La centrale classificata come “strategica” dovrebbe sorgere nel retroporto insieme all’impianto industriale di refrigerazione da destinare al settore ortofrutticolo. Proprio il progetto di questa seconda opera ha scalzato quello dell’Enel che da 5 anni cerca di istallare 16mila pannelli su 3,5 ettari di superficie
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Il rigassificatore è ancora solo sulle carte e la piastra del freddo (l’impianto industriale di refrigerazione da destinare al settore ortofrutticolo) che dovrebbe accompagnarlo (pare) nemmeno in quelle: entrambe le opere però stanno già producendo effetti nel retroporto di Gioia. Per fare loro posto in futuro, è infatti andato a gambe per aria un progetto, piuttosto controverso, di un grosso impianto fotovoltaico che Enel, a forza di ricorsi e sentenze del Tar e dopo avere trovato un’intesa di massima con il Comune, provava a costruire da più di cinque anni. Il no definitivo all’opera da 6,2 MWp che il colosso dell’energia intendeva allestire alle spalle del porto è arrivato la settimana scorsa, a conclusione dell’ennesima conferenza dei servizi.
Una storia controversa quella del mancato impianto fotovoltaico “FV Gioia”. Una storia che, nel solco di una amara tradizione tutta calabrese, è andata avanti tra pareri contrari diventati nel tempo favorevoli (e viceversa), proroghe, archiviazioni, ricorsi e ancora richieste di proroghe. Fino al carico da 11 messo sul tavolo dal decreto energia del ministro Pichetto Fratin, che ha posto tra le priorità del Paese la costruzione del rigassificatore, mettendo fine alla partita. I terreni su cui avrebbe dovuto sorgere il maxi impianto dell’Enel (situato nel comune di Gioia Tauro ma di proprietà del Consorzio regionale per lo sviluppo delle attività produttive, mastodonte subregionale da tempo in liquidazione), sono gli stessi su cui dovrebbe sorgere la “piastra del freddo”, opera di compensazione alla maxi struttura di rigassificazione, ma di cui ancora non esisterebbero piani precisi.
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L’iter inizia nel maggio del 2019, quando Enel presenta domanda per il rilascio del provvedimento autorizzativo regionale in merito ad un progetto per un impianto fotovoltaico di grossa taglia in grado di generare 6,2 MWp grazie a più di 16mila moduli estesi su una superfice di quasi tre ettari e mezzo, proprio alle spalle delle banchine. Un impianto dall’impatto imponente, su cui si mette subito di traverso la Soprintendenza ai beni paesaggistici di Reggio e Vibo che blocca il progetto. Almeno fino alla sentenza del Tar che, storia di pochi mesi dopo, accoglie il ricorso di Enel e riapre le porte alla conferenza dei servizi. Ma il Comune di Gioia quell’impianto proprio non lo vuole (c’è il problema degli usi civici, a cui quei terreni sono soggetti dal secolo scorso, e quello legato alle complanari agricole che sarebbero state tagliate per fare posto ai pannelli costringendo gli agricoltori della zona a lunghe deviazioni) e nel marzo del 2021 la commissione respinge ancora il progetto «sulla scorta delle qualificate posizioni negative di Corap e Comune di Gioia, enti titolari dei poteri di gestione della strumentazione urbanistica vigente su scala comunale e dell’esercizio delle funzioni relative al governo del territorio».
Sembra un discorso chiuso, ma Enel non ci sta, e i giudici amministrativi, nell’agosto del 2022, sbattono la porta in faccia agli enti territoriali e annullano la determinazione conclusiva della conferenza dei servizi, i verbali delle sedute precedenti e i pareri resi dagli enti intervenuti, riaprendo (per l’ennesima volta) l’iter procedurale in Regione. Chiuso nell’angolo da due sentenze del Tar, il Comune di Gioia a questo punto prova a trovare un compromesso, ottenendo come compensazione all’opera, l’installazione sugli edifici pubblici della città di una serie di impianti fotovoltaici a carico del proponente. Ma anche l’ultima conferenza dei servizi dice picche ad Enel e questa volta non c’entrano ambiente, strade o usi civici (non solo almeno). «Si sta schiudendo – dice in conferenza dei servizi il rappresentante del Corap – una concreta possibilità che il rigassificatore di Gioia Tauro venga classificato strategico (cosa poi avvenuta nel dicembre successivo, ndr) nell’ambito delle attività governative e ricompreso come tale nel nuovo decreto energia che verrà approvato a brevissimo. Ciò cambia completamente la questione e depone definitivamente per una posizione negativa. L’impianto Enel impatta direttamente su quelle aree individuate dal piano regolatore con quelle che appartengono alla piastra del freddo che è collegata strategicamente al rigassificatore».
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E infatti anche l’ultima, almeno per ora, conferenza dei servizi, storia di qualche settimana fa, boccia l’impianto riparandosi dietro l’ipotesi della piastra del freddo. Impianto di cui però, dalle parti dei paesi del porto, non se ne sa nulla: «Il Comune di Gioia Tauro non ha nessun documento relativo alla piastra del freddo, e se chiede al collega di San Ferdinando vi dirà la stessa cosa – racconta un po’ scoraggiato a LaC News24 il sindaco della città del porto, Aldo Alessio – Di cosa si parla non si sa. A parte quello che sappiamo dalla stampa, non sappiamo niente di ufficiale di questa piastra del freddo. Non abbiamo nessun documento che ci spieghi che cos’è, quali saranno i tempi, quali i vantaggi e gli svantaggi. La verità è che in campo nazionale si sono tutti imbarcati verso una direzione in cui il territorio non conta più nulla. Alcune competenze sono del Governo nazionale, altre di quello regionale. Ma quale è la competenza di un Consiglio comunale? Zero. O il potere del sindaco su argomenti così importanti? Zero».