È uno dei più apprezzati ornitologi d'Italia, ed ha pubblicato studi e ricerche costate oltre 20 anni di lavoro. Già da ragazzino era fortemente innamorato della montagna silana, oltre che essere un attivo volontario della Lipu
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Un amore lungo più di 30 anni. Gianluca Congi è un’ “autorità” nel campo della difesa dell’ambiente e della natura. Nel 1989, all’età di 10 anni, era un ragazzino vivace e già allora fortemente innamorato della montagna silana, oltre che essere un attivo volontario della LIPU. Tanto tempo è passato.
Ma Gianluca è sempre attivo e impegnato. La passione rimane uguale.
«Caro Franco, grazie. La passione non è uguale. Ne ho tantissima, credo sia molto aumentata. Quello che è immutato credo sia l'amore».
Posso solo immaginare i ricordi di 30 anni di irrefrenabile e incondizionato amore per la natura e per gli uccelli. Ma sarebbe bello conoscere il momento più esaltante di tutti questi anni.
«Di momenti ne ricordo veramente tantissimi. Quello che mi è rimasto impresso per sempre è guardare negli occhi un uccello ferito o in difficoltà. Un giorno rientravo da scuola. A un certo punto vedo un uccellino in mezzo la strada, la superstrada "silana-crotonese". Non c’ho pensato due volte, ho perfino rischiato di finire investito da un’auto. Non lo dimenticherò mai, avevo 15 anni. Era uno Zigolo nero. Durante il tragitto a casa cessò di vivere nelle mie mani. Non ho mangiato e non ho dormito. Ho passato giornate tristi. Alcuni mesi fa mi è successa la stessa cosa. Ero in auto allo stesso identico posto di tanti anni fa e vedo una Capinera in difficoltà. Questa volta in grande sicurezza mi sono fermato e sono riuscito a recuperarla tra una siepe e a farla giungere viva al centro di recupero di Rende. Bene, il momento più esaltante è questo: salvare un piccolo uccellino in difficoltà o ferito, spesso con notevoli difficoltà ma l'importante è non restare indifferente»
Ma le delusioni nella vita sono sempre tante. Immagino anche nel tuo impegno.
«Mi ha deluso sempre e continua a deludermi ancora l'approccio talvolta irrispettoso per la natura e per tutte le sue componenti. Non importa da chi messo in pratica, potrebbe essere il cittadino come l'istituzione. Non voglio fare elenchi, sarebbero lunghi».
Oggi le nuove generazioni sembrano scoprire l’amore per la Terra, per le sue creature…
«Mi ha colpito in positivo la crescente sensibilità dei giovani, ma anche di persone mature che a un certo punto hanno capito che tutelare la natura non è un optional o un passatempo. È la nostra vera priorità. Se non c'è natura non c'è vita. Noi esseri umani siamo su una barca in oceano, la barca è il pianeta Terra, che facciamo? La curiamo e ne facciamo una manutenzione oculata e amorevole anche per il nostro interesse, oppure l'affondiamo?»
“Per amore della natura” è scritto sulle magliette della LIPU. Ecco, com’è oggi l’impegno e la sensibilità della gente verso la difesa dell’ambiente?
«Penso che molto sia cambiato rispetto a 30 anni fa. La gente capisce l'importanza di certi argomenti. Un bel lavoro di divulgazione ad esempio è quello che fate con LaC, non è facile ma sono pietre importanti per costruire un impegno serio e solido. Noto però che certe questioni sono sempre attuali e abbiamo nuove sfide come il climate change che ci insidiano e che forse ci stanno avvertendo che dobbiamo invertire la rotta, subito».
I mutamenti climatici stanno sconvolgendo gli equilibri secolari nel nostro paese e nella nostra Calabria. Stanno accadendo cose terribili
«Gli effetti del cambiamento climatico o climate change sono un fatto reale e una minaccia per l'immediato e non solo. In tanti anni di studi ho visto cose cambiare. In bene e in peggio. Il Gruccione fino a un decennio fa in Sila era solo di passaggio, poi ha nidificato e ogni anno ritorna per riprodursi. Sono le colonie stabili alle quote più elevate d'Italia. Solitamente la specie si ferma in pianura e collina. L'innalzamento delle temperature e gli effetti delle stesse hanno favorito ciò e in bibliografia non c'è traccia che nidificasse in Sila. Di contro lo Stiaccino, un piccolo uccellino migratore transahariano che sverna in Africa tropicale e che in Sila nidifica alla parte più meridionale del Paese sta soffrendo tanto dove l'ho studiato. Modifiche degli habitat, impatto antropico e cambiamenti climatici mettono a rischio questa specie soprattutto nella parte appenninica con quella silana che è a rischio di rarefazione e dunque di scomparsa locale. In Sila ci sono gli estremi limiti d'Italia e d'Europa per la riproduzione di diverse specie di uccelli, a livello biogeografico un fatto molto importante. I cambiamenti climatici e l'impatto umano giocano un ruolo fondamentale nelle dinamiche della natura. L'impegno per la conservazione della natura deve perciò essere serio e non sulla "carta"».