Sono solo cinque per adesso le persone denunciate in relazione alla commemorazione di Acca Larentia, dove decine e decine di braccia tese hanno accompagnato l’urlo “presente” in memoria di Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, gli attivisti del Fronte della Gioventù freddati a colpi di arma da fuoco da un commando rosso il 7 gennaio del 1978. Alla manifestazione erano presenti militanti di estrema destra e alcuni appartamenti a frange del tifo ultras. Le polemiche innescate dall’evento non hanno risparmiato gli esponenti di Fratelli d’Italia. Il professore di Diritto Pubblico dell’Università della Calabria, Walter Nocito, dà una sua interpretazione e spiega: «Nessuna giustificazione a quelli che sono pretesti per rinsaldare gruppi e misurarsi fisicamente nelle piazze e non sul web».

Professore Nocito, Acca Larentia a distanza di 46 anni fa ancora discutere. Negli ultimi due più del solito. È perché c’è la destra al governo?
«Sì, dal Governo Meloni in poi il fenomeno è particolarmente sentito sia da chi vuole manifestare a favore di un’ideologia, sia dagli antifascisti. Stiamo applicando all’evento un forte stress che ha natura costituzionale e di politica costituzionale, perché argomentiamo sulle disposizioni transitorie delle Costituzione italiana. Vale a dire la Legge Scelba del 1952 e la Legge Mancino, entrambe fonti di accusa da parte della magistratura quando vuole condannare i soggetti che compiono manifestazioni come Acca Larentia, Dongo, Salò, la commemorazione di Ramelli a Milano e non ci dimentichiamo di Belmonte Calabro in provincia di Cosenza che ha ospitato per anni celebrazioni in memoria del gerarca Michele Bianchi. Come ha detto La Russa, però, non c’è una giurisprudenza chiusa e definitiva a riguardo, ma il 18 gennaio le Sezioni unite della Cassazione daranno un’interpretazione conforme».

La magistratura non ha individuato i colpevoli di quelle esecuzioni. L’indignazione per un caso così eclatante di assenza di giustizia, è sufficiente a tollerare braccia tese, croci celtiche e slogan neonazisti?
«Ciò che avviene per ricordare le vittime delle violenze antifasciste non è sufficiente a dare giustificazioni a quelli che sono pretesti per rinsaldare gruppi e misurarsi fisicamente nelle piazze e non sul web. Sull’asfalto e sulla facciata del palazzo è stata disegnata una croce celtica, con chiaro riferimento al fascismo e al nazismo».

Ha visto i saluti romani? Le fanno più tristezza o impressione?
«Fanno impressione, ma non solo quelli di Acca Larentia. Dimostrano forza militare e fedeltà all’idea, la vecchia parola che i camerati hanno sempre usato fin da inizio ‘900. In Germania situazioni del genere non sarebbero lontanamente replicabili, in Italia sì. È un’anomalia che la Digos controlla, ma che amministrazioni locali e il Ministero degli Interni autorizzano. L’espediente è quindi considerarle autorizzate».

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L’associazione più inflazionata a sinistra è accomunare i picchiatori neofascisti dell’arcipelago di sigle più o meno note a chi sta al governo. È un boomerang o la correlazione può reggere?
«Non è corretto dire così perché l’arcipelago a destra è molto frastagliato, in particolare a Roma. La sezione di Acca Larentia è riconducibile a persone di Casa Pound e di Blocco Studentesco. Non ci dimentichiamo, inoltre, che nel 2019 Forza Nuova e altri pulviscoli dell’estrema destra erano con Salvini avendo candidati nelle liste».

Il professore della Luiss Giovanni Orsina sull’Huffington Post ha proposto una tesi nuova. Per lui le radici culturali di FdI non sarebbero nel fascismo ma negli Anni di piombo, con il senso dell’esclusione e dell’assedio. È d’accordo?
«Orsina pone sempre tesi nuove ed è persona intelligente, ma non siamo d’accordo. Gli anni di piombo, l’esclusione, hobbit, la letteratura minore di saga politica sono la narrazione di Giorgia Meloni su cui ha impostato da oltre 12 anni la sua leadership. Dentro il suo partito, però, ci sono persone più grandi di età nostalgiche. Il mood della premier, invece, sono gli anni ‘70 che sono qualcosa di diverso dagli anni ’30»

Piantedosi, commentando e condannando i saluti romani ad Acca Larentia, ha detto che vietare la manifestazione sarebbe controproducente.
«Dice quello che dalla Legge Scelba in poi hanno dichiarato tutti i Ministri degli Interni. C’è una differenza, però. Organizzarli in un cimitero a scopo commemorativo è riconosciuto dalla legge, a differenza di ritrovarsi in pubblica piazza. Lì siamo in presenza di una manifestazione. Ma di cosa? Del libero pensiero coperto dall’articolo 21 o di una forma organizzativa che porta all’istigazione all’odio? Su tale argomento questure, digos e tribunali non hanno un’interpretazione conforme. L’ultimo episodio, in Cassazione il 18 gennaio, riguarderà due milanesi assolti in primo grado e condannati in appello».

E le parole di La Russa che reazione intima le hanno suscitato?
«Quando dice che non c’è interpretazione univoca ha ragione, così come ha ragione a dire che Fratelli d’Italia è esclusa dall’organizzazione di Acca Larentia. Ma lui conserva il busto di Mussolini in casa non perché del padre, ma perché ha per lui un valore politico».