pedagogiche. In aula, invece, c’era Giancarlo Costabile, docente di Pedagogia dell’Antimafia e anch’egli collaboratore dell’Orc. È stato lui a organizzare l’evento, rendendosi poi protagonista di un vivace scambio di battute con la collega. Costabile, infatti, aveva definito la Calabria «terra sfortunata», ma Bertone lo ha contraddetto cordialmente: «Terra fortunata, dato che avete questo ateneo». Il prof, però, ha rilanciato: «Sfortunata per via una serie di problemi e contraddizioni che sono anche culturali. Il caso di Nicola Gratteri è emblematico. Da anni, infatti, è vittima di una campagna di denigrazione da parte di intellettuali e giornalisti la cui grammatica, forse, sarebbe degna di una ricerca universitaria. Il paradosso è che così facendo, invece, di colpire la sottocultura mafiosa si finisce per colpire chi quella sottocultura intende combatterla».