Si è svolta ieri, 12 ottobre, la prima udienza del processo a carico di una rete di 8 bracconieri che sono stati rinviati a giudizio per aver costituito un'associazione a delinquere finalizzata al prelievo e alla illecita commercializzazione, in Italia e all'estero, di migliaia di esemplari di volatili protetti e particolarmente protetti sia vivi, utilizzati per finalità di richiamo, che morti, per alimentare i mercati illegali. Per quanto emerge dalle attività investigative, eseguite dai carabinieri Forestali del Raggruppamento Cites e coordinate dalla procura di Reggio Calabria, il sistema criminale operante nel territorio del Parco nazionale dell'Aspromonte riusciva, con una serie di tecniche illecite, a catturare per ogni postazione un numero di circa 200-300 esemplari al giorno, per un valore sul mercato clandestino che si aggirava tra i 25 e i 100 euro ciascuno, a seconda della specie.

 

Un cardellino, ad esempio, è stato venduto fino a 50 euro, il prezzo del verdone oscillava tra i 25 ai 50 euro. Nel corso della udienza, il Gup del Tribunale penale di Reggio Calabria, accogliendo le richieste avanzate dal Wwf, ne ha disposto l'ammissione nel processo in qualità di parte civile. L'avvocato Angelo Calzone, che rappresenta il Wwf nel giudizio ha dichiarato: «Nonostante tutte le campagne di contrasto portate avanti dagli attivisti del Wwf e delle altre associazioni ambientaliste, anche a rischio della propria incolumità, questa barbara pratica continua quotidianamente mettere a rischio il già precario equilibrio ecologico di questa parte del territorio calabrese e la sua ricca e preziosa diversità di specie animale». La pronuncia della sentenza è prevista per il prossimo 30 novembre.