Il docente Unical risolve ai nostri microfoni alcuni dei dubbi maggiori degli abitanti che saranno chiamati il primo dicembre prossimo a esprimersi sull’unione dei tre comuni
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La sabbia nella clessidra scorre veloce. Il referendum per la città unica si avvicina sempre di più, ma i dubbi dei cittadini coinvolti restano tanti e vari. Cosa succederà con le tasse? E con i debiti del Comune di Cosenza? Se dovesse vincere il sì, quali saranno i prossimi scenari? A queste e ad altre domande abbiamo cercato di dare risposta insieme a Walter Nocito, docente Unical ed esperto in materia amministrativa, che ha spiegato punto per punto i passaggi che porterebbe una vittoria del sì al voto di inizio dicembre.
Referendum città unica, di cosa si tratta
Partiamo dal principio: che referendum sarà quello del prossimo primo dicembre? «È un referendum consultivo, previsto nell'articolo 133 della Costituzione. È, in questo caso, anche un referendum preventivo, che si fa prima di una legge provvedimentale che fissa gli effetti giuridici della fusione comunale». Insomma, il referendum è obbligatorio ma non vincolante: «Gli effetti di vincolo - spiega Nocito - sono di natura politica. Il consiglio regionale, visto l’esito del voto, valuta se andare avanti. Un no in questo caso significherebbe costruire un muro fino al prossimo consiglio regionale». E se dovesse vincere il sì? «Significherebbe far procedere la cosa. Al momento l’accordo in consiglio regionale è di una decorrenza a gennaio febbraio 2027, quindi ci sarebbero due anni per costruire il nuovo ente»
«I debiti di Cosenza non andranno nel bilancio del nuovo ente»
Le questioni più interessanti riguardano la situazione debitoria del comune di Cosenza. «Tagliamo la testa al toro, il nuovo ente quando partirà non butta via la gestione separata, ma è una gestione separata che non andrà a influire sul bilancio del nuovo ente proprio perché è nuovo». Quindi i debiti attuali del comune bruzio non confluiranno nel bilancio del nuovo ente: «il dissesto finanziario a Cosenza c’è e c’è un organismo di liquidazione straordinario cooperato dal Ministero degli Interni». Ma questo non significa che ricadranno sui cittadini della città unica. «Il nuovo ente partirà con un nuovo bilancio. I rapporti finanziari di debito sono a gestione separata». Fra l'altro, spiega ancora Nocito, c'è un altro caso di fusione in Italia, ancora in atto, che ha portato a una nuova norma.
Nuova Pescara e la norma parlamentare che cambia tutto
Siamo in Abruzzo e il caso è quello di Nuova Pescara, la fusione fra la città capoluogo e altri comuni limitrofi: «In questa fase Pescara ha ottenuto una norma parlamentare che aumenta i contributi per le città over 100mila frutto di una fusione a 10 milioni l’anno, una norma specifica per la città». E poi ci sono altri casi di bilanci "salvati dallo stato", «Taranto e Alessandria su tutte. Nel caso di Pescara, invece, lo Stato ha "incentivato" la fusione ma non c’è ancora una data ultimativa. I lavori sono partiti nel 2018 e nel 2023 sono stati rinnovati per altri quattro anni».
Tari e IMU, cosa cambia con la città unica
C'è poi l'argomento tasse, la grande paura. Aumenteranno oppure no? «Sia l'Imu sia la Tari sono molto care in tutti e tre i comuni. La Tari non cambierà per effetto della città unica, visto che le tariffe sono stabilite a livello nazionale, non c’è discrezionalità politica. Al momento - spiega Nocito - i tre comuni stanno pagando molto perché il servizio è caro in tutta la regione». E sull'Imu, invece? «Quando il nuovo Ente sarà in pieno vigore e ci saranno aggiornamenti catastali la regola sarà il frutto del valore degli immobili. Resta il fatto che l'Imu è già molto alta così, difficile che aumenti».