Potrebbe mancare poco o essere l’ennesima promessa non mantenuta dalla politica regionale. A 15 mesi dalla visita del presidente Mario Oliverio alla diga sul Metramo, pare aprirsi uno spiraglio nella intrigata vicenda che riguarda l’enorme invaso di Galatro.

 

Una storia lunga e tortuosa quella della diga: con risvolti tragicomici sulla lentezza esasperante delle opere di costruzione e aspetti inquietanti per l’enormità del denaro pubblico speso. Conclusa nel 1993, solo nel 2016 si era proceduto al collaudo definitivo. Nonostante questo la struttura è ancora inutilizzata.

 

Sembra speranzoso il sindaco di Galatro, Carmelo Panetta: «Ho incontrato la scorsa settimana il presidente Oliverio e mi ha detto che la Regione è in attesa del finanziamento di 23 milioni del ministero. Quei soldi sono necessari per il completamento delle opere di canalizzazione, per le condotte finalizzate all’uso irriguo e per quelle ai fini di garantire la produzione energetica». Il primo cittadino ha parlato anche di un probabile «accordo trovato tra la Regione, Sorical e il Consorzio di bonifica di Rosarno», ente quest’ultimo che gestisce la diga per l’uso irriguo.

 

Messi d’accordo i soggetti interessati, la speranza è che si proceda a passo spedito per il completamento di un’opera pubblica che rappresenta una vera vergogna nazionale e che potrebbe dare acqua ai campi e agli abitanti di tutta la piana di Gioia Tauro.

Il progetto era stato concepito per rifornire d’acqua il mai nato quinto centro siderurgico di Gioia Tauro per poi virare sul rilancio dell’asfittica agricoltura pianigiana. Una storia travagliata che ha portato l’invaso di Galatro sulle prime pagine dei giornali nazionali per l’assurdità di un’opera faraonica che, in fase da realizzazione dai primi anni ottanta, non riesce ad essere completata, rimando praticamente inutilizzata sul pianoro artificiale che sovrasta la piccola cittadina. 900 metri sul livello del mare, oltre 100 metri di altezza dell’invaso per 30 milioni di metri cubi di portata.