Tra dominazioni condivise e comuni separati, così nacquero e si svilupparono i centri dell’area urbana bruzia oggi chiamati alle urne per il referendum consultivo sulla costituzione di un’unica realtà amministrativa
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La città unica è a un referendum dall’essere realtà. La chiamata consultiva al voto significherà tanto per Cosenza, Rende e Castrolibero, che potrebbero diventare un’unica realtà. In attesa di vivere questo momento sui nostri canali grazie allo speciale che andrà in onda stasera dalle 23, ripercorriamo la storia delle tre città nel corso dei secoli che hanno vissuto.
L’origine dei nomi e i secoli avanti Cristo
Cosenza. “Consentia”, la città unica (ironicamente) del consenso. Il consenso fra le tribù bruzie che occuparono le terre su cui oggi sorge il capoluogo bruzio. Una città che si ribellò sempre ai più potenti. Ai romani, per esempio, pur costretta a sottostare dopo le sconfitte di Pirro e Annibale, al cui fianco i brettii si schierarono. Erano pastori e contadini, finirono per essere guerrieri rispettati in tutta l’Italia Meridionale.
“Arintha”, invece, nacque dalla scissione di alcuni abitanti di Acherunthia. Una realtà degli enotri, anche loro costretti a sottostare al dominio romano. Nella storia di Arintha arriva a gamba tesa Spartaco, che convincerà diversi rendesi a cercare la rivolta con lui. Troveranno soltanto la morte.
Dal canto suo, Castrolibero nacque Castelfranco, per i locali (ancora oggi) “Castrufrancu”. Da “castra”, accampamenti, e “francorum”, dei franchi. Non ci vuole grande intuizione per capire che in quelle terre risiedesse appunto un accampamento di franchi, intenzionati nel IX secolo d.C. a portare guerra ai Saraceni di Amantea. Il passaggio a Castelfranco si deve probabilmente all’ambivalenza del sostantivo “castrum”, sia accampamento sia castello in lingua latina.
I domini stranieri della città unica, dai Normanni agli Spagnoli
Se è vero che Castelfranco conobbe il dominio di Pietro Ruffo da Catanzaro, Cosenza e Rende vissero dal canto loro grande splendore nel periodo Normanno-Svevo. Ad Arintha fu Boemondo d’Altavilla, re normanno, a far conoscere una grandezza sconfinata grazie al Castello edificato nel 1085, le cui tre torri ancora oggi dominano nella parte alta della città; a Cosenza, invece, fu Federico II di Svevia a dare il “la” all’età dell’oro. La rinascita del Duomo e del Castello, che prese il nome di Normanno-Svevo, sono soltanto i due esempi più eclatanti dell’importanza che la capitale bruzia conobbe sotto il governo dello Stupor Mundi. Rende e Cosenza iniziano a diventare una città unica quando Arintha passò sotto i possedimenti dell’Arcivescovo, poi Vescovo-Conte, di Cosenza.
Le dominazioni franco-spagnole videro morire in terra calabrese Luigi III d’Angiò, il re mai salito al trono, finché don Pedro d’Alarcon non riunì sotto il proprio dominio nuovamente Rende e Cosenza.
Cosenza, Rende e Castrolibero città unica verso l’Unità d’Italia
Un destino comune per le tre città venne conosciuta durante la corsa all’Italia. A Cosenza i Fratelli Bandiera, a Rende e Castrolibero diversi aderenti ai moti carbonari. Proclamato re d’Italia Vittorio Emanuele II, Castelfranco cambiò nome e divenne Castrolibero. Fu a causa dell’incredibile numero di realtà che portavano il suo stesso nome. E così, nel 1863, nacque Castrolibero. Che comunque, ancora oggi, dai propri abitanti (e non solo) viene appellata col corrispettivo dialettale del proprio nome originario, ovvero Castrufrancu. Che adesso potrebbe perdere il proprio nome con la nascita della città unica.
L’era dei sindaci che finirebbe con la città unica
Delle tre realtà indicate per costituire la città unica, la prima ad andare al voto dopo Tangentopoli, nelle prime elezioni in cui il sindaco veniva nominato dai cittadini, fu Cosenza. A Palazzo dei Bruzi salì Giacomo Mancini, che dal 1993 resistette fino alla sua morte, avvenuta nel 2002. Nel 1995 invece toccò a Rende e Castrolibero, che però videro salire i propri uomini forti al governo soltanto fra il 1999 e il 2002. Sandro Principe prima e Orlandino Greco poi diventarono i sindaci rispettivamente di Rende e Castrolibero. Un’era di dominio che per il secondo dura ancora oggi ma che, con la città unica, finirebbe. A Cosenza, intanto, c’è stato lo scontro fra i due Francesco Caruso, con Franz che al ballottaggio ha vinto, mentre a Rende dopo la caduta di Manna si riandrà al voto l’anno prossimo. Caruso, Greco e un nome ancora da individuare: potrebbero essere loro gli ultimi tre sindaci dei comuni che formeranno, se dovesse vincere il sì, la città unica.