Individuate quest'anno ben 125 aree in cui sono state deposte le uova, la maggior parte si trova nel Reggino. Numeri più alti si registrano solo in Sicilia. Il pericolo derivante dal turismo e le attività in atto per proteggere i nuovi nati
Tutti gli articoli di Animal House
PHOTO
Anno record in Calabria per i nidi di tartarughe marine, ben 125. Nel dettaglio, sono 52 i nidi trovati in provincia di Reggio Calabria, specialmente sulla Costa dei Gelsomini, mentre risultano 14 quelli identificati in provincia di Cosenza (in particolar modo a Paola, Bonifati, Diamante, Cariati e Santa Maria del Cedro). Nove poi le nidificazioni nel Crotonese, concentrate specialmente nel territorio di Isola di Capo Rizzuto. Non mancano esempi in provincia di Vibo Valentia (2), a Briatico.
Un grande risultato ottenuto grazie all’impegno delle diverse associazioni presenti sul territorio, in particolare Caretta Calabria Conservation. Anche se i numeri esatti si avranno a fine stagione, si stima che i nuovi nati di origine calabrese saranno circa 6000. In testa alla classifica del boom italiano c’è la Sicilia (156 nidi). Seguono la Calabria (125 nidi), la Campania (54), Puglia (45), la Toscana (23), la Sardegna (18), il Lazio (18), la Basilicata (3), l'Abruzzo (1) e l’Emilia-Romagna (1).
Un vero e proprio record che ha coinvolto anche le coste di Spagna e Francia, rispettivamente con 27 e 12 nidi. Dunque, complessivamente sulle coste del Mediterraneo Occidentale sono stati identificati 483 nidi.
Il surriscaldamento delle acque, legato ai cambiamenti climatici, sta spostando sempre di più l’areale delle tartarughe marine verso il Mediterraneo Occidentale. Tuttavia, le aree di nidificazione spesso coincidono con zone di turismo balneare che, se non opportunatamente gestito, rischia di compromettere la schiusa delle uova. Spagna, Francia e Italia sono, infatti, tra i primi sette Paesi mediterranei con la più alta pressione turistica.
Proprio questa la sfida del progetto europeo Life Turtlenest, che mira a mitigare questi effetti attraverso l’implementazione delle attività di monitoraggio, la messa in sicurezza dei nidi, attività di ricerca scientifica e di informazione rivolte alla popolazione. Legambiente, capofila di progetto, ha formato quest’anno quasi 5000 assistenti bagnanti, grazie a un accordo siglato con la Federazione Italiana Nuoto (FIN).
«Alla luce di questi numeri, questa porzione del Mediterraneo si conferma un’importante nursery, assumendo quindi un ruolo significativo per la conservazione della Caretta caretta – dichiara Stefano Di Marco, coordinatore dell’Ufficio progetti di Legambiente e Project Manager di Life Turtlenest – Per questo diventa impellente garantire adeguate misure di conservazione attraverso la collaborazione con le amministrazioni locali e dare una maggiore spinta alle attività di sensibilizzazione rivolte ai cittadini. Inoltre, risulta necessario implementare i processi di inserimento della Caretta caretta nei siti Natura 2000 dove la specie non è ancora presente e istituirne di nuovi laddove necessari, mediante la creazione di un’ampia rete di collaborazione».