Danilo D’Auria si definisce un sognatore inquieto. E lo dice con tanta serenità: «Sì, mi piace sognare, lo faccio ancora, tanto non costa nulla. Ma andare oltre con la mente mi ha sempre aiutato a realizzare cose». Grazie a questo oggi Danilo è un Fotografo, di quelli con la maiuscola, che fa il suo lavoro con grande passione. Ed è un lavoro, un’arte che lo rende felice. 

Danilo è andato via da San Nicola Arcella, sull’Alto Tirreno cosentino, quando aveva 19 anni, dopo il diploma. «Ho deciso di fare l’università fuori e la scelta è ricaduta su Roma. Ho deciso di lasciare la Calabria per darmi una possibilità, qui non vedevo molte alternative. Mi stava tutto stretto, non c’era niente che potesse darmi quantomeno la speranza di avere un futuro». 

Danilo da buon sognatore, sognava una vita migliore e quindi è partito, ha lasciato la Calabria. «Oggi forse non è più così o almeno non come 20 anni fa, per fortuna qualcosa sta cambiando, ma penso che ci sia ancora molto lavoro da fare. Roma mi ha dato comunque la possibilità di scegliere. Lo dimostra il fatto che dopo una laurea in Ingegneria informatica e quasi 14 anni di lavoro in azienda, oggi faccio il fotografo». 

Danilo con gli anni si è fatto molto apprezzare nel mondo della musica, del cinema e dello spettacolo di tutta Italia. Grazie al fatto di essere dotato di una visione artistica. Le sue non sono mai foto banali. 

«Ti ringrazio per questo complimento, se nessuna delle mie foto ti sembra banale allora vuol dire che sono sulla strada giusta, sono molto critico verso me stesso ed il mio lavoro e raramente mi dico “ho fatto una buona foto”. Sicuramente fin dall’inizio ho cercato di non fare mai le foto che fanno tutti, quelle che io chiamo “foto normali”. Soprattutto nei concerti, il rischio di fare le stesse foto degli altri 10/15 fotografi che sono sotto il palco con te è molto alto. Ho cercato sempre un punto di vista diverso spesso ci sono riuscito altre volte no, fa parte del gioco. Ma per ottenere questo bisogna studiare, guardare tante foto di altri, mostre. Bisogna nutrire il proprio inconscio». 

Danilo nel frattempo ha stretto collaborazioni importanti con artisti quale Mika e Gio Evan. Ma sono tanti i servizi fotografici con personalità del mondo della musica e della televisione: da Rossella Brescia a Flavio Insinna, dalle Karma B a Luca Barbarossa e molti altri. E le sue foto raccontano tutti i grandi concerti degli stadi italiani.

«Mi sono divertito molto e continuo a farlo. In 10 anni ho scattato circa 900 concerti, la pandemia del 2020 e gli anni successivi mi hanno abbassato un po' la media. Ma nel pieno dell’attività avevo una media di 100 concerti all’anno. Ho scoperto tanti artisti che non ascoltavo, ho scoperto generi musicali che erano lontani dai miei gusti e poi ho avuto la fortuna di fotografare da vicino quelli che erano i miei idoli, Vasco Rossi in primis. Ho anche fotografato le leggende del rock mondiale come The Rolling Stones, The Who, Roger Waters, David Gilmour, Bruce Springsteen per citarne alcuni. Fino ad arrivare a lavorare direttamente con gli artisti e seguirli anche nella loro “vita quotidiana”, vedere quello che il pubblico non vede e avere il privilegio di documentarlo è una delle soddisfazioni più grandi. Sì lo ammetto, non mi annoio».

Sarebbe interessante sapere cosa significa fare il fotografo nell’epoca di milioni di foto fatte con l’iPhone.
«Ho scoperto che l’IPhone fa bellissime foto! Scherzi a parte, oggi è dura vivere di fotografia ma la colpa non è dell’IPhone secondo me. O meglio non lo è in quanto oggetto tecnologicamente avanzato, ma ha colpa dal punto di vista concettuale e culturale. Mi spiego meglio: oggi l’avanzamento tecnologico unito alla facilità e all’immediatezza nel realizzare immagini (ho detto immagini e non Fotografie) amplificati dai social, ha portato ad un appiattimento anche culturale e quindi si è arrivati a considerare la Fotografia come una cosa alla portata di tutti».

Quindi la fotografia è per pochi?
«No. Non voglio dire che possono fotografare solo pochi eletti, anzi, e non rinnego la tecnologia. Io sono figlio del digitale ed i mezzi di comunicazione di oggi mi hanno aiutato ad essere conosciuto relativamente in poco tempo. Ma bisogna anche capire che la fotografia porta con sé studio, sensazioni, passione. Non bisogna farsi ingannare dall’immediatezza dell’IPhone (che tra l’altro uso anche io) per definirsi fotografo. L’oggetto macchina fotografica, o l’oggetto IPhone sono le ultime cose da tenere in considerazione quando si parla di fotografia».

Quindi per rispondere alla mia domanda?
«Rispondo che oggi fare il fotografo significa prima far capire alle persone che la fotografia è una cosa seria e poi produrre anche buone immagini».

La foto di Danilo D’Auria che ha una storia dietro?
«Difficile citarne una, ogni fotografia ha dietro una storia. Anche quella che può sembrare la più banale, se ci si ferma un attimo a riflettere ha con sé qualcosa. Perché in ogni foto c’è un po' del fotografo e un po' del soggetto ritratto, se parliamo di ritratti. E ciascuno di noi ha cose da raccontare. Per quanto riguarda le mie foto ho diversi aneddoti legati ad esse e li ho anche raccontati nel mio blog (www.danilodauria.it/blog). Nella rubrica "Pit’s Tales", per esempio, racconto i diversi aneddoti, avventure o anche disavventure che mi sono capitate in 10 anni di concerti. Oppure nella rubrica "A day with" racconto le sensazioni o le difficoltà provate durante i servizi fotografici a personaggi famosi».

Ma ci sarà una foto che ti ha dato maggiori soddisfazioni.
«Ce ne sono diverse, per diversi motivi. Ti direi un ritratto fatto a Mika. Stava provando degli abiti, l’espressione immortalata, il fatto che fosse a petto nudo, la luce che lo colpiva ha reso lo scatto intimo. Mi piacque da subito e sono stato felice che lui lo abbia poi pubblicato sui suoi canali social».

E una foto che sogni di fare?
«Quella che farà commuovere il soggetto ritratto».

Sarebbe bello se ora tornassi in Calabria…
«Devo essere sincero, è un po’ che ci penso e nell’ultimo periodo sto cercando di capire se ci siano le condizioni reali per poter tornare ed avere anche qui una base per il mio lavoro. Come dicevo prima, sono andato via a 19 anni dicendo “qui non c’è niente”, oggi a 40 anni, ho capito che quel niente siamo noi che dobbiamo riempirlo».

Anche Danilo D’Auria può dare il suo contributo a questa terra.
«Sì, sento di poter dare il mio contributo e sono ben contento se riuscirò a farlo. Mi piacerebbe portare il mio punto di vista e la mia esperienza, per cercare di poter offrire ai ragazzi quella possibilità di scelta che a me è mancata».

E intanto il 16-17 e poi il 22-23 dicembre a San Nicola Arcella, Danilo ha promosso una gran bella iniziativa, forse unica.
«La motivazione è questa. Quanti di noi oggi hanno in casa una foto stampata? In pochi. Sicuramente abbiamo le foto dei nostri nonni o dei nostri genitori. Ma le nuove generazioni? I nostri figli avranno le nostre foto per costruire la memoria della famiglia? Tutte le fotografie che realizziamo con il nostro costosissimo smartphone saranno destinati a perdersi tra hard disk rotti, chiavette usb smarrite, tecnologie dismesse e quindi non più utilizzabili (qualcuno di voi utilizza ancora il floppy disk o il cd). 

Quindi esattamente lo scopo qual è?
«Lo scopo di questa iniziativa è proprio quello di fermare nel tempo un momento per costruire la propria identità e quella della propria famiglia».

Danilo nei giorni indicati realizzerà a San Nicola Arcella ritratti stampati al momento, per farci tornare a casa con un’esperienza, un ricordo destinati a durare nel tempo, e che contribuirà a raccontare la nostra storia e la storia della nostra famiglia. Una gran bella idea.

Ciao Danilo, ti aspettiamo definitivamente in Calabria!