Chiesto al Comune il rilascio della concessione demaniale marittima per la durata di trent'anni. Vittimberga: «Agiremo a tutela del nostro territorio e della sua economia»
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«Non accetteremo nulla che comprometta la nostra costa». Così, in una nota, il sindaco di Isola Capo Rizzuto Maria Grazia Vittimberga in seguito alla comunicazione con cui la Capitaneria di Porto di Crotone ha reso noto all'amministrazione comunale «dell'intenzione di una società veneta di installare un parco eolico off-shore a largo della costa ionica».
«Incaricata dal ministero delle Infrastrutture di acquisire i pareri delle amministrazioni coinvolte - prosegue la nota - la Capitaneria di Porto ha inoltrato nei giorni scorsi al Comune di Isola di Capo Rizzuto un avviso con cui rende noto che la società RepowerRenewable Spa, con sede legale a Venezia, ha richiesto il rilascio della concessione demaniale marittima, per la durata di trenta anni, di uno specchio acqueo della superficie complessiva di 87.485.054 metri quadrati, di cui 87.058.537 oltre il limite delle acque territoriali. La concessione è finalizzata alla realizzazione di un parco eolico composto da 35 aerogeneratori eolici off-shore, dunque a largo della costa ed ad una distanza di circa 62 km da Capo Rizzuto e 75 km da Monasterace Marina, ed un punto di giunzione marino-terrestre nel territorio del Comune di Crotone».
Riservandosi di approfondire i dettagli del progetto prima di far pervenire il proprio parere alla Capitaneria di Porto di Crotone, il sindaco Vittimberga, prosegue la nota, «chiarisce che la posizione della sua amministrazione non potrà che essere ad esclusiva tutela del territorio e della sua economia. Siamo già accerchiati da pale eoliche e piattaforme in mare - aggiunge il sindaco - non abbiamo intenzione di consentire che ulteriori insediamenti compromettano la nostra costa ed alcuni dei principali settori della nostra economia: il turismo e la pesca né ci lasceremo abbindolare dalla promessa di royalties che nella maggior parte dei casi ci ritroviamo ad elemosinare e spesso a non vederci riconoscere».