I controlli

Mare inquinato a Lamezia, sequestrato tratto di un canalone industriale che scaricava nel Golfo di Sant’Eufemia

Riscontrati valori fuori norma. Altre attività sono state effettuate dai carabinieri forestali nell’alto ionio catanzarese e nel Reventino: emesse sanzioni

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di Redazione Attualità
24 luglio 2024
12:59

I carabinieri della Stazione Scalo e del Nucleo forestale, hanno proceduto al sequestro preventivo, a Lamezia Terme, di un tratto di circa 380 metri del canalone industriale, pavimentato in cemento, che dalla zona di San Pietro Lametino, dove si trova l'impianto di depurazione, si immette alla foce del fiume Turrina, con sbocco nel tratto di mare antistante il Golfo di Sant'Eufemia.

L'intervento dei carabinieri è scaturito dalle risultanze dei campionamenti e delle analisi di laboratorio effettuati da Arpacal, a valle dello sbocco della condotta del depuratore civile di Lamezia, dove sono stati riscontrati valori significativi del batterio Escherichia Coli, nonché di azoto ammoniacale, con possibili profili di inquinamento ambientale. Le attività di controllo e verifica proseguiranno su tutto il litorale lametino al fine di acquisire informazioni sul fenomeno e pianificare ulteriori mirati controlli. Il sequestro è avvenuto nell'ambito dei servizi coordinati in materia ambientale, denominati operazione "Deep" per il suo fine di controllare il rispetto delle norme al di là delle apparenze e della superficie, disposto dal Comando legione carabinieri "Calabria".


Le ispezioni sono condotte dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro, insieme a quelli del Nucleo Forestale e del Nucleo Ispettorato del Lavoro. Nell'ambito degli stessi controlli, nell'alto ionio catanzarese sono state contestate sanzioni amministrative ad un impianto di depurazione per violazioni in materia di salute e sicurezza del lavoro. Dalle verifiche all'impianto sarebbero emerse diverse violazioni sulla sicurezza sul lavoro da parte della società appaltante di alcuni lavori edili, con particolare riferimento alla mancata protezione delle aperture di pozzetti non protetti e alla mancata protezione dal pericolo elettrico poiché in un locale tecnico è stata riscontrata la presenza di cavi elettrici alimentati posizionati sul pavimento. Nel Reventino, i carabinieri hanno poi controllato due depuratori di acque reflue urbane risultati privi di autorizzazione allo scarico delle acque. Durante il controllo è emerso che uno dei depuratori scaricava direttamente le acque sul suolo.

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