VIDEO | Patrizia Nargi specialista in candidature dell'Unesco e responsabile del progetto della Rete delle grandi macchine a spalla italiane: «Dobbiamo lavorare anche sul senso di comunità attorno a questi beni»
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«Inusuale, in realtà, questo silenzio rispetto ad un patrimonio Unesco che ha subito una così grave catastrofe. Fortunatamente, la Faggeta Vetusta non è stata intaccata se non in piccole parti, essendo stata raggiunta dal fuoco radente, ma io vorrei, comunque, capire che cosa sappia la comunità internazionale di quanto successo in Aspromonte nelle scorse settimane. Mi impegnerò per saperlo, affinché questo patrimonio abbia la stessa considerazione, la stessa attenzione e la stessa tipologia di intervento importante, serio e determinato che tutti i patrimoni Unesco nel mondo hanno diritto di avere. Al di là del momento doloroso, che per noi calabresi questi incendi rappresentano, dobbiamo approfondire numerosi aspetti».
Queste le considerazioni e i propositi di Patrizia Nardi, esperta in candidature Unesco e responsabile e coordinatrice del progetto della Rete delle grandi macchine a spalla italiane (la Macchina di Santa Rosa di Viterbo, la Festa dei Gigli di Nola, la Varia di Palmi e la Faradda di li candareri di Sassari), dal 2013 inserita nel patrimonio culturale immateriale dell'Umanità.
Aspromonte, disastro subito dopo il riconoscimento
Destano, infatti, urgenti domande e amare riflessioni le ceneri che abitano l’Aspromonte, un bene esposto ad un tale disastroso impatto con il fuoco soltanto a pochi mesi dal suo inserimento nella rete mondiale dei Geoparchi Unesco (Unesco Global Geoparks), e il pericolo corso solo qualche settimana dopo un analogo autorevole e prestigioso riconoscimento dalla Faggeta Vetusta della Valle Infernale, inserita nella rete delle Antiche foreste primordiali di faggi dei Carpazi e di altre regioni d’Europa, realtà internazionale che protegge l'integrità di 12 Paesi. Si tratta di reti di siti naturali in estensione, dai cui percorsi di tutela e valorizzazione ci si attende, anche e soprattutto adesso, supporto per l’analisi e il superamento di tale momento altamente critico.
«Allargare il confronto alla commissione italiana per l’Unesco»
«Credo sia fondamentale allargare il tavolo di confronto anche alla commissione italiana per l’Unesco piuttosto che al soggetto governativo di competenza che per i siti naturali, in base alla Convenzione del 1972, è il ministero per la Transizione Ecologica, per capire le eventuali criticità che possono anche esserci nel piano di gestione di questi beni Unesco e intervenire con strumenti adeguati. Ritengo indispensabile, in questo momento in cui ragionare sulla ripresa è indifferibile, questo tipo di confronto. Sarebbe un evento di carattere eccezionale se, a breve distanza da un riconoscimento, lo stesso bene Unesco andasse incontro ad una classificazione come bene in pericolo e dunque all’attribuzione dello status di patrimonio a rischio. È un’ipotesi da non escludere. Si tratta, però, di temi e argomenti estremamente seri e delicati che vanno trattati e discussi nei tavoli nazionali e internazionali competenti, con tutti i soggetti coinvolti, compresi quelli deputati alla gestione», ha sottolineato ancora Patrizia Nardi, che ha annunciato contatti anche con il gruppo di lavoro l’Università della Tuscia che ha curato il dossier di candidatura dell’Aspromonte per approfondire e offrire il proprio contributo.
«Dobbiamo lavorare anche sul senso di comunità attorno a questi beni Unesco»
Il riconoscimento Unesco deve radicarsi nei territori come elemento fortemente identitario. Pertanto, anche le comunità, con gli attori istituzionali direttamente competenti, sono chiamate a fare la loro parte per tutelare questi siti, valori universali, di carattere assolutamente eccezionale, patrimonio dell’Umanità.
«Dobbiamo lavorare molto anche sul senso di comunità attorno a questi beni Unesco, al senso di responsabilità verso la loro salvaguardia. Le comunità sono, infatti, le prime sentinelle rispetto all’integrità di questo patrimonio preziosissimo e straordinario che è davvero alla base della storia Naturale e anche Sociale d’Europa e verso il quale l’impegno da assumersi è assolutamente corale», ha concluso Patrizia Nardi.