A Bruzzano, a Caulonia, a Locri e a Brancaleone: sulla costa jonica del reggino, da qualche giorno, è iniziata la stagione delle schiuse, e in molti centri costieri della provincia i piccoli di caretta-caretta, non senza difficoltà legate alla forte antropizzazione delle nostre spiagge, hanno iniziato il loro viaggio lungo il Mediterraneo dopo avere abbandonato il nido. Le femmine nate da queste parti (almeno quelle che riusciranno a raggiungere l’età adulta) tra una ventina d’anni, torneranno a depositare a loro volta le loro uova sulle spiagge dove sono nate, così come succede da migliaia di anni. Un ciclo naturale che si ripropone ogni anno e che ogni anno si scontra contro la sempre maggiore interferenza di imprenditori balneari e Comuni “distratti”, che quelle stesse spiagge le torturano per mesi con ruspe e mezzi pesanti per i lavori di pulizia degli arenili e per quelli legati alla costruzione degli stabilimenti.

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Più di cento i nidi scoperti e tutelati dalle associazioni come Caretta Calabria Conservation e Wwf solo nella fascia costiera jonica della città metropolitana di Reggio. Un numero importante (negli ultimi tempi le temperature più alte delle acque del mare hanno spinto molti giovani esemplari a scegliere la Calabria per la covata) a cui si devono aggiungere quelli non individuati e quindi non tutelati ma che sono riusciti fortunatamente a rimanere illesi nonostante i continui movimenti dei mezzi pesanti.

La prima schiusa registrata dai volontari in questa stagione è stata a Bruzzano Zeffirio, all’ingresso delle acque dello Stretto. Posto a due passi dal centro del lungomare cittadino, il nido (fortunatamente monitorato) ospitava decine di uova la cui schiusa è stata favorita dall’amministrazione comunale del piccolo centro del Reggino che ha disposto lo spegnimento di tutte le luci del lungomare per evitare che i piccoli di tartaruga, distratti dall’illuminazione artificiale, potessero mancare il loro appuntamento con il mare dirigendosi verso l’interno. Un accorgimento semplice su cui le associazioni a tutela della fauna marina fanno leva da sempre e che finalmente, seppure con molta lentezza, sta iniziando ad essere recepito dalle amministrazioni comunali.

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Qualche giorno dopo è stato il turno di Caulonia, dove un nido che non era stato precedentemente individuato, ha rilasciato il suo carico di piccole tartarughe proprio a metà tra due stabilimenti balneari. E poi ancora a Brancaleone, che delle tartarughe marine è considerata la capitale calabrese e a Locri: qui, una manciata di giorni fa, da un nido sfuggito al monitoraggio dei volontari, alcuni piccoli di caretta-caretta, attirati dalle luci del lungomare, hanno “sbagliato” strada finendo sulla ciclabile che costeggia la spiaggia. Gli addetti di Caretta Calabria conservation, chiamati dai cittadini,  hanno provveduto a recuperare gli animali e ad assicurare al mare il resto della nidiata: «La presenza delle tartarughe marine sulla spiaggia – dice Salvatore Urso, uno dei responsabili dell’associazione – ne accresce il valore ecologico e turistico e dovrebbe indirizzare una gestione dell’arenile più rispettosa di tutto l’habitat costiero mettendo al bando le attività antropiche più impattanti come la pulizia meccanica degli arenili, che nel caso specifico ha purtroppo cancellato le tracce di emersione della femmina impedendo di fatto il rinvenimento del nido e la sua tempestiva messa in sicurezza».