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C’era anche la signora Carla, vedova di Stefano Rodotà, nell’auditorium Guarasci del Liceo Classico Bernardino Telesio, dove l’illustre giurista e politico conseguì il diploma. Il suo legame con Cosenza è rimasto sempre solido, e adesso sarà testimoniato anche dall’intitolazione a suo nome della biblioteca dello storico istituto scolastico. La sua figura è stata tratteggiata nel corso di un incontro organizzato dal Centro Internazionale di Studi Telesiani presieduto dall’accademico Nuccio Ordine e diretto da Roberto Bondì, al quale sono intervenuti anche Franco Gallo, presidente emerito della Corte Costituzionale e i docenti Giacomo Marramao dell’Università di Roma Tre e Vincenzo Roppo dell’Università di Genova.
Moralista incallito e mai pentito
«Stefano Rodotà - ha detto Franco Gallo – è stato un uomo sempre coerente con le sue idee. Un moralista orgoglioso di esserlo in tempi in cui essere un moralista era considerato un difetto. Stefano si descriveva come “un vecchio, incallito e mai pentito moralista”. Per questo se fosse diventato Presidente della Repubblica sarebbe stato apprezzato dalla società e non amato dalla politica. Credeva fermamente nel diritto e nell'uguaglianza».
«Mio marito grande tifoso dei lupi rossoblù»
«Sono commossa di essere qui nella città natale di mio marito, e in questa scuola alla quale era particolarmente legato - ha detto la signora Carla Rodotà - Mio marito riteneva che l'impegno civile fosse uno dei compiti di un buon cittadino, per contribuire all'organizzazione della società in cui si vive. E per questo è stato in prima fila, fino all'ultimo. Nessun impegno era inutile per lui perché tutti possono contribuire a cambiare positivamente il Paese. Riteneva che fosse importante partecipare alla vita politica del paese perché proprio la politica deve assumersi dei compiti precisi e intervenire nell'organizzazione sociale. Aveva sempre Cosenza nel cuore ed era un grande tifoso dei lupi rossoblù».