È una storia di compravendite e dismissioni, investimenti e rivendicazioni, quella che sta avvitandosi attorno al più iconografico faro della costa tirrenica cosentina, incastonato a Paola in una torre cavallara della metà del millennio scorso.

È la storia del quartiere Piano Torre, un tempo pullulante della vita di innumerevoli nuclei familiari, molti dei quali giunti in città provenendo dalle più svariate parti d’Italia, tanto era il lavoro che garantivano le Ferrovie dello Stato. Un rione popolare e tranquillo, tirato su con la forza delle braccia di ferrovieri e operai, impiegati e appartenenti alle forze dell’ordine, rappresentanti di quel ceto produttivo che ha costituito la spinta dell’intera nazione durante il boom economico.

Baciato dal sole, il piccolo promontorio affacciato sul mare, nel tempo è divenuto punto cardinale per la crescita di generazioni di paolani, data l’accessibilità gratuita a molti spazi attrezzati che, con lungimiranza, il comitato di quartiere attivo all’epoca, aveva messo a disposizione della cittadinanza.

Con i suoi giardini profumati, Piano Torre ha rappresentato un vanto per l’intera comunità, sempre sollecita a prendere parte alle varie iniziative messe in piedi da volitivi residenti, giunti ad avere l’esclusiva per l’organizzazione della Festa della Mamma cittadina, data l’agibilità garantita soprattutto ai bambini, liberi di scorrazzare in sicurezza tra le aiuole di un piazzale e i divertimenti di un vicino parco giochi.

Poi, da quando gran parte del rione è stata acquisita da una società subentrata a Ferrovie dello Stato nella proprietà di immobili e terreni, la musica è cambiata. Gli occupanti delle caratteristiche bicocche inghirlandate di fiori e piante curatissime, sono stati costretti a sloggiare in forza di ordinanze di sgombero, che i nuovi titolari hanno fatto valere anche nei casi in cui a subirle siano state persone gravate da serie patologie o molto in avanti con l’età. Un’operazione del tutto legittima sul piano legale, ma molto discutibile su quello etico e morale.

Fatto sta che da quando Piano Torre ha subito questo cambio di gestione, gran parte del territorio rionale ha iniziato a diventare preda dell’incuria, e col trascorrere degli anni la situazione è talmente degradata che i residenti – impossibilitati a intervenire anche volontariamente e gratuitamente per la manutenzione – si sono trovati costretti a rivolgersi direttamente all’amministrazione comunale, “invadendo” pacificamente il municipio dove sono stati accolti, con sorpresa, dal sindaco Giovanni Politano, da componenti della giunta, del consiglio comunale e referenti apicali degli uffici coinvolti.

L’esito dell’incontro è stato pressoché neutro, perché a parte perorare le iniziative già in atto, dai banchi dell’esecutivo è arrivato l’ennesimo impegno ad agire con tempestività nell’ambito degli interventi possibili per parte pubblica, modificando la tabella di marcia degli operai del settore manutentivo che già la prossima settimana potrebbero iniziare una primissima opera di nettezza urbana. Per il resto, bisognerà attendere l’Asp per ciò che riguarda la bonifica dell’amianto, massicciamente presente in lastre e manufatti che marciscono all’aperto delle corti e dei giardini, mentre per ciò che riguarda una pulizia approfondita di giardini e immobili, solo il trascorrere dei tempi legati alla burocrazia delle carte bollate, che la società proprietaria sembra voler estendere all’infinito sfruttando ogni cavillo, potrà dire quando verrà fatta.