I pastori conoscono meglio di chiunque il territorio silano, ne percorrono ogni anfratto specie nelle transumanze, i lunghi percorsi verso il pascolo. Ecco perché i loro sono occhi preziosi che possono individuare facilmente fiamme lontane e fumo sospetto e allertare per tempo prima che gli incendi divampino con violenza.

Da quest’anno il Parco nazionale della Sila può contare anche su questo piccolo esercito che insieme agli agricoltori e ai carabinieri della Forestale, cingono in un abbraccio protettivo tutto il territorio dell’altopiano.

Domenico Cerminara è il direttore facente funzioni dell’Ente Parco, facendo gli scongiuri, tira le somme di questa stagione estiva con sollievo. «Siamo stati solo lambiti dalle fiamme – racconta - un episodio isolato dalle parti di Longobucco, poi basta. Grazie a Calabria Verde e al supporto dei carabinieri forestali tutto è stato contenuto. Da anni facciamo bandi per reclutare associazioni di volontariato che dislochiamo sul territorio e che ci danno una gran mano».

A guardar bene, coinvolgere chi su queste montagne vive da generazioni è stata una buona idea. «La figura del pastore-custode ha funzionato, come anche quella dell’agricoltore sentinella, è stato il presidente Curcio a voler imboccare questa strada, lanciando, col Gal Kroton un progetto pilota che ha superato i risultati attesi».

Il diamante verde della Calabria

Resistente e prezioso come un diamante, il Parco nazionale della Sila al suo interno conserva un’esplosione di specie faunistiche e floreali uniche al mondo. Il territorio si distende su 74mila ettari spalmati su tre province: Catanzaro, Crotone e Cosenza e conta al suo interno 19 comuni. Per la sua bellezza selvatica e misteriosa ha ammaliato da sempre scrittori antichi. Piovene lo definiva un «paradosso paesaggistico» e lo paragonava alla Scandinavia. Norman Douglas lo accostò alla Scozia, Misasi ne parlava come il bosco più grande d’Italia. L’80% della superficie territoriale dell’area protetta è forestale, il 40% è coperta dal pino laricio, il 23% conta boschi misti e poi, scendendo nelle fasce fitoclimatiche, ecco i castagni e i querceti caducifogli e i sempreverdi.

«C’è una biodiversità incredibile. All’interno del Parco si sovrappongono zone a protezione speciale di conservazione e riserve biogenetiche statali, come quella dei Giganti di Fallistro, dal 2016 gestita dal Fai – spiega il direttore ff -. Tutto questo ha fatto sì che la Sila acquisisse importanza al livello nazionale. Nel 2014 è diventata anche riserva della Biosfera Mab, arrivando al decimo posto nella Rete Mondiale dei siti di eccellenza dell’Unseco. Ecco, quello che spero è l’unicità della Sila le faccia guadagnare anche una risonanza internazionale, così che nessuno ci paragoni più alla Scozia, alla Scandinavia, al Canada, ma ci riconosca un’impronta personale, unica e distinta».

Turismo global e glocal

 Scendendo verso il lago Arvo, in direzione della sede dell’Ente Parco, sulle strade assolate di agosto i ciclisti si affollano ai bordi delle curve lasciando passare auto cariche di bagagli e i numerosi camper di turisti provenienti da tutte le parti d’Italia e che scelgono di fermarsi per un po' in uno dei camping di Lorica. «Tra le aree protette calabresi c’è una grande sinergia, questo voglio sottolinearlo. La dorsale che parte dall’Aspromonte e finisce al Parco del Pollino e che attraversa Sila e il Parco delle Serre ha avuto un riconoscimento in ex aequo col Trentino, in virtù di questo si è pensato di patrocinare alcuni eventi. Nella programmazione 2020 – continua Cerminara - il consiglio direttivo e il presidente Curcio hanno voluto avviare un discorso nuovo e proporre sport eco-compatibili. C’è già stata “Sila 3 Vette”, la gara di Triathlon con la partecipazione della squadra nazionale a Lorica, domani ci sarà Sila Epic che ha ben 600 iscritti e a settembre ci sarà la seconda la seconda edizione di “Nuoto in acque libere” con l’associazione Cosenza nuoto».