Ciclo del cemento e rifiuti gli ambiti in cui la nostra regione si piazza ai piani alti della classifica di Legambiente. La presidente Anna Parretta: «Accanto all’opera di forze dell’ordine e magistratura, servono azioni ancora più incisive in termini di prevenzione e controllo che cambino realmente la realtà delle cose»
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Nel 2022 non si arresta la morsa delle ecomafie. I reati contri l’ambiente restano ben saldi sopra la soglia dei 30.000, esattamente sono 30.686, in lieve crescita rispetto al 2021 (+0,3%), alla media di 84 reati al giorno, 3,5 ogni ora. Crescono anche gli illeciti amministrativi che toccano quota 67.030 (con un incremento sul 2021 del +13,1%): sommando queste due voci – reati e illeciti amministrativi - le violazioni delle norme poste a tutela dell’ambiente sfiorano quota 100.000 (97.716 quelle contestate, alla media di 268 al giorno, 11 ogni ora). A fare il punto è il nuovo rapporto Ecomafia 2023, realizzato da Legambiente, edito da Edizioni Ambiente, media partner Nuova Ecologia. Il rapporto, presentato oggi a Roma nella Sala della Regina della Camera dei deputati, in un evento insignito della Medaglia del presidente della Repubblica, mette in fila dati e numeri sulle illegalità ambientali nella Penisola.
La Calabria è quinta nella classifica nazionale con 2.217 reati, pari al 7,2% del totale nazionale; 1721 persone denunciate; 23 arresti; 475 sequestri e 126541 controlli effettuati. Gli illeciti amministrativi sono stati 4.300 e le sanzioni amministrative 4.159. La nostra regione scende quindi di una posizione nella classifica nazionale dell’illegalità ambientale: nel 2021 era al quarto posto con 2680 reati, di questi 1060 solo nella provincia di Cosenza, territorio che si classificava al secondo posto per numero di reati tra le province di Italia, dopo Roma.
La provincia con il maggior numero di reati è Cosenza che si colloca nei primi venti posti della classifica nazionale dell’illegalità ambientale, esattamente al quinto posto con 788 reati e 984 illeciti amministrativi, seguita da Reggio Calabria (decimo posto) con 545 reati e 1640 illeciti amministrativi.
La Campania si conferma al primo posto per numero di reati contro l’ambiente(ben 4.020, pari al 13,1% del totale nazionale). Seguita dalla Puglia, che sale di una posizione rispetto al 2021, con 3.054 reati. Terza la Sicilia, con 2.905 reati. Il Lazio sale al quarto posto (2.642 reati), superando la Calabria. A livello provinciale, Roma con 1.315 illeciti si conferma quella con più reati ambientali.
I dati nazionali
Ciclo illegale del cemento, reati contro la fauna e ciclo dei rifiuti sono le tre principali filiere su cui nel 2022 si è registrato il maggior numero di illeciti. A farla da padrone quelli relativi al cemento illegale (dall’abusivismo edilizio agli appalti) che ammontano a 12.216, pari al 39,8% del totale, con una crescita del +28,7% rispetto al 2021. Crescono del 26,5% le persone denunciate (ben 12.430), del 97% le ordinanze di custodia cautelare, che sono state 65, addirittura del 298,5% il valore dei sequestri e delle sanzioni amministrative, per oltre 211 milioni di euro.
Viene stimato in crescita, da 1,8 a 2 miliardi di euro, anche il business dell’abusivismo edilizio. Seguono i reati contro la fauna con 6.481 illeciti penali (+4,3% rispetto al 2021) e 5.486 persone denunciate (+7,6%). Scende al terzo posto il ciclo illegale dei rifiuti con una riduzione sia del numero di illeciti penali, 5.606, (−33,8%), sia delle persone denunciate (6.087, −41%), ma aumentano le inchieste in cui viene contestata l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (268 contro le 151 del 2021).
Crescono anche gli illeciti amministrativi (10.591, +21,4%) e in misura leggermente minore le sanzioni, che sono state 10.358, pari al +16,2%. Al quarto posto, dopo il terribile 2021, i reati legati a roghi dolosi, colposi e generici (5.207, con una riduzione del - 3,3%). In aumento i controlli, le persone denunciate (768, una media di oltre due al giorno, +16,7%) e i sequestri (122, con un +14%). Come sempre, un capitolo a parte viene dedicato all’analisi delle attività di forze dell’ordine e Capitanerie di porto nel settore agroalimentare, che hanno portato all’accertamento di 41.305 reati e illeciti amministrativi. Sul fronte archeomafia, sono 404 i furti d’arte nel 2022.
Infine, a pesare e a preoccupare è il virus della corruzione ambientale – censite da Legambiente dal 1° agosto 2022 al 30 aprile 2023 ben 58 inchieste su fenomeni di corruzione connessi ad attività con impatto ambientale – il numero e il peso dei Comuni sciolti per mafia (22 quelli analizzati nel rapporto, a cui si è aggiunto il recentissimo scioglimento di quello di Rende, in provincia di Cosenza), e la crescita dei clan mafiosi:dal 1994 ad oggi sono 375 quelli censiti da Legambiente. Il fatturato illegale delle diverse “filiere” analizzate nel rapporto resta stabile a 8,8 miliardi di euro.
Focus Calabria
Nella classifica regionale dell'illegalità nel ciclo del cemento, la Calabria è quinta con 65.100 controlli, 871 reati (il 7,1% sul totale nazionale), 954 persone denunciate, 6 persone arrestate, 220 sequestri, 1083 illeciti amministrativi e 960 sanzioni. In questa classifica Cosenza è la terza provincia a livello nazionale e la prima in Calabria.
Nel ciclo dei rifiuti la Calabria è quinta a livello nazionale con 12886 controlli, 344 reati (il 6,1% sul totale nazionale), 433 persone denunciate, 22 persone arrestate, 145 sequestri, 583 illeciti amministrativi e 583 sanzioni. In questa classifica Cosenza è la decima provincia a livello nazionale (Reggio sedicesima) e la prima in Calabria.
Per reati contro la fauna, la Calabria è nona a livello nazionale con 372 reati (la città peggiore è Reggio Calabria sesta a livello nazionale con 296 reati). Per reati collegati all'archeomafia la Calabria è solo sedicesima.
Legambiente Calabria: «Serve più prevenzione»
«La Calabria scende al quinto posto nella classifica nazionale dell’illegalità ambientale ma è ancora un dato assolutamente insufficiente – sottolinea Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria –. Nella nostra regione, accanto all’opera di forze dell’ordine e magistratura, servono azioni ancora più incisive in termini di prevenzione e controllo che cambino realmente la realtà delle cose. La Calabria continua ad avere numeri elevati, seppure in diminuzione, in particolare quanto ai reati connessi all’abusivismo edilizio ed al ciclo illegale dei rifiuti. Costituisce motivo di riflessione anche il dato relativo alla corruzione ambientale dalla realizzazione di opere pubbliche alla gestione dei servizi, passando per la concessione di autorizzazioni alle imprese, in cui la Calabria è prima per numero di persone denunciate. Tuttavia ci sono timidi segnali positivi su cui occorre lavorare per diffondere e rafforzare quei principi di legalità e trasparenza indispensabili per la tutela dell’ambiente e della salute e per garantire uno sviluppo socio economico sano della nostra regione».
La lotta all’ecomafia in Italia
Per Legambiente quella contro l’ecomafia è una doppia sfida, che si può vincere da un lato rafforzando le attività di prevenzione e di controllo nel nostro Paese, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse stanziate con il Piano nazionale di ripresa e resilienza; dall’altro mettendo mano con urgenza, a partire dall’Europa, a un quadro normativo condiviso su scala internazionale, con cui affrontare una criminalità organizzata ambientale che non conosce confini.
Dieci le proposte di modifica normativa presentate oggi dall’associazione ambientalista per rendere più efficace l’azione delle istituzionia partire dall’approvazione delle riforme che mancano all’appello, anche in vista della prossima direttiva Ue sui crimini ambientali, di cui l’Italia deve sostenere con forza l’approvazione entro l'attuale legislatura europea.
È necessario, sul versante nazionale, rivedere, in particolare per quanto riguarda il meccanismo del cosiddetto subappalto “a cascata”, quanto previsto dal nuovo Codice degli appalti e garantire il costante monitoraggio degli investimenti previsti per il Pnrr. Dal punto di vista legislativo, occorre approvare il disegno di legge contro le agromafie; introdurre nel Codice penale i delitti contro la fauna; emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente; garantire l’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni iscritte, come Legambiente, nel Runts, il Registro unico nazionale del Terzo settore.
«Mai come in questo momento storico – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – si devono alzare le antenne per scovare inquinatori ed ecomafiosi. E bisogna farlo presto, dentro e fuori i confini nazionali, perché stiamo entrando nella fase operativa del PNRR. L’Italia può e deve svolgere un ruolo importante perché la transizione ecologica sia pulita anche nella fedina penale, come prevede l’aggiornamento della direttiva sulla tutela dell’ambiente, da approvare entro la fine della legislatura europea, ma soprattutto deve recuperare i ritardi accumulati finora, dando seguito alle dieci proposte inserite nel nostro Rapporto Ecomafia».
«I numeri, le analisi e le considerazioni che emergono dal nostro rapporto Ecomafia – spiega Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità Legambiente – anche grazie ai diversi contributi raccolti, confermano il lavoro importante svolto da forze dell’ordine, Capitanerie di porto, enti di controllo e magistratura. E dovrebbero sollecitare risposte coerenti ed efficaci da parte di chi ha responsabilità politiche e istituzionali. Accade purtroppo spesso il contrario: deregulation, come quelle inserite nel nuovo Codice degli appalti, invece di semplificazioni; condoni edilizi più o meno mascherati, invece di ruspe».