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"Riguardo a quanto riportato dalla stampa a seguito dell'ultima inchiesta relativa alle eventuali frammentazioni di affidamento di alcuni lavori comunali attraverso la procedura dei cottimi fiduciari, mi vengono in mente alcune domande a cui vorrei che qualcuno potesse dare una risposta.
Innanzitutto, credo sia importante sottolineare che le procedure di affidamento dei lavori non sono di competenza degli amministratori che hanno, invece, la possibilità di fornire degli indirizzi a tutte le strutture competenti. L'assunto in base al quale sia il Sindaco a scegliere le procedure amministrative da adottare nonché i beneficiari non trova alcun fondamento concreto nella azione amministrativa che, nel mio caso, si è distinta per i numerosi atti di indirizzo che avevano come unico obiettivo la riduzione e nel contempo una maggiore rotazione degli affidamenti.
Prima domanda. Come mai nonostante la prassi consolidata di utilizzo più consistente di tale procedura negli anni precedenti al Comune di Cosenza (così come in realtà risulta anche per altri enti) non sono mai state fatte denunce o aperte indagini da parte della magistratura? E come mai tutto ciò avviene solo adesso, nonostante ci sia stata invece in questi anni una consistente riduzione degli affidamenti diretti a seguito di indirizzi scritti impartiti dallo stesso sindaco agli uffici?
Se prendiamo in considerazione infatti i dati definitivi dei bilanci 2010 e 2014 in relazione ai lavori, nel 2010 il 61% veniva assegnato attraverso affidamenti diretti (cottimi fiduciari) mentre il restante 39% con procedure che variano dalla licitazione privata (detta anche gara ad inviti) all'evidenza pubblica. Nel 2014 il 48% dei lavori è stato assegnato con affidamenti diretti, il 52% attraverso le altre procedure. È importante sottolineare che nel 2010 tutte le attività riguardanti le Cooperative sociali di tipo B erano affidate direttamente suddividendo un importo di 6 milioni di euro in centinaia di cottimi fiduciari, mentre da marzo 2014 si è dato avvio a procedure ad evidenza pubblica. Se teniamo conto di questo aspetto il rapporto percentuale si modifica radicalmente. Nel 2010 (quando noi non c'eravamo) l'82,50% delle attività veniva assegnato con affidamenti diretti, il restante 17,50% con procedure negoziate o con evidenza pubblica. Nel 2014 il 34% delle attività è stato assegnato con affidamenti diretti mentre il restante 66% attraverso le altre procedure.
Seconda domanda. Come mai seppur in presenza di un frazionamento evidente di lavori (aggravato dal probabile obiettivo di eludere le norme antimafia) con conseguente assegnazione con affidamento diretto a 48 (sic) cooperative per un importo complessivo di ben circa sei milioni di euro all'anno (molto più consistente delle somme di cui oggi si parla), non è mai stata nemmeno aperta nessuna indagine in merito? E questo nonostante sia emerso in modo evidente il profilarsi di tale possibile reato, perfino per iscritto all'interno delle interdittive antimafia rilasciate dal Prefetto su nostra richiesta?
Un'ulteriore considerazione si può fare prendendo in considerazione i lavori finanziati con entrate proprie, per i quali si è incrementato il numero delle imprese e l'indice di rotazione delle stesse. A parità di investimenti (circa 4 milioni di euro) nel 2014 hanno lavorato il 18% in più di imprese rispetto all'annualità 2010. Tutto ciò è stato reso possibile anche per lo spirito collaborativo dei dirigenti.
I dati dimostrano quindi in modo inconfutabile come in questi anni ci sia stata una netta inversione di tendenza rispetto al passato anche riguardo a tale prassi consolidata del ricorso agli affidamenti diretti, al contrario di quanto si vuole far falsamente intendere da avversari che fondano sull'ipocrisia e sulla mistificazione la contrapposizione politica".