Lo scenario

Guerra in Medio Oriente, il discorso di Nasrallah rilancia la palla nel campo israeliano

Il segretario generale del "Partito di Dio" richiama le responsabilità di Netanyahu qualora non si addivenisse ad un accordo per la tregua

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di Vincenzo Speziali
26 agosto 2024
19:46

Alle 6 della sera, il 25 agosto, a Beirut, è andato in onda, l'ennesimo colpo di scena, messo in campo, da Hassan Nasrallah, segretario generale di Hezbollah, nonché fine tattico, grande stratega e anche ottimo politico.
Intendiamoci, tanto per chiarire e specificare: io riporto fatti veri e autentici, quindi cerco e devo essere imparziale e obbiettivo, ma ciò non toglie che questa mia "opera" – necessaria in politica quanto nel giornalismo – è una condizione ardua da avere e mantenere.
Poi, solamente in base ad eventi ed azioni, al cui interno si ritrovano, drammi, prepotenze, efferatezze, genocidi, assieme alle violazioni del Diritto Internazionale, beh... allora solo in questo caso, prendo posizione e la prendo con determinato coraggio, adamantina attitudine e indomita risolutezza, ovviamente, sulla base della verità e rigettando la propaganda settaria.
Ordunque, quindi, al "lider maximo" del "Partito di Dio" (cioè Hezbollah), vanno riconosciuti i suoi pregi e le sue dichiarate disponibilità, in quanto, la storia ci insegna che costui, a differenza conclamata e riconosciuta di Benjamin Netanyahu, è una persona di parola.
Anzi, al di là delle apparenze, è persino un moderato, giammai un guerrafondaio, come lo è palesemente, l'attuale premier di Israele. E comunque, tutti sappiamo e ne abbiamo contezza, che l'attacco di ieri, è stato, da parte israeliana, non preventivo, semmai offensivamente bell'e buono, in stile Vladimir Putin, aduso a sconfinare negli Stati altrui, con arroganza e cruenza, alfine di invadere e conquistare territori non propri.
Ad ogni modo, l'altra mia previsione, ovvero la non guerra totale, bensì seria schermaglia trova pure essa conferma e l'attacco di domenica ne è la riprova, sebbene solo nel campo di chi si trova ad essere insidiato, provocato e insolentito, da parte di Israele, ovvero il Libano, nel caso di specie.

Difatti, lo stesso Nasrallah ha espressamente dichiarato nel suo discorso, che per lui l'operazione di difesa è perfettamente riuscita, precisando pure alcuni aspetti della sua strategia, con tanto di "illustrazione" circa l'impostazione comportamentale del movimento di cui è a capo, specificando come Hezbollah è si una milizia militare di resistenza, ma non un'organizzazione criminale, dedita ad assassinare i civili, a fronte di azioni belliche indiscriminate come farebbe Israele. Anzi, nel sottolineare ciò, ha pure dato notizie, le quali, in effetti, dagli uffici dell'ineffabile Netanyahu, non si hanno nel merito conferme e smentite.
Ovviamente mi riferisco alle parole di Nasrallah – il quale è bene ribadire, non è un bugiardo, semmai, "a modo suo" un fine e sincero politico – allorquando, comunica che tra gli obbiettivi messi a segno, quindi colpiti, proprio dal "Partito di Dio", nella reazione di risposta all'attacco dello Stato Ebraico, vi è la base israeliana di Giliot.
In questo sito, ha sede '"l'Unità 8200", ovvero quella che si occupa della cybersicurezza, i cui tecnici hanno avuto un ruolo rilevante per l'eliminazione del numero due di Hezbollah a Beirut, cioè Fuad Shukr, lo scorso 30 luglio e del Leader di Hamas, Ismail Haniyeh, il giorno dopo a Teheran.
L' "Unità 8200" per Israele è come se fosse la NSA per gli USA, perciò parliamo di sezioni dei Servizi Segreti, che gestiscono i sofisticatissimi software, nell'ambito delle azioni e della sicurezza dei loro rispettivi Paesi.


In più, per tornare ad Hassan Nasrallah, con un'abilità da consumato politico di stampo doroteo (detto proprio da me che nella Dc lo ero e oggi ne sono l'ultimo epigono), dicevo, Nasrallah ha compiuto, alla fine, un gesto formidabile, ovvero "buttare la palla" nel campo israeliano, richiamando le responsabilità di questo Paese, qualora non si addivenisse ad un accordo per la tregua: insomma, il leader sciita libanese, sostiene, credibilmente, che fino ad ora ha tenuto a bada i suoi e ancora per qualche tempo lo farà, proprio per non dare adito ad Israele di imputare alla propria controparte il fallimento ormai evidente della mediazione in corso al Cairo.
E tale fallimento è talmente palese, in quanto in queste ore, non si parla più di tregua a lungo periodo, bensì del cessate il fuoco, per sole settantadue ore.
Certo, sarà pure vero il detto "piuttosto che nulla... piuttosto", ma parimenti a quanto avevo previsto e dichiarato, persino ciò è stata una farloccata sulla pelle degli arabi, massacrati indistintamente, dal Libano fino a Gaza.
Sic non transit gloria mundi.

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