Trovare una sistemazione dignitosa e a un prezzo accettabile si rivela sempre più difficile per chi lascia la propria terra per necessità. Ci si destreggia tra annunci impossibili e locazioni costosissime, Così in tasca rimane ben poco ma, come dicono in tanti, «è meglio di niente» (ASCOLTA L'AUDIO)
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Non era quello che sognava ma almeno ha un tetto sulla testa e un piano su cui poggiare i libri. Quella stanzetta con un lettino, una scrivania minuscola, un attaccapanni e un piccolo mobiletto basso dove ripiegare gli indumenti, l’ha presa al volo a 380 euro più due mensilità di anticipo, spese a parte. «Meglio di niente. Ero disperato, l’abitazione dove vivevo prima è stata venduta e qui a Roma non si trova nulla quest’anno». Il racconto di Federico, 24 anni, studente-lavoratore di Cosenza, è quello di centinaia di altri.
«Buongiorno, è da troppo che scrivo e contatto persone, mi sono arresa, tra chi dice ci risentiamo domani e poi sparisce senza farti sapere più nulla lasciandoti sempre tra l’incertezza e la speranza, tra chi non ti degna di una risposta e svariati tentativi di truffe (a cui per fortuna non ho ceduto) mi ritrovo a fine ottobre senza una sistemazione». Lei invece è Alessia, e termina il post con una preghiera. «Aiutatemi, sono una ragazza tranquilla e rispettosa, a novembre ho l’obbligo di presenza, non so come fare».
Basta scorrere sui social, nei gruppi dedicati a chi cerca e affitta, per leggere appelli e polemiche. «Vogliamo dare ai nostri figli la possibilità di studiare per avere un futuro migliore (si spera) e ci ritroviamo con la speranza di trovare un alloggio che sia almeno dignitoso ad un prezzo accettabile», è lo sfogo di Beatrice. Una mamma di Crotone, lo scrive quasi con rassegnazione: «Se dovessi raccontarvi io cosa sta passando mio figlio tra richieste assurde e vessazioni da parte del padrone di casa, ci potreste scrivere un libro».
I conti non tornano
È un romanzo, un po’ di formazione, un po’ dramedy, quello che scorre di post in post. Protagonisti gli emigranti di oggi che sono i neo assunti, quelli appena entrati in graduatoria, spesso genitori costretti a mollare la metà della famiglia qui per districarsi tra il mutuo e l’affitto di un nuovo alloggio al Nord; sono impiegati d’azienda, specializzandi, insegnanti, studenti. Se la destinazione è in cittadine piccole, la spesa per dormire è accettabile (e anche gli appartamenti lo sono), se invece si tratta di grossi centri come Milano o Roma, sono dolori amari perché a fine mese ci si arriva filo-filo, tra entrate e uscite si va in pari e addio ai risparmi. «Ma è meglio di niente» è il mantra che sa un po’ di automotivazione e un po’ di rassegnazione.
Canoni sempre più salati
Secondo uno studio della scorsa primavera, i canoni sono letteralmente schizzati in alto in ben 14 regioni su 20. Le città più care: Milano, Firenze, Venezia, Bologna. Ma c’è anche Cosenza con un +8%. Gli studenti che scelgono la città dei bruzi come sede universitaria per non spostarsi troppo, non è detto che risparmino davvero. Questa rigidità della domanda pare sia legata al ritorno in sede dei lavoratori dopo la lunga parentesi in smart working e alla ripresa delle lezioni vis-à-vis, ma la speculazione fa anche la sua parte. Se le tasche dei proprietari si gonfiano, quelle delle persone che emigrano per necessità, si sgonfiano.
Una giovane insegnante di Cosenza, dopo un anno di supplenze in città ha vinto il concorso e ha accettato un contratto a tempo indeterminato in Lombardia. «Qualche anno di sacrificio e poi magari torno». La speranza l’ha messa in valigia insieme agli abiti pesanti, ché lì fa freddo sul serio d’inverno.
Il business delle topaie
Ma il vero problema resta la spesa per gli alloggi. A Roma, una delle mete più gettonate, siamo in pieno far west. Quest’anno poi, a leggere sui social nelle decine di pagine dedicate a chi cerca o affitta casa, trovare una stanza in condizioni decenti senza doversi impegnare un rene, è quasi impossibile.
I proprietari prediligono gli affitti brevi e inquilini donne. Su Telegram viaggia lo sconforto tra studenti che a corsi iniziati sono ancora a spasso. «Sto pensando di lasciar perdere», scrive un ragazzo siciliano. Gli fa eco uno studente di Morano: «Anche io c’ho pensato ma non voglio mollare. Dicono che a dicembre si libereranno un po’ di alloggi».
Le brutte sorprese non sono rare. Spunta un annuncio su una stanza ed ecco che il riferimento è a un misero spazio fittato a peso d’oro, a volte si stratta di sgabuzzini senza neanche finestre, o segmenti di altre stanze separate dal cartongesso e messi sul mercato anche a 500 euro più le spese e almeno tre mesi di caparra da consegnare al momento della stipula.
Paolo, è a Roma da due anni, va e viene. Si è laureato all’Unical ma per quello che sogna di fare, in Calabria non c’è proprio posto. Vuole studiare cinema e la Capitale è il posto giusto. L’anno scorso aveva preso accordi per una casa che dalle foto sembrava niente male. Una volta arrivato sul posto, si è trovato davanti a ben altra realtà ma ormai era tardi per cercare altro e si è dovuto adattare per qualche mese. «Lo scaldabagno era così vecchio e montato male che un giorno ci è caduto addosso, la cucina dava su un cortile da cui salivano i fumi della friggitoria di sotto, insopportabili. Un giorno sono tornato a casa e ho scoperto che la porta era stata forzata e che mi avevano anche derubato. E tutto questo mi costava 500 euro al mese».
In un’abitazione che potrebbe ospitare solo due persone, i proprietari (che spesso quelle case le hanno ereditate da nonni o da altri parenti defunti) fanno in modo di farci entrare quattro posti letto e senza fare sconti, arredando l'appartamento con scarti da rigattiere.
Tante (troppe) caparre e garanzie
Effettuare un controllo di tutti gli annunci è impresa titanica e i proprietari se ne approfittano chiedendo agli aspiranti inquilini, oltre a generosi anticipi anche un mucchio di garanzie. Su fb, in una pagina di annunci, più di una ragazza si lamentava del fatto che la padrona di casa non avesse intenzione di affittare la stanza senza una garanzia bancaria da parte di entrambi i genitori. «Ho un lavoro fisso - scrive -, guadagno bene ma mi hanno chiesto due garanti. Mio padre è morto, mia madre è pensionata ma non ne hanno voluto sapere di farmi il contratto, assurdo!»
I trovaffitti tarocchi e i soliti furbetti
Nel mucchio, i bene intenzionati sono mosche bianche. I famosi trovaffitto da cui guardarsi molti di più. Qualche agenzia chiede 250 euro (alcune 300 euro), da bonificare subito, per permettere la consultazione di famigerati database da cui scegliere la casa ideale. Nessuna garanzia è offerta alla controparte. C’è chi è alle strette e allora paga per leggere annunci già di pubblico dominio su Internet. A leggere i tanti commenti sui social, si capisce che spesso si tratta di specchietti per le allodole. Agli utenti vengono addirittura rifilati contatti per case inesistenti con tanto di cellulari di presunti (e ignari) locatari. Al netto dei truffatori che propongono di pagare in anticipo prima di visionare la casa (razza mai in via d’estinzione), il problema è soprattutto il costo complessivo di locazioni che tende sempre ad aumentare.
Bello cambiare ma...
Al dispiacere della partenza si somma lo stress di una sopravvivenza sempre più complicata. Qualcuno è contento del cambiamento di città e racconta meraviglie. «Qui è tutto diverso, ordinato, organizzato» dice una neo insegnante fresca di nomina. Casa le manca ma al Nord si trova bene e si è fatta nuovi amici. «Torneresti?» domandiamo. Tentenna. Forse, magari un giorno.