La Calabria è tra le ultime regioni d’Europa per qualità delle sue istituzioni. Un piazzamento che potrebbe anche avere effetti devastanti per la spesa dei fondi legati al Pnrr

Il dato, impietoso, emerge dalla mappa dell’indice europeo 2021 sulla qualità istituzionale, i cui risultati sono stati pubblicati oggi dal Sole24ore. Ma è tutta l’Italia a uscire con le ossa rotte dal confronto con gli altri Paesi europei. Tutte le regioni, con l’eccezione della Provincia di Trento, sono infatti al di sotto della media Ue per qualità istituzionale. E se gli ultimi posti di Calabria e Campania non stupiscono più di tanto, di certo sorprende il dato della Lombardia, la peggiore regione del Centro-Nord.

La situazione in Calabria

A far peggio di Calabria e Campania, in Europa, c’è solo la regione della capitale rumena, Bucarest Ilfov. Per il Sole si tratta di un’altra «brutta figura europea delle regioni italiane», anche perché, dopo una una decina di territori bulgari, ungheresi e ancora romeni, nella classifica compaiono Basilicata, Sicilia e Puglia. L’unica italiana di poco sopra alla media Ue è la Provincia di Trento (0,01). E la Calabria? È a -2,09. Cioè a un abisso di distanza dalla prima in assoluto, l’arcipelago delle Aland, in Finlandia, a +2,28. Tutto un altro mondo. 

Se poi si considerano gli indicatori che hanno permesso di disegnare la mappa della qualità istituzionale europea, tutto diventa più chiaro. Sono tre: corruzione, applicazione imparziale dello Stato di diritto ed efficacia della burocrazia pubblica. Le inchieste giudiziarie degli ultimi anni, i diritti dei cittadini continuamente negati e le ordinarie défaillance della pubblica amministrazione regionale giustificano e in qualche modo spiegano l’ultimo posto in classifica della Calabria

La qualità istituzionale

La qualità istituzionale – scrive il Sole citando l’ottavo rapporto della Commissione europea sulla politica di coesione – è «un concetto ampio e multidimensionale che comprende la fornitura di servizi imparziali e di alta qualità, e un basso grado di corruzione». L’indice è molto importante per la Commissione Ue, perché spesso – e il caso calabrese lo dimostra – i valori bassi determinano una ridotta capacità di utilizzare le risorse pubbliche

Lo scorso marzo, è stato lo stesso presidente della Regione, Roberto Occhiuto, a dare una cifra dei fondi statali non spesi dalla Calabria negli ultimi 20 anni: «Un miliardo e 100 milioni di euro». Si tratta, secondo il governatore, «di una storia che si ripete e che, purtroppo, abbiamo imparato a conoscere negli scorsi decenni: le Regioni del Sud al palo, con una burocrazia non all’altezza e troppo spesso incapace di utilizzare i fondi europei e nazionali».

Una convinzione espressa anche l’11 aprile, in occasione della riunione a Catanzaro di tutti i presidenti delle commissioni regionali per i rapporti con l’Europa, quando Occhiuto ha ribadito il «deficit di capacità amministrativa» della Calabria, «sperimentato in tanti anni anche in ordine alla qualità e alla velocità della spesa dei fondi comunitari». 

I fondi Pnrr 

Resta quindi da capire in che modo la regione cenerentola d’Europa per qualità istituzionale potrà vincere la sfida del Pnrr

Occhiuto sembra aver puntato molto sulla società in house Fincalabra, diventata «una tecnostruttura» e attrezzata per «utilizzare ingegneri, architetti, esperti nella programmazione per assistere i Comuni». Per il governatore è inoltre necessario che il Governo «metta a disposizione più velocemente strutture deputate a fare questa attività, penso a Cassa Depositi e Prestiti e all’Agenzia della Coesione, perchè altrimenti l’appuntamento con il Pnrr rischia di essere disatteso a causa del deficit di capacità amministrativa». Basterà?

Le altre regioni 

Certo è che a passarsela male non è solo la Calabria. La migliore regione italiana, dopo la Provincia di Trento, è il Friuli Venezia Giulia, al di sotto della media Ue (-0,06). Seguono il Veneto, la Provincia di Bolzano, la Toscana, l’Emilia Romagna. Il Piemonte è a -0,52, molto più su rispetto alla Lombardia, che si ferma a un deludente -0,81. 

L’Italia, peraltro, è uno dei Paesi in cui si registrano le differenze territoriali maggiori, perché ancora una volta le regioni del Sud fanno peggio rispetto a quelle del Nord

«Indici come questo – spiega il Sole – sono spesso messi in discussione ma non bisogna dimenticare le basi scientifiche che li sostengono e che nel tempo si vanno consolidando. Offrono a cittadini e decisori politici importanti spunti di riflessione, non solo per sapere quali sono i nodi che bisogna affrontare, ma soprattutto per conoscere le esperienze degli altri e acquisire la consapevolezza che dare e ricevere servizi pubblici migliori è possibile». 

Quanto alla Calabria, può solo migliorare: il fondo l’ha già toccato.