Nella città capoluogo accade di tutto: corruzione, imbrogli di ogni genere, favoritismi, raccomandazioni, accorduni politici e perfino affari con le più potenti cosche mafiose del mondo
Tutti gli articoli di Attualità
PHOTO
L'immutabile quanto garbata indifferenza di una città (Catanzaro) ripiegata su se stessa nel migliore degli status (lo si afferma per paradosso) e per altro verso invece in larga parte sotto ricatto economico, o di altro genere, è la cornice di una fotografia impietosa. Il simbolo di un capoluogo ridotto a un'avvilente condizione di subalternità in cui poiché non si ammazza per le strade (non si fa "sgrusciu", insomma), lontano dalla luce del sole - ma poi neanche tanto - accade di tutto e di più: corruzione, sopraffazione, imbrogli di ogni genere, favoritismi, raccomandazioni, accorduni politici e perfino affari con le più potenti cosche mafiose del mondo.
Spiace infatti constatare come nel capoluogo si stia ingoiando di tutto: operazioni antindrangheta con imputati eccellenti; procedimenti e processi connessi; servizi della più quotata stampa nazionale; indiscrezioni circostanziate diffuse dalla poca informazione regionale autenticamente libera e perfino l'angosciante spaccato di almeno un terzo (forse stima fin troppo ottimistica, ahinoi!) del tessuto socio-economico locale infiltrato, se non direttamente dalla criminalità organizzata, quantomeno da rilevanti fattori di matrice corruttiva.
Una realtà che dovrebbe far sobbalzare dalla sedia ogni persona onesta e invece così non è. Anzi, si denota semmai un totale stato di assuefazione con i personaggi coinvolti negli scandali mediatici e perfino in indagini di particolare delicatezza che ad appena pochi giorni dall'uscita dall'occhio del ciclone che li investe appaiono più potenti e rispettati di prima. Si tratta insomma di quella che a nostro avviso appare alla stregua di un'intollerabile e soprattutto pericolosa forma di acquiescenza all'insegna del...così fan tutti o, peggio, del "così si fa" se vuoi ottenere soldi e successo. Il resto? Chiacchiere vuote. Un messaggio pericoloso e distorto, che si accompagna a una crescente e sempre più diffusa "aura di impunità".
Una realtà che offre la sgradevole sensazione di un'immutabilità della situazione malgrado il grande sacrificio di un servitore dello Stato come il procuratore Nicola Gratteri, destinato però ad andar via relativamente presto, e di un manipolo di giornalisti coraggiosi e liberi che sfidano quotidianamente tutto e tutti, i quali resteranno viceversa qui a sfidare la Piovra ancora più soli di prima.