Un miliardo e quattrocento milioni di euro potrebbero non bastare a realizzare il raddoppio del tunnel Santomarco. Di questo è convinto Carlo Tansi, geologo, ricercatore Cnr ed ex capo della Protezione Civile calabrese, intervenuto a Paola nel corso dei lavori della commissione “alta velocità”, istituita proprio in relazione all’importante progetto ferroviario con cui, Rfi ed Italferr, intendono collegare la costa tirrenica all’entroterra cosentino.

Su impulso del capogruppo Andrea Signorelli, componente dell’organo presieduto dalla consigliera Marilena Focetola, il docente dell’Unical è stato chiamato a partecipare all’ultima seduta svoltasi nell’aula consiliare del municipio, dove ha arringato i presenti con una vera e propria lezione sulla geologia e la morfologia strutturale dell’area che sarà interessata dai lavori di escavazione per la realizzazione dei due nuovi tunnel da affiancare al vecchio Santomarco.

Davanti ad un pubblico composto da cittadini e residenti della zona che sarà cantiere per l’importante infrastruttura, il geologo ha svelato i risultati di uno studio condotto insieme al collega Mario Tozzi (volto noto per i tanti programmi scientifici condotti in TV) sulla faglia che interessa la porzione interna della catena costiera affacciata sul tirreno cosentino, rivelando la presenza di una faglia che, oltre a rappresentare un rischio geologico per la tenuta strutturale delle gallerie, nasconderebbe anche pericoli per la salute umana, data la sicura presenza di amianto naturale tra le rocce di cui è composta.

Ad ascoltarlo interessati, anche l’assessore ai trasporti del comune tirrenico, Barbara Sciammarella, e gli altri consiglieri componenti la commissione, tra i quali Francesco Vigilante e Marco Minervino per la maggioranza, l’ex sindaco Roberto Perrotta e i capigruppo Alfonso D’Arienzo e Josè Grupillo per la minoranza. Proprio quest’ultimo, intervenuto a seguito della relazione del geologo, ha proposto ai colleghi l’immediata convocazione di un nuovo consiglio comunale sul tema, dicendosi molto preoccupato per i rilievi emersi.

Secondo quanto riportato da Carlo Tansi, la situazione sotto al monte Luta sarebbe tutt’altro che “favorevole” all’intervento infrastrutturale pianificato da Rfi e Italferr, i cui costi – in termini di forza lavoro e prevenzione dei rischi per la salute – potrebbero superare di gran lunga quelli preventivati.

«Come ricercatore del CNR ho studiato la faglia che si affaccia sul versante cosentino – ha detto Tansi – che si estende da San Marco Argentano fino a San Fili. Una faglia lunga 25 km e profonda 10 km che sarà attraversata dall’eventuale raddoppio della galleria Santomarco. Questa faglia ha generato terremoti in passato e li genererà in futuro, perché attira molta acqua in profondità e quindi predispone il terreno a franare, infatti in passato durante la costruzione dell’altra galleria, quella che abbiamo attualmente, sono morte delle persone proprio per le situazioni geologiche estreme di questo ambito».

«Questa faglia - ha continuato Tansi -, che solleva parti profonde della crosta terrestre e del mantello, le cosiddette rocce verdi che contengono anche peridotite che da un punto di vista geologico si chiamano serpentiniti, sono anche rocce che contengono amianto. Quando fu fatta la vecchia galleria, non si conosceva il rischio legato all'amianto, oggi come oggi sappiamo che l’amianto è costituito da filamenti sottilissimi, in un centimetro sono contenuti la bellezza di 340mila filamenti, estremamente sottili e leggeri, quindi restano in sospensione e quando vengono inalati, così come certificato dalla Associazione Italiana per la ricerca contro il cancro, generano il tumore al polmone e anche ad altri organi vitali».

«Quindi realizzare una galleria in queste condizioni, significa spendere più del doppio rispetto quanto è stato preventivato e, a tal proposito, abbiamo già visto quel che è successo qualche anno fa a San Mango d'Aquino, dove l'autostrada A2 doveva attraversare, tramite una galleria, un tratto dove affioravano rocce contenenti amianto, per i costi eccessivi, non è stato più realizzato. Oggi voglio solo porre l'attenzione sulla eventuale difficoltà a realizzare un’opera così importante, che presuppone cautele anche per chi lavorerà, perché gli operai dovranno indossare scafandri mentre i mezzi pesanti impiegati per la raccolta dei sedimenti necessiteranno di particolari accorgimenti per non far disperdere nell’aria le polveri, così come il cantiere dovrà dotarsi di ventilatori per non consentire alle particelle di amianto di stare in sospensione nell’aria. Bisogna vedere se quello che viene è preventivato corrisponde realmente a quello che verrà fatto – ha concluso Carlo Tansi – perché spendere tanti soldi che potrebbero essere utilizzati per mettere in sicurezza le strade esistenti, per le problematiche legate anche alla dorsale ionica, rischia di diventare controproducente per l’obiettivo che si intende raggiungere».