Mai così tante nidificazioni registrate ai primi di agosto, mai così tanto a nord nel Mar Mediterraneo: da Lampedusa fino a Venezia, le tartarughe marine continuano a “conquistare” sempre più litorali e attenzione.

Sono 179, dall’inizio dell’estate al primo agosto, i nidi di Caretta caretta censiti da un capo all’altro della Penisola dai vigilanti attivi sulle spiagge italiane – in prima linea, tra loro, i “Tartawatchers” di Legambiente.

Il primato regionale, secondo i dati aggiornati settimanalmente sul portale Tartapedia.it, spetta alla Calabria con 61 nidi, seguita da Campania e Sicilia (43), Puglia (11), Lazio (8), Sardegna e Toscana (5), Basilicata (2) e Veneto (1). Un numero di ovodeposizioni oltre le aspettative, se si pensa che nel 2020, a fine stagione, se ne contavano complessivamente 250. 

Il Cilento, in particolare, si conferma una delle aree preferite da mamma tartaruga: il litorale a sud della provincia di Salerno è diventato infatti la nursery prediletta dalla Caretta caretta, tra le tartarughe più comuni nel Mediterraneo inserita nella Lista Rossa delle specie minacciate della Iucn (l’Unione internazionale per la conservazione della natura), con 27 nidi censiti da Castellabate a Centola-Palinuro, e il numero maggiore (8 nidi) registrato ad Ascea.

Crescono, in parallelo, le adesioni degli stabilimenti balneari alla nuova iniziativa di Legambiente “Lidi amici delle tartarughe marine”: sono oltre 500, dalla Maremma Toscana al Salento, dal Litorale di Jesolo a quello di Ostia, gli stabilimenti su cui sventola la bandiera che ne riconosce l’impegno nell’adozione di regole “tartafriendly” – quali la pulizia manuale delle spiagge o la riduzione dell’inquinamento acustico e luminoso nelle ore notturne – nella distribuzione di materiali informativi a bagnanti e turisti e nella collaborazione con i centri di salvataggio e recupero delle tartarughe marine.

Diverse le aree dove potersi imbattere nei “Lidi amici”, in Toscana, Lazio, Marche, Campania, Puglia, Sardegna, Basilicata e Veneto. Un contributo importante, il loro, nella salvaguardia della Caretta caretta, quotidianamente esposta a insidie e pericoli di varia natura, rappresentati in primis dalle attività dell’uomo.

È il caso, ad esempio, di decisioni come quelle messe in atto nel Comune di Leni, sull’Isola di Salina, dove un nuovo intervento di consolidamento e ripascimento dell’arenile di Rinella ha comportato il riempimento di una spiaggia dalla fine sabbia nera – caratteristica dell’arcipelago di origine vulcanica delle Eolie, patrimonio dell’Unesco – con del ghiaietto acuminato dell’Etna, vanificando nei giorni scorsi il tentativo di nidificazione di una tartaruga Caretta caretta, approdata per ben due volte di seguito sul litorale, senza essere riuscita tuttavia a scavare una buca dove deporre le uova.

O ancora, degli interventi di ripascimento effettuati su litorali sabbiosi e di sassi dell’Isola d’Elba, con l’utilizzo di mezzi pesanti come nel caso di Marina di Campo, dove è stata realizzata una spiaggia artificiale che ha determinato la creazione di gradienti impossibili da risalire per una tartaruga marina. Senza contare, poi, i comportamenti tenuti ripetutamente da turisti e bagnanti che disturbano la quiete necessaria alla nidificazione di mamma tartaruga, dissuadendola dal deporre le uova sulle spiagge di tutta Italia.

«Gli stabilimenti balneari si stanno rivelando luogo strategico per sensibilizzare turisti e bagnanti, ma anche sentinelle preziose per la tutela delle tartarughe, segnalando in prima persona la presenza dei nidi e rendendosi protagonisti di azioni di pronto intervento insieme ai nostri volontari, in un’estate singolare per numero ed estensione delle nidificazioni finora censite", sottolinea Stefano Di Marco, coordinatore dell'Ufficio Progetti di Legambiente».

«Basti ricordare - continua Di Marco - quella avvenuta a Jesolo qualche settimana fa, la più a Nord mai registrata nel Mediterraneo, in una località che ospita milioni di visitatori ogni anno: segnale, certamente, di quanto l’aumento delle temperature legato ai cambiamenti climatici influenzi l’ampliamento dell’areale di nidificazione della Caretta caretta e, d’altra parte, di quanto sia fondamentale intensificare l’azione di tracciamento dei nidi che, grazie all’ampia rete attivata sui territori da Legambiente, da Nord a Sud vede mobilitarsi sempre più persone per la salvaguardia di questa specie in pericolo».

Un’azione capillare che, dal mese di giugno, ha potuto contare anche sul contributo indispensabile di tanti cittadini che possono segnalare la presenza di tracce o di piccoli di tartaruga sulle spiagge italiane, grazie al nuovo servizio “SOS tartarughe marine” attivato da Legambiente: possibile contattare l’associazione durante tutta la stagione estiva inviando un messaggio WhatsApp o un SMS al numero 349 2100989.