Sono circa 115 i cani che hanno trovato affetto al rifugio Lega Nazionale per la difesa del Cane sezione di Soverato dove a prendersi cura degli amici a 4 zampe c'è Serena Voci che da anni, affiancata dal marito Giuseppe Lomanno e da alcuni volontari, difende i diritti degli animali e cerca di combattere il randagismo. La Calabria infatti continua ad essere maglia nera per quanto attiene alle attività di contrasto e prevenzione del fenomeno.

Verso il riconoscimento di canile sanitario provinciale

Sacrificio, amore e passione animano la giornata di Serena, il cui impegno potrebbe a breve essere ripagato quando finalmente la struttura dovrebbe essere riconosciuta "canile sanitario provinciale". "Noi non possiamo prendere il cane randagio e portarlo direttamente nel rifugio - spiega Serena - bisogna prima sottoporlo ad adeguate profilassi tramite il canile sanitario provinciale, che da noi al momento non c'è. Speriamo di poterlo diventare quanto prima poiché nel 2012 il Comune di Soverato, grazie ad un bando regionale, ha realizzato all'interno della nostra area un ambulatorio destinato al ricovero dei cani ma l'iter è stato lentissimo. Ci auguriamo ora che l'amministrazione comunale possa procedere nel completamento dell'opera, che sarebbe gestita dall'Asl, prima della stagione estiva".

"Manca la cultura del benessere animale"

ll benessere dei cani è dunque l'obiettivo principale che i volontari soveratesi intendono grantire ogni giorno "in un territorio in cui - sottolinea Serena - manca la cultura del benessere animale.

Sono infatti più i cani che recuperiamo per strada, nelle campagne, a volte maltrattati o legati alle catene, rispetto a quelli che diamo in adozione". Nonostante ciò ogni anno sono quasi 100 le adozioni e tanta è la gioia di Serena nel vedere che i suoi piccoli amici riescono a trovare padroni amorevoli e attenti, per lo più provenienti dalle regioni del nord Italia.

 

Tante storie

Le meravigliose creature che vivono nel rifugio di Soverato, di taglie e colori diversi, hanno tutte una storia da raccontare ma il finale è nelle mani di chi vorrà prendersi cura di loro. C'è chi è cieco, sordo, anziano, chi è guarito dalla rogna, chi è stato abbandonato con i suoi fratellini in piccoli trasportini dietro il comune di Soverato, o chi, nonostante sia tripode, corre e salta con la stessa disinvoltura dei suoi simili. Entrando nel rifugio i cani accolgono chiunque con tanto affetto, lo stesso che i volontari manifestano verso di loro ogni giorno. "Per me tra un uomo e un cane non c'è alcuna differenza - conclude Serena - e noi volontari, dal momento in cui troviamo un cane per strada, abbiamo il compito di garantirgli un futuro migliore".

 

Rossella Galati