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lunedì 23 settembre 2024 | 12:49
Ambiente

Caso nazionale - La battaglia dei cittadini di Crotone per la bonifica: «Sotto di noi un tappeto di veleni». L’Arpacal: «Radioattività ben oltre i limiti» - Notizie

A Presa diretta la rabbia della città pitagorica che attende da anni la bonifica. Le testimonianze e il dolore di chi ha perso i propri cari per mali incurabili e la “rassegnazione” del sindaco Voce

di Procolo Guida

La rassegnazione del sindaco di Crotone Voce alla Rai nella puntata di ieri sera a Presa Diretta, dove Iacona sollecita il governatore Occhiuto a non desistere di fronte ad uno Stato che è al fianco di Eni che non vuole bonificare il territorio calabrese, che così perde sempre più giovani in fuga. «Andiamo a Crotone dove i ragazzi vanno via perché non c’è lavoro con una fabbrica chiusa che ha lasciato solo veleni» così ieri sera Riccardo Iacona apre il suo Presa Diretta in prima serata Rai 3, raccontando, da subito, della provincia più depressa d’Europa e della politica che non si mette d’accordo nemmeno sui patti che lo Stato aveva preso da decenni per risanarla, almeno dal punto di vista ambientale e sanitario.

La puntata è titolata “Via dal sud” e parte dai 69 milioni di euro conquistati solo nel 2022 dai progetti scientifici del Politecnico di Torino con il 40% degli autori che vengono dal centro sud ed il 20% dall’estero. Con le poche università del sud che riescono a mantenere standard formativi eccellenti che diventano, a loro volta, motore per ulteriore spopolamento dei laureati che comunque trovano, anche facilmente, lavoro solo al nord, come nel caso di Biotecnologie all’Università degli Studi della Basilicata a Potenza, che è la seconda tappa del viaggio.

«Il sud nell’ultimo ventennio ha subito una perdita di oltre un milione di abitanti di cui oltre novecentomila giovani under 35 tra cui oltre un terzo giovani laureati» dichiara Carmelo Petraglia consigliere Svimez a Iacona. «Con il nord che tampona le perdite all’estero proprio con i ragazzi del sud» aggiunge il docente Unibas. Un quadro completo dello spopolamento che non ha trovato risposte agli insediamenti produttivi chiusi negli ultimi 30 anni che riporta il focus in Calabria ed a Crotone dove le ex fabbriche hanno anche lasciato veleni ancora non rimossi. «Un grande scandalo che l’Italia conosce poco» è la premessa del noto e pluripremiato Riccardo Iacona nel lanciare il reportage.

L’inviata sosta sulla statale 106 all’entrata di quella che era Pertusola sud e che ora Eni non bonifica dai metalli pesanti entrati nelle falde, nonostante ci siano decreti ministeriali che glielo imponevano almeno dal 2019, dopo sentenze in tribunale passate in giudicato ancora più vecchie ed incisive. La giornalista si fa accompagnare dall’ex operaio che recupera la memoria di una zona di ettari di macerie e veleni, tra cui cadmio, arsenico e zinco che costituisce l’Area Sin più vasta d’Europa: una Zona di Interesse Nazionale per quanto pericolosa per la salute dei cittadini, che oggi sono ancora più perplessi e disorientati da polemiche che sono diventate tecniche, e che si intrecciano con il Piano dei Rifiuti regionale.

Il dolore per chi ha perso i propri cari

Assieme a loro arriva l’ex addetto alle colate di una delle produzioni chimiche più importanti del paese fino agli anni 80’ e che partecipò agli interventi in emergenza dopo l’alluvione del 1996 che, a Crotone, aprì definitivamente lo squarcio sociale ed economico della ferita già profonda della dismissione delle fabbriche. Pietro racconta del suo cancro per il lavoro con le fibrette di amianto a mani nude e senza mascherine. «Io ho perso mia moglie che mi lavava gli indumenti, ma tutti i miei compagni di lavoro sono morti». Ed il figlio Paolo dice di più: «la bonifica andrebbe fatta già per dare sollievo e giustizia alle famiglie, tutte a Crotone, che hanno perso i propri cari e che oggi non possono fare altro che mandare via a scappare i propri giovani». Ed arriva in trasmissione il momento dell’ennesimo report dell’Istituto Superiore di Sanità più volte riportati dai nostri articoli de LaC News 24 che certificano come l’oltre milione di metri cubi di veleni, per la maggior parte accatastati su una collinnetta prospiciente, costituisca l’aggravante di patologie cancerose, tutte, al di sopra delle medie nazionali.

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Così il reportage si sposta sui meccanismi che ancora bloccano la bonifica con gli annessi aspetti della presenza di norm e tenorm (elementi radioattivi) presenti in tutta la città, attraverso l’utilizzo degli scarti industriali, permessi fino a tutti gli anni ’90, per pavimentazioni pubbliche e private. La decisione infatti di imporre ad Eni di trasferire tutti i rifiuti pericolosi fuori regione già nel 2019, e più volte confermata da sentenze, ed addirittura un ricorso rigettato dal Presidente della Repubblica, recentemente, è stata modificata da un decreto ministeriale che ha abdicato agli interessi economici di Eni con il benestare del Generale della Guardia di Finanza Errigo nominato dal governo Meloni Commissario straordinario del Sin di Crotone.

Radioattività ben oltre i limiti

Alla tv di Stato passano così in carrellata le stesse denunzie («sotto di noi un tappeto di veleni») ripetute dal nostro network di Mario Oliverio, ex governatore, e degli attivisti del Comitato fuori i veleni e le medesime contrapposizioni del Commissario Errigo e, in qualche misura, del sindaco di Crotone Voce che ha ancora da precisare la differenza tra rifiuti realmente pericolosi per la salute, e quelli che lui stesso definisce innocui nonostante i tecnici dell’Arpacal intervistati dichiarino, suffragati dagli strumenti di rilevamento: «la radioattività qui è impropria ed indecente perché siamo nella città di Crotone dove dovrebbe essere non più di 90». Le macchine invece segnano oltre 300.

Le parole del sindaco Voce

«Dei tenorm non me ne frega niente» dichiara Vincenzo Voce «se lei mi portasse una pietra di metalisicato, e la lasciamo in acqua -specifica ai microfoni della giornalista Rai il Sindaco - e la filtriamo, io me la bevo. Qui i pericoli si chiamano ferriti di zinco, il cadmio, l’arsenico ed il piombo che mentre stiamo parlando, vanno a contatto della falda». Aggiungendo, ancora una volta, una nota di rassegnazione che manda al territorio, ma anche alle istituzioni che pare stupiscano ed indignino solo Presa Diretta: «Noi abbiamo sempre richiesto la bonifica industriale dei siti realmente inquinati, questa messa in sicurezza, invece, creerà una tomba che non mi piace, ma oggi non vogliono fare nemmeno quella».

L'appello a Occhiuto

E Iacona infatti conclude dallo studio: «A Crotone Eni Rewind ha speso duecento milioni di euro con la realizzazione di una barriera idraulica ed altre cose come la scogliera a mare di protezione alla collina dei veleni, ma era solo la fase uno, la seconda fase che avrebbe dovuto tirare fuori e trattare e trasferire i veleni non è mai iniziata». Concedendo l’ultima considerazione all’apparente diatriba tra Eni e Regione Calabria che detiene ancora il vincolo del trasferimento dei rifiuti fuori regione che Eni richiede venga cassato in favore dell’ultimo decreto ministeriale, alzando il tiro con la diffida dello scorso 6 settembre. «Ed ora dobbiamo alzare bandiera bianca dopo che per vent’anni Crotone è stato dichiarato Sito d’Interesse nazionale da bonificare? - chiede Iacona direttamente al Governatore Occhiuto ed allo Stato - gli scarti dell’industria sono ancora là, stiamo diventando un mondo di scarti». Un quesito, e soprattutto una rassegnazione, a cui comunque dovrebbe essere disposta a rispondere onestamente quella che una volta si chiamava società civile e che, oggi, forse, già continua a rispondere con il sostegno e l’alimentazione della fuga dei nostri giovani che agevoliamo a partire, visto che non siamo capaci di offrirgli le prospettive offerteci dai nostri genitori».