Su 24 punti campionati, 9 sono risultati oltre i limiti di legge e si trovano nei pressi di foci di fiumi e sbocchi d’acqua. La presidente di Legambiente: «L’emergenza depurazione non dipende solo dai reflui depurati ma anche dagli scarichi abusivi e dagli sversamenti illeciti»
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Seconda tappa di Goletta Verde a Crotone: dopo la presentazione del dossier sullo stato dell’arte delle bonifiche dei Sin, questa mattina nella sede del Club Velico, Legambiente ha illustrato i dati dell’annuale monitoraggio delle coste calabresi. Complessivamente sono stati 24 i punti monitorati, metà dei quali in prossimità di foci di corsi d’acqua. I risultati dei prelievi hanno rilevato 9 campioni oltre i limiti di legge (8 fortemente inquinati e 1 inquinato) che conformano le criticità che si registrano da anni nei pressi delle foci dei fiumi.
I punti critici
Degli 8 punti risultati fortemente inquinati, 6 riguardano foci e 2 sono stati campionati in prossimità degli sbocchi a mare. Tre di questi si trovano nel Crotonese: presso il torrente Passovecchio e alla foce del fiume Esaro, a Crotone, e in prossimità del canale di scolo sulla spiaggia a destra del Castello aragonese a Le Castella. Altri tre punti fortemente inquinati sono invece nel Reggino e in particolare, a Reggio Calabria, alla foce del torrente Annunziata presso il lido comunale e quella del torrente presso il campo sportivo, e a San Ferdinando alla foce del fiume Mesima. Gli altri due punti con valori ben oltre i limiti di legge si trovano alle foci dei torrenti Ruffa e Murria, a Ricadi e Briatico, nel Vibonese. Infine, è risultata inquinata la foce del Petrace a Gioia tauro.
Risultati soddisfacenti per i 6 punti campionati in provincia di Cosenza, i tre punti analizzati in provincia di Catanzaro e per gli altri tre nel Vibonese.
Problema depurazione
«Abbiamo riscontrato una situazione in leggero miglioramento rispetto allo scorso anno, ma comunque estremamente grave quanto alla depurazione» ha commentato la presidente di Legambiente Calabria, Anna Parretta, la quale ricorda che «l’emergenza depurazione non dipende solo dai reflui depurati ma anche dagli scarichi abusivi e dagli sversamenti illeciti che Legambiente continua a denunciare». L’appello di Parretta è rivolto alla Regione Calabria che «deve affrontare il problema, enorme, della depurazione» ma anche a tutte le amministrazioni affinché «si impegnino a lavorare per l’efficientamento dei sistemi depurativi, per la lotta all’illegalità e per mettere in campo azioni risolutive per la drammatica situazione degli scarichi abusivi».
Gli sforzi di Arpacal
I risultati delle analisi non sorprendono Michelangelo Iannone, direttore scientifico di Arpacal: «È risaputo che in prossimità delle foci dei fiumi o dei porti è vietata per legge la balneazione e questo fatto ha delle solide radici scientifiche che non scopriamo certamente ora». Un altro problema tristemente noto è quello relativo alla depurazione: «È continuamente alla nostra attenzione, per quanto riguarda la necessità di effettuare le analisi o per rispondere all’esistenza di convenzioni con le province, che dando l’autorizzazione allo scarico poi sono obbligate a fare le analisi, o purtroppo rispondendo alle esigenze della magistratura, che quando vuole avere la certezza sull’illegalità di certi comportamenti, che possano portare problemi alla salute pubblica, ci chiede di eseguire delle analisi».
Un lavoro, quello dei tecnici di Arpacal, che si intensifica durante il periodo estivo con il monitoraggio costante delle acqua di balneazione, garantito nonostante organico ridotto - «Avere più personale vorrebbe fare un lavoro meno massacrante, ma nonostante tutto noi eseguiamo puntualmente tutte le analisi e tutti i prelievi» - e carenza di risorse finanziarie visto che «Arpacal lavora con la metà dei fondi di cui avrebbe diritto».