INTERVISTA | Bruno Maiolo, dirigente dell'azienda regionale che gestisce la struttura di Monte Curcio, riavvolge il nastro degli ultimi mesi: «Mi sono preso la responsabilità di chiedere la proroga della verifica ventennale per non far saltare la stagione ma non ci sono rischi»
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Intanto la buona notizia: il 18 dicembre gli impianti di Camigliatello riapriranno. Lo faranno grazie a una richiesta di proroga che Arsac ha inoltrato al Ministero e che è stata accettata dall’Ustif, l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi. Il caso Camigliatello sta tenendo banco da qualche mese perché il 14 dicembre di quest’anno tutto rischiava di saltare per la scadenza della concessione ventennale. Bruno Maiolo è il direttore generale di Arsac e, carte alla mano, spiega che questa storia della proroga non è frutto di una corsa all’ultimo secondo.
Direttore, allora, come mai Arsac solo il 12 ottobre ha chiesto al Ministero una proroga e soprattutto perché questi lavori di ammodernamento non sono stati effettuati prima?
«Chiariamo subito una cosa, gli impianti non sono proprietà di Arsac ma della Regione, da parte mia ho fatto tutto per tempo».
Si spieghi meglio.
«Sono stato nominato direttore generale il 24 agosto 2019, il 26 agosto, il giorno dopo, ho mandato la prima lettera alla Regione per segnalare che da lì a due anni l’impianto avrebbe concluso la sua vita tecnica. Scrissi che per completare i lavori servivano due milioni e ottocentomila euro, e ho chiesto alla Regione il trasferimento dei fondi. Qui parliamo di una manutenzione straordinaria, Arsac non può farlo di tasca propria».
E cosa le hanno risposto?
«Niente, non hanno risposto».
Quindi ha continuato ad aspettare?
«Niente affatto, ho scritto altre sette lettere fino al settembre 2020».
Presidente era Jole Santelli all’epoca.
«Lei firmò una delibera di programma che comprendeva il cosiddetto “Progetto Sila”, cioè il finanziamento di una serie di progetti: la revisione ventennale degli impianti di Camigliatello, il completamento dell’innevamento artificiale della pista, l’ampliamento della baita di monte, il ripristino dello ski lift dalla stazione di arrivo alla valle del Macchione, un tapis roulant di 80 metri che permetteva di spostare le attività delle scuole sci dal campetto (che è attivo da sabato scorso) a monte, perché lì c’è neve fino a marzo».
Per un totale di?
«Quattro milioni e centomila euro. Dentro la delibera venne anche inserito un finanziamento per aumentare i punti di ristoro e il ripristino del centro Florens di San Giovanni in Fiore destinato a diventare una scuola di alta formazione».
Ma poi tutto si è arenato, no?
«La prima riunione operativa dopo la morte della presidente Santelli venne convocata il 28 gennaio del 2021. C’era al tavolo con noi Maurizio Nicolai, dirigente dell'unità organizzativa autonoma della programmazione unitaria, che è la struttura competente a trovare soldi da allocare sul bilancio della regione. Ci chiesero la compilazione delle schede tecniche per capire come e quando spendere i soldi. Dopo 12 giorni abbiamo trasmesso tutto quello che serviva».
E poi?
«Da quel momento il buio assoluto. Il 24 agosto scorso la giunta fece una nuova delibera con cui vennero rimodulati i fondi Pac, spostando somme da alcune schede finanziarie ad altre, tanto che in una di queste figura un finanziamento di 3.800.000 ad Arsac in quanto "gestore degli impianti di Camigliatello e anche di Lorica" ma su questi ultimi non abbiamo alcuna competenza dal 2015».
Insomma un bel po’ di confusione.
«Dal canto mio ho continuato a scrivere lettere, l’ultima che ho mandato era indirizzata al facente funzioni Nino Spirlì, datata settembre scorso. Dicevo che il ventennale degli impianti di Camigliatello stava per scadere e che la Regione doveva farci capire che intenzioni avesse».
Arsac aveva le mani legate o avrebbe potuto comunque muoversi per avere delle somme e appaltare i lavori?
«Noi non potevamo fare nulla di nulla. La Regione deve inserire nel proprio bilancio le somme nei propri capitoli specifici, il dipartimento competente deve fare un decreto impegno spesa e di liquidazione nei confronti di Arsac, dopodiché con l’impegno in mano Arsac può iscrivere i soldi sul proprio bilancio, ma senza questo passaggio noi non possiamo appaltare lavori, la legge lo vieta».
Allora ha scelto di imboccare la via della proroga e così arriviamo al 12 ottobre scorso.
«Di più non potevo fare, non sono autorizzato a chiedere finanziamenti su un bene che non è di mia proprietà, la delibera di giunta diceva che questi soldi sarebbero stati dati ad Arsac ma non era una delibera d’impegno. Quello che fa fede è l’impegno, ci deve essere un documento specifico che mi assicura che quei soldi li prenderò, non posso certo rischiare quando sul piatto ci sono milioni di euro».
Adesso c’è questa proroga quindi gli impianti saranno aperti al pubblico.
«Sono stati richiesti sotto la mia responsabilità, che è penale se dovesse succedere qualcosa, per salvare la stagione turistica di Camigliatello».
Certo che gli impianti, autorizzazione o no, i loro vent’anni li hanno compiuti.
«Se non fosse tutto a norma l’Ustif non avrebbe concesso la proroga. Io ho inoltrato la richiesta accompagnandola con una relazione del direttore d’esercizio che contiene tutte le procedure di manutenzione ordinaria degli ultimi dieci anni. L’ultima revisione quinquennale, che doveva scadere il 14 dicembre, l’abbiamo anticipata: invece che su 10 cabine all’anno l’abbiamo effettuata su 16 cabine per arrivare a un totale di 54 in quattro anni e due mesi. Domani (oggi Ndr) faremo la prova magneto-induttiva sulla fune, che è quella che ci è stata richiesta insieme ad altre sei che abbiamo già effettuato. Non credo ci saranno problemi, in questi giorni l’impianto sta girando bene e poi sarà controllato da soggetti terzi quindi siamo abbastanza tranquilli».
Ma cosa succederà in seguito, voglio dire: adesso c’è la proroga e si potrà sciare, ma al termine che accadrà?
«Dall’1 maggio gli impianti saranno chiusi per revisione. Ho parlato già con l’assessore Gallo, con l’assessore Orsomarso, col presidente Occhiuto, col capo di gabinetto e ho detto: se voi mettete i soldi a gennaio sul bilancio di previsione 2022 e mi fate l’impegno, io fino ad aprile potrò svolgere tutte le procedure per affidare i lavori. Se tutto dovesse andare al meglio in quattro mesi e mezzo i lavori verranno completati e l’impianto sarà pronto per l’autunno prossimo».