«Non stanno venendo più a raccogliere la spazzatura. Non si può vivere cosi». Continua il grido d’allarme per l’emergenza rifiuti del coordinamento del quartiere Arghillà, alla periferia nord di Reggio Calabria. Cumuli e cumuli di immondizia sono ovunque. Da quasi due mesi il territorio assiste a un degrado profondo provocato, da un lato da cittadini incivili, che gettano per strada la propria immondizia creando un danno per l’ambiente e per il comprensorio, uno dei più popolosi dell’intera città, e dall’altro dalle inefficienze delle Istituzioni.  

Il Comune non interviene e le discariche abusive sono infatti, aumentate invadendo le strade principali. C’eravamo stati dieci giorni fa e la situazione è peggiorata. L’Avr, l’azienda che si occupa dell’igiene pubblica, non è stata interessata da Palazzo San Giorgio per il recupero dei rifiuti abbandonati e anche la differenziata subisce continui ritardi. I residenti sono esasperati. La situazione è insostenibile. «Siamo completamente abbandonati- afferma ai nostri microfoni un cittadino. Non possiamo subire questo degrado. Paghiamo la tasse e non possiamo essere invasi dalla spazzatura». Oltre alla spazzatura poi, c’è anche il problema delle fogne. I liquami stanno invadendo tutto il quartiere. L’odore è insopportabile.



Una perdita da 20 giorni è stata segnalata, ma nessun tecnico comunale è mai venuto ad aggiustarla. «Si era già rotta- ci dice una cittadina- ma sono passate più di due settimane e la situazione è uguale a prima. Abbiamo chiamato, ma nessuno ci sa dire nulla oppure non rispondono neanche. Non possiamo stare con questa puzza. Anche noi abbiamo diritto a vivere nella pulizia». Il territorio si presenta completamente in balia dell’incuria. Un’altra perdita è presente all’interno di una delle palazzine dove abitano molti bambini. Lo scenario è indescrivibile. Tra acque nere e rifiuti organici il rischio per la salute pubblica è molto alto. Arghillà già deve fare i conti con il disagio sociale, essendo uno dei quartieri più difficili sotto questo punto di vista, ma il rispetto dei diritti e la garanzia per il corretto vivere civile deve essere mantenuto. Anzi è nei territori, con maggiore difficoltà, che la presenza delle Istituzioni deve farsi sentire ogni giorno. In un altro punto poi, c’è un’altra fogna a cielo aperto che è così da febbraio; l’Enel stava scavando per passare dei cavi , ma la rottura di un tubo e il rimpallo di competenze e responsabilità hanno  lasciato tutto così.


Il quartiere è stanco di essere relegato a fanalino di coda della città ed è per questo che il coordinamento chiede al comune, una volta per tutte, interventi seri e concreti. «Siamo stanchi- dichiara Giovanni Votano- è come se avessimo di fronte un muro di gomma. Se è di cemento armato questo muro, sai che prima o poi lo puoi abbattere. Qui invece le cose rimbalzano. Noi segnaliamo, chiamiamo, ci facciamo portavoce delle istante dei residenti, ma nulla. Va sempre peggio. È arrivato il momento- conclude- che il Comune intervenga. Non si possono lasciare mille abitazioni e cinquemila abitanti nell’indifferenza totale. Vogliamo l’aiuto dell’amministrazione».