«Negli ultimi tempi la Calabria è un po' cambiata. Ci sono dei sentori, ci sono dei mondi dove sono stati fatti passi avanti. Io ricordo, ad esempio, che 30 anni fa venivano commercianti dal Nord compravano i nostri prodotti, li portavano al Nord, li lavoravano, li confezionavano e poi quegli stessi prodotti tornavano negli scaffali dei negozi calabresi. Oggi questo è cambiato. Anche qui ci sono tante industrie di trasformazione dei nostri prodotti agricoli e questo mi conforta. Abbiamo fatto tanti passi avanti, ma rimane la rabbia perché si poteva fare di più». Lo ha detto il neo-procuratore di Napoli Nicola Gratteri, partecipando, nell'ambito della "Festa del pane" in corso ad Altomonte, all'iniziativa "Pane e legalità".

«Dobbiamo dare - ha aggiunto - maggiore e migliore offerta formativa ai giovani. In Calabria, per esempio, esistono tre facoltà di Giurisprudenza, a Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria. Tre facoltà di giurisprudenza significa che mediamente, ogni mese, diamo la laurea a nuovi emigranti. Trecento laureati in giurisprudenza vuol dire produrre 250 emigranti. Una sola facoltà forse bastava e avanzava e forse era meglio costruire, fondare, nella Piana di Lamezia, una facoltà per il Turismo dove spiegare agli imprenditori turistici calabresi come si fa turismo non predatorio. Fino a quando gli imprenditori pensano che debbano lavorare due mesi, luglio e agosto, per campare dodici mesi, il nostro turismo è condannato all'emarginazione».

All'iniziativa ha partecipato anche il vescovo di Cassano Ionio e vicepresidente della Cei, monsignor Francesco Savino. «Bella questa idea del Pane della legalità - ha detto il presule - io posso aggiungere il Pane dell'amicizia, dell'amore, della fraternità, della condivisione. Il pane è segno della condivisione. Quindi dico con convinzione, senza se e senza ma, che oggi siamo chiamati a condividere il pane della legalità perché se non condividiamo la legalità, questa diventa solo una parola all'interno del vocabolario».

«La legalità - ha aggiunto monsignor Savino - è un mezzo, il fine della legalità è la giustizia. La legalità deve essere un movimento culturale che deve avere nome e cognome di ciascuno di noi. Il procuratore Gratteri ha cercato, con i suoi interventi, di rompere il rapporto tra economia illegale, mafia e massoneria deviata. Ha servito la Calabria, non si è servito della Calabria. Sono contento che vada a dirigere la più grande Procura d'Italia anche se dispiace che non sia più in Calabria».

«Mi appello alle coscienze dei calabresi - ha poi detto monsignor Savino - per favore non arrendiamoci. La resa è un regalo che facciamo a chi ci vuole schiavi, sudditi e non cittadini responsabili. Non bisogna essere fatalisti, non bisogna dire che le cose non possono cambiare. Le cose possono e devono cambiare se diventiamo il popolo della legalità e non lasciamo sole le persone come Gratteri. Maledetta la patria che ha bisogno di eroi. Io non voglio eroi in Calabria. Voglio cittadine e cittadini autentici, veri, credibili, autorevoli e responsabili».