È questione di ore ormai per la firma del decreto da parte del Governo, che porta al commissariamento della Regione Calabria nel settore del trattamento delle acque e della depurazione. Una “diffida ad adempiere”, che per la Regione Calabria è stata fissata in trenta giorni entro i quali dovrà attenersi “agli obblighi imposti dalla legge di stabilità in materia di individuazione degli enti di governo d’ambito per la gestione del servizio idrico sul territorio (ex Ato)”. Al termine del periodo fissato, il Governo attiverà i poteri commissariali sostitutivi previsti dallo “Sblocca Italia”.

“A distanza di sette anni ci ritroviamo a dover vedere di nuovo il settore in mano ad una gestione commissariale i cui esiti nella nostra regione sono stati fallimentari e devastanti – dichiara Andrea Dominjanni, vice presidente regionale di Legambiente Calabria -. Nessun Commissario ha raggiunto in decenni gli obiettivi per cui era stato istituito. Anche sul fronte acqua e depurazione, dovremo attendere l’arrivo di un nuovo commissario”.

Nel dossier del 2013 sulla depurazione, abbiamo illustrato nel dettaglio il quadro a dir poco allarmante in Calabria, evidenziando il fallimento di dieci anni di Commissariamento, dal 1998 al 2008, per l’emergenza ambientale. L’ufficio del Commissario delegato doveva censire tutta la rete fognaria e gli impianti della regione, verificando i problemi strutturali e quelli gestionali per definire gli interventi necessari a sanare rapidamente le criticità del sistema. La gran parte di questi obiettivi però, non sono stati raggiunti, ma non solo. La relazione finale dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) per gestione dei finanziamenti ricevuti dall’Ufficio del commissario delegato nell’ambito del Por Calabria 2000-2006, del 2010, è stata impietosa: gravi irregolarità amministrative, assoluta mancanza di controlli, appalti in deroga alle leggi violando le prescrizioni sul cofinanziamento dei programmi comunitari, assenza di collaudi, mancanza di relazioni sulla conclusione o sullo stato dei lavori, varianti e aumenti di spesa non giustificati.

La situazione si è poi ulteriormente aggravata anche per i ritardi nella costituzione delle strutture operative dei cinque A.T.O. (Ambiti territoriali ottimali) della Regione e nell’affidamento della gestione del servizio idrico integrato. Il Governo lo ha previsto nel decreto Sblocca Italia, ma la Regione Calabria non ha fatto nulla in questi anni per dimostrare l’efficacia dell’azione della politica.

Un fallimento denunciato da Legambiente Calabria che, purtroppo, trova rispondenza anche nelle recenti indagini della Procura di Paola, sulla manutenzione ordinaria e straordinaria dei depuratori di due cittadine del tirreno cosentino. Gli interventi, programmati e finanziati con fondi regionali, non furono mai realizzati.

Siamo contro i commissariamenti e le deroghe, vogliamo che la responsabilità sia di chi ha il dovere istituzionale e la legittimazione politica di governare i processi.

Non possiamo più permettere che le acque e il servizio idrico, a partire dalla depurazione, in Calabria siano gestite con procedure e modalità di emergenza.

“Purtroppo tutte le storie di commissariamenti sul territorio regionale si sono tradotte in fallimenti, rifiuti, bonifiche, acque, per questo chiediamo – afferma Giorgio Zampetti, - un mandato chiaro e limitato nel tempo che porti quanto prima ad attivare una gestione ordinaria delle risorse idriche che risponda a criteri di efficacia, efficienza e garantisca trasparenza nelle procedure di affidamento degli interventi e nell'utilizzo dei fondi a disposizione. Solo con obiettivi chiari e il loro rispetto sarà possibile uscire da questo stato di perenne emergenza”. I fiumi, i laghi e il mare calabrese non possono più sopportare ulteriori ritardi e inefficienze che si ripercuotono non solo sull'ambiente, ma anche sulla vita e sull'economia delle comunità locali.

Il settore deve essere ricondotto nell’alveo della legalità e della trasparenza. Fa rabbia apprendere che siano attenzionati i bandi di gara del Dipartimento Ambiente dell’ultimo semestre per il ricorrere delle stesse imprese e delle stesse cordate.

Un cambio di passo ed un inversione di azione politica e gestione della cosa pubblica verso la legalità, è più che mai necessaria ed impellente in una terra libera e bella come la Calabria.