«Questa soprintendenza esprime parere contrario alla realizzazione delle opere»: ha i contorni della pietra tombale la risposta che la Soprintendenza archeologica e paesaggistica delle province di Catanzaro e Vibo ha allegato al progetto del parco eolico da dieci gigantesche torri che la “Ski W A1” (società appena costituita come costola operativa del colosso norvegese delle rinnovabili “Statkraft”) intende costruire nei comuni di Torre di Ruggiero, Chiaravalle Centrale e Petrizzi, sulle Serre catanzaresi. Un no secco (non vincolante) e motivato con una lettera lunga dieci pagine ma che potrebbe non essere sufficiente a bloccare l’iter, a causa di una legge che bypassa gli enti locali e tende a tutelare più i parchi eolici che i territori dove si intende costruirli.

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Il parere della Soprintendenza

«Questa soprintendenza – scrivono dagli uffici di Stefania Argenti – ritiene che l’impianto e le relative opere di connessione abbiano impatti significativi radicalmente negativi sul patrimonio culturale inteso sia nella sua componente storico-architettonica che con riguardo al contesto paesaggistico». Una risposta perentoria, arrivata dopo le contro deduzioni della società proponente, che boccia l’idea stessa del parco per come (e dove) è stato pensato dai tecnici della Statkraft e che in pochi capitoli elenca le numerose irregolarità spuntate fuori nel progetto. Criticità che riguardano sia le torri alte 220 metri, sia le opere di connessione del parco con la rete elettrica nazionale.

Situato nella parte montana dei paesi interessati (tra i 740 e gli 800 metri di quota) e molto vicino ai centri urbani (il borgo di Torre è distante appena 1,2 chilometri, quello di Chiaravalle meno di 4), i terreni su cui dovrebbero sorgere le torri «risultano destinati a seminativo e bosco ceduo e sono caratterizzati da alberi ad alto fusto, e dalle attività agricole e agro-forestali del luogo». Poco meno di duecento gli alberi destinati ad essere tagliati per fare posto alle torri: un paradosso, visto che per produrre energia in grado di ridurre le emissioni di Co2, si predispone l’abbattimento di abeti bianchi e faggi che quelle stesse emissioni di Co2 le tengono a bada naturalmente. 

Dei 10 generatori previsti inoltre, cinque sono «prossimi alle linee di confine delle aree tutelate» dal codice dei beni culturali e del paesaggio. Tre delle nuove torri sono invece poste proprio all’interno di aree sotto tutela dello stesso decreto legge e due di queste dovrebbero addirittura sorgere in zone già percorse dal fuoco e quindi non modificabili antropicamente.

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Il rischio inquinamento

E poi il rischio di inquinamento dei corpi idrici (parte del cavidotto è stato previsto entro 150 metri dai torrenti Schioppo e Turriti), e le numerose criticità rilevate rispetto al “quadro territoriale regionale paesaggistico”. Una bocciatura su (quasi) tutti i fronti a cui si aggiunge poi l’aspetto legato ai beni archeologici. Molto vicino all’impianto eolico (meno dei 3 chilometri previsti dalla legge) sono infatti presenti il santuario della Madonne delle Grazie che risale ai tempi della fuga dei monaci basiliani dal Medio Oriente ai tempi dell’iconoclastia e la chiesa di Santa Domenica «edificata nel X secolo e riconosciuta monumento nazionale e magistrale esempio di architettura».

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Sindaci divisi

La Soprintendenza, l’unica ad essere stata fin qui esplicitamente chiamata in causa per un parere (non vincolante) sull’opera, non è però l’unica realtà che sta provando a contrastare il parco eolico così come è stato progettato. All’indomani dell’ufficialità del progetto – anticipato dall’inchiesta di LaC News 24 – sono sorti, così come ad Agnana nel Reggino, dove la stessa Statkraft intende realizzare un parco eolico di 5 torri alte più di 200 metri, comitati di cittadini e associazioni che si sono schierati per il no. A partire dal Wwf che ha presentato una serie di circoscritte osservazioni legate alla devastazione del territorio e dalla minoranza consiliare di Chiaravalle che attraverso il gruppo “Chi c’è” ha anche chiesto, senza peraltro averlo ottenuto, un consiglio comunale per discutere del tema e per bacchettare il sindaco Mimmo Donato che non avrebbe reso pubblico l’iter per il progetto, rischiando di impedire la presentazione di eventuali osservazioni.
E se dal canto suo il primo cittadino di Chiaravalle ha bollato le proteste dell’opposizione come mera propaganda elettorale, il movimento di protesta all’ipotesi parco eolico ha finito per coinvolgere anche alcuni sindaci che quel parco se lo ritroverebbero a due passi dal loro territorio di competenza. Come il primo cittadino di Cardinale, Danilo Staglianò: «Io come sindaco di un comune adiacente non posso fare niente per impedire questo scempio, ma certo queste torri così gigantesche finiranno per rovinare anche il nostro paesaggio. Aspettiamo l’esito della valutazione d’impatto ambientale: se dovesse passare, ci rivolgeremo agli avvocati».