Continua anche in Calabria l’attacco di ecocriminali ed ecomafiosi nei confronti dell’ambiente. A parlar chiaro sono anche quest’anno i dati di Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia raccolti da Legambiente nel suo report annuale presentato oggi a Roma, alla presenza della vicepresidente del Senato Anna Rossomando, del ministro dell’ambiente Sergio Costa, del Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho e di diversi esponenti del mondo istituzionale e politico. Dal quarto posto dello scorso anno con poco più di 2800 reati, nell’ultimo rapporto la Calabria si posiziona al secondo posto con 3.240 infrazioni accertate, 43 arresti e 884 sequestri. 

Rifiuti

Il ciclo illegale dei rifiuti e del cemento sono i principali core business della mafia. La Calabria, tra le regioni a tradizione insediamento mafioso, è al terzo posto nel ciclo illegale dei rifiuti con 657 infrazioni, 12 arresti e 351 sequestri. Nella classifica provinciale, in cui sono esclusi i dati dei Carabinieri Tutela Ambiente: al primo gradino troviamo Reggio Calabria (115 infrazioni), seguita da Cosenza (108), Catanzaro (40), Vibo Valentia (28) e Crotone (18).

Cemento

Nel ciclo illegale del cemento, la regione è al secondo posto con 789 infrazioni, 21 arresti e 356 sequestri. Nella classifica delle 10 province d’Italia, troviamo al 3 posto la provincia di Cosenza (261 infrazioni), al 5 posto quella di Reggio Calabria (203) e al 10 posto la provincia di Crotone (151). Nella provincia di Vibo Valentia 57 infrazioni e in quella di Catanzaro 41.

Incendi

Un’altra piaga per la Calabria sono anche gli incendi dolosi e colposi. Anche qui, la regione è al secondo posto con 309 reati, un arresto, e 48 sequestri (su 89 del totale nazionale). 

Inchieste

La corruzione resta lo strumento più efficace per aggirare le regole. Dallo scorso anno ad oggi, sono ben 100 le inchieste censite da Legambiente di cui 8 in Calabria, una regione che si contraddistingue anche per numero di Amministrazioni comunali sciolte per mafia e da ultimo l’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria. 

 

Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, questa mattina a Roma, a margine della conferenza, ha analizzato anche il dato calabrese: «La Calabria purtroppo anche quest’anno si trova sul podio dell’illegalità ambientale. Questi dati si possono leggere con due chiavi di lettura. Da una parte è importante evidenziare il lavoro svolto da Magistratura e Forze di Polizia per reprimere i reati ambientali; dall’altra parte, però, testimoniano una presenza ancora pervasiva degli inquinatori seriali, degli ecocriminali e degli ecomafiosi, a partire dalle cosche della ‘ndrangheta. In Calabria è fondamentale continuare questo lavoro investigativo come è importante che i cittadini diventino, sempre di più, “sentinelle” del proprio territorio, segnalando anche alla nostra Associazione, fatti che possono aver procurato dei danni all’ambiente».

 

E sul ciclo illegale del cemento ha detto: «È fondamentale realizzare la bonifica dei territori che i comuni ad oggi non riescono a fare. Bisogna continuare l’opera di demolizione degli edifici abusi che solo alcuni comuni in Italia, compresa la Calabria, hanno messo in campo sino ad oggi».

Affari d’oro 

L’aggressione alle risorse ambientali del Paese si traduce in un giro d’affari che nel 2018 ha fruttato all’ecomafia ben 16,6 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto all’anno precedente e che vede tra i protagonisti ben 368 clan, censiti da Legambiente e attivi in tutta Italia.

I benefici della legge 68/2015 

Da sottolineare che anche nel 2018 si conferma l’ottima performance della legge 68/2015 sugli ecoreati, che sin dall’inizio della sua entrata in vigore (giugno 2015) sta stando un contributo fondamentale nella lotta agli ecocriminali, con più di mille contestazioni solo nello scorso anno  e un trend in costante crescita (+ 129%).

Archeomafie

Per quanto riguarda il settore delle archeomafie in Italia, lo scorso anno il racket legato alle opere d’arte e ai reperti archeologici ha avuto un andamento altalenante: cala per quanto riguarda i furti (-6,3%) rispetto all’anno precedente, ma il dato più importante è la contrazione dei sequestri effettuati (-77,8%) e quella degli oggetti recuperati (-41%). Considerevole il numero dei controlli, che sono stati 33.028, una media di oltre novanta al giorno. La regione più esposta all’aggressione dell’archeomafia è la Campania, con il 16,6% di opere d’arte rubate, mentre a svettare nel bilancio 2018 del “tesoro recuperato” ci sono i 43.021 reperti archeologici.

Shopper illegali

Altro fronte, è quello degli shopper illegali. Nell’ultimo anno e mezzo in tutto il Paese (2018 e primi cinque mesi del 2019), l’Agenzia delle dogane dei monopoli, in collaborazione con Guardia di finanza e Carabinieri, ha lavorato con campagne mirate per fermare i flussi illegali. Il risultato complessivo è stato: 6,4 milioni di borse di plastica illegali sequestrate al porto di La Spezia; 15 tonnellate di borse di plastica illegali sequestrate al porto di Palermo; 18 tonnellate di borse di plastica illegali sequestrate al porto di Trieste, solo per citare qualche numero. 

Novità di questa edizione 

Uno specifico capitolo è stato dedicato da quest’anno al mercato nero dei gas refrigeranti HFC, gas introdotti dal protocollo di Montreal in sostituzione di quelli messi al bando perché lesivi dello strato di ozono (ODS). Come emerge dall’analisi dell’EIA (Environmental Investigation Agency) e dal lavoro degli inquirenti dei paesi membri, una bella fetta di questo mercato internazionale (regolato da un complesso sistema di quote assegnate alle aziende produttrici) è completamente in nero, dove figura anche l’Italia.

Le proposte

Nella lotta alle ecomafie e agli ecocriminali, per Legambiente è fondamentale mettere in campo una grande operazione di formazione per tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) sulla legge 68/2018. Tra le altre principali proposte avanzate oggi, l’associazione chiede che venga semplificato l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive avocando la responsabilità delle procedure ai prefetti; che vengano riconosciuti diritti propri anche agli animali inserendo la loro tutela in Costituzione e approvato il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette inserendo – all’interno del Titolo VI bis del Codice penale – un nuovo articolo che preveda sanzioni veramente efficaci per tutti coloro che si macchiano di tali crimini. Per aumentare il livello qualitativo dei controlli pubblici serve approvare i decreti attuativi della legge che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione ambientale. Sul fronte agroalimentare, l’associazione chiede che venga ripresa la proposta di disegno di legge del 2015 sulla tutela dei prodotti alimentari per introdurre una serie di nuovi reati che vanno dal “disastro sanitario” all’“omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato. Inoltre chiede che l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni dovrebbe essere gratuito e davvero accessibile. Altrimenti rimane un lusso solo per chi se lo può permettere, e tra costoro non ci sono sicuramente le associazioni e i gruppi di cittadini. Infine Legambiente auspica che il Parlamento istituisca al più presto la Commissione d’inchiesta sulla vicenda dell’uccisione della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin.

Le collaborazioni

Il Rapporto è stato realizzato da Legambiente grazie anche alla collaborazione di molti soggetti - dalle Forze dell’ordine alle Capitanerie di porto, dalla Corte di Cassazione al Ministero della giustizia, da Ispra e Sistema nazionale protezione ambiente al Cresme, dalla Commissione Ecomafie all’Agenzia delle Dogane, solo per citarne alcuni.