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Già se lo immaginava quel giorno all’altare, Chiara. Lei, vestita di bianco, mano nella mano con il suo Christian, a giurarsi amore eterno davanti a Dio ed agli uomini. Sigillo di un sentimento nato e cresciuto nella sua più fervida naturalezza. E invece, almeno per ora, quel sogno cullato per diverso tempo, dovrà rimanere riposto nel cassetto dei desideri. La Chiesa, quella ufficiale, ha detto “no” alla richiesta di Chiara e Christian di contrarre matrimonio. La ragione? Lei è minorenne e per l’arcivescovo anche la sentenza di un giudice – che ha emancipato la ragazza – non è sufficiente a far sì che i due possano convolare a giuste nozze.
La vicenda – raccontata questa mattina sulle colonne del quotidiano “Cronache delle Calabrie” a firma di Francesco Altomonte – rimbalza da un piccolo centro della Piana di Gioia Tauro, Terranova Sappo Minulio.
Non ha un’infanzia facile, la piccola Chiara. Alcune beghe familiari la portano a dover affrontare anni fra assistente sociale e casa famiglia. Ma quel dolore che la ragazza si porta dentro non riesce a trovare sollievo. Fino a quando, a 14 anni, incontra Christian. Lui è un ragazzo un po’ più grande di lei. Ma quando quei due sguardi s’incrociano, scocca una scintilla che fa sparire qualsiasi differenza d’età.
Christian presenta Chiara alla sua famiglia. Per la giovanissima amata l’incontro con i signori Spataro di Taurianova è qualcosa di sconvolgente. In positivo, s’intende. Perché la sua vita, all’improvviso, si colora d’amore ed affetto. Quella casa diventa anche la sua e il padre di Christian fa di tutto affinché la casa famiglia possa essere solo un lontano ricordo.
Cresce l’amore fra i due ragazzi, al punto che decidono di sposarsi. Chiara, nel frattempo, ha raggiunto i 16 anni, età in cui ci si può sposare, ma solo dopo alcuni passaggi formali. Il desiderio della ragazza, però, è di fare un passo importante così come la sua fede cristiana richiede: in Chiesa. Del resto, lei è credente e praticante. Ogni domenica frequenta la parrocchia e canta nel coro.
La famiglia Spataro, allora, contatta l’avvocato Solano a cui chiede di poter sbrigare tutte le pratiche necessarie all’emancipazione giuridica di Chiara. Il magistrato del Tribunale di Palmi, incaricato di decidere sul caso, incontra i due promessi sposi. La loro storia appare lineare e semplice: «Ci amiamo e vogliamo sposarci». È lontano, nella mente della ragazza, quel passato difficile vissuto durante l’infanzia. Adesso c’è solo amore per Christian e la voglia di costruire insieme una famiglia. Il giudice lo comprende e decide di concedere l’emancipazione a Chiara.
L’ostacolo più grande è superato: per la legge quel matrimonio s’ha da fare. I due innamorati, allora, corrono subito da don Pasquale, parroco di Scroforio, frazione di Terranova Sappo Minulio. Il prete non trova nulla in contrario al loro matrimonio e li invita a preparare il necessario. Anche la data è fissata: 3 dicembre 2016. Pure la famiglia della ragazza viene convocata per firmare la documentazione necessaria. Poi, però, succede l’imponderabile: dalla Curia arcivescovile di Palmi arriva la richiesta diretta del vescovo. Monsignor Milito vuole parlare con i due ragazzi. L’esito dell’incontro non è quello atteso. Il prelato dice “no” al matrimonio. Invita Chiara ad aspettare e ragionare con la sua testa. Lei ci prova a far cambiare idea al pastore della Chiesa di Oppido-Palmi, ma la decisione è irremovibile tanto da portare il vescovo a consigliare alla ragazza di sposarsi in Comune. Chiara è incredula. Non può pensare che proprio la Chiesa, la sua Chiesa, le stia negando la possibilità di sugellare quell’amore profondo e sincero con il suo Christian. Sono giorni difficili, perché la delusione è palpabile. Ma non così tanta da scoraggiare i due giovani.
La data del 3 dicembre viene comunque rispettata. Chiara e Christian si uniscono in matrimonio nel palazzo comunale di Terranova Sappo Minulio. Lei è una bellissima sposa, lui un uomo felice.
Purtroppo rimane la decisione – difficilmente comprensibile – del vescovo Milito. Un prelato già finito in passato nella bufera per alcune scelte discutibili (dal caso di Annamaria Scarfò, a quello di don Antonello Tropea). Ora questa netta determinazione nel negare l’autorizzazione a due giovani forse molto più convinti del loro sentimento, di tanti “adulti” che varcano ogni giorno la soglia delle chiese di tutta Italia. Ma tant’è. Quel sogno di promettersi amore eterno davanti a Dio deve attendere. Almeno per adesso.
cons.min.