Domenica 18 ottobre tante realtà produttive regionali accoglieranno visitatori per celebrare Terra Madre 2020
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Vent'anni fa in occasione del Salone del Gusto 2020 nascevano i Presidi Slow Food, che proponevano al pubblico i primi 100 prodotti da salvare. Un'azione promossa dall'associazione di Carlo Petrini che negli anni a venire ha rivoluzionato il concetto di biodiversità. Per celebrare l'anniversario importante per il movimento internazionale e legare sempre di più i consumatori alle aziende produttrici di queste eccellenze alimentari del Paese in Calabria Slow Food propone Presidi aperti. Domenica 18 ottobre saranno molti i produttori dei Presidi Slow Food calabresi che apriranno le porte delle loro aziende al pubblico.
Conoscere, ascoltare, assaggiare
Lo stile della giornata sarà nel tipico stile Slow Food. I custodi della biodiversità alimentare calabrese apriranno le porte delle aziende agricole e dei laboratori di trasformazione, per condividere con il pubblico una parte della loro quotidianità e permettere ai visitatori di ascoltare i loro racconti, assaggiare i loro prodotti, conoscere da vicino le loro storie dei custodi della biodiversità. I Presidi Slow Food italiani sono 326 e coinvolgono oltre 3000 produttori: in Calabria hanno già aderito il presidio Slow Food dell’olio extravergine italiano (con le aziende Az. Ag. Fratelli Renzo a Rossano, Pasquale Labonia a Caloveto, Antonella Candiano a Rossano, Az. Agricola Torchia a Tiriolo, Az. Agr. Tenute Loria a Delianuova, Az. Agr. F.lli Fazari,a San Giorgio Morgeto), il Presidio Slow Food del pecorino di Monte Poro (con la nostra tradizione di Gabriele Crudo a Limbadi), ma anche il presidio Slow Food del moscato di Saracena (con le aziende az.Agr. Laurito Franco, Cantine Viola e Feudo del Sanseverino a Saracena), insieme al presidio Slow Food del Caciocavallo di Ciminà (Caseificio Anna Romano a Ciminà) ed il Presidio Slow Food del capicollo azze anca grecanico (Agriturismo AgriRiggio, – Lazzaro di Motta S. Giovanni) ed altri se ne aggiungeranno nei prossimi giorni.
La tutela delle piccole produzioni
Il lavoro di tutela svolto da Slow Food è stato a difesa di piccole produzioni di nicchia che rischiavano di scomparire perché era l’agricoltura industrializzata degli ultimi decenni a spingerli fuori dal mercato mettendoli in concorrenza con prodotti banali e standardizzati, sempre uguali a se stessi, ma facili da trovare sugli scaffali dei supermercati; perché l’urbanizzazione aveva spopolato le campagne italiane; perché le normative iper-igieniste avevano trasformato i laboratori artigiani in locali sterili, uccidendo insieme ai batteri nocivi anche miliardi di microbi innocui che soli donano profumi e sapori. Oggi i Presìdi Slow Food sono quasi 600 in 78 Paesi del mondo e coinvolgono migliaia di produttori.
I loro prodotti sono ricercati, remunerati giustamente e i giovani si fermano di nuovo nelle campagne, perché questi prodotti possono offrire un futuro. «In questi 20 anni - ha aggiunto Alberto Carpino, responsabile dei presidi Calabria - Slow Food ha usato parole semplici per raccontare la ricchezza delle storie delle donne e degli uomini che testardamente custodivano saperi secolari, varietà vegetali, razze animali locali, li ha riuniti in associazioni, li ha incoraggiati a darsi dei disciplinari di produzione, ha creato numerose occasioni nelle quali proporsi a un pubblico più attento e sensibile, desideroso di fare qualcosa per non perdere il meglio della tradizione alimentare italiana».