'Il disastro della Locride non può  passare come un episodio straordinario seguito dal solito stanco protocollo:dibattiti accesi nei primi giorni, riunioni più o meno operative degli organismi deputati, dichiarazione dello stato di emergenza, prime sovvenzioni economiche e poi… l’oscuro oblio in attesa della  prossima tragedia. Dobbiamo prendere atto fattivamente che l’ennesima tragedia  rappresenta il fallimento di 40 anni di autonomia regionale'


La visita di Delrio ci incoraggia e le parole di Renzi ci confortano. Ma non basta. Sono i calabresi che devono costruire il loro futuro e sono sempre i calabresi che devono innalzare il loro grido di dolore e di protesta, dolore inenarrabile e protesta assordante.
Sarà pur colpa del cambiamento climatico, delle bombe d’acqua, della fortuna avversa e addirittura di Giove pluvio, ma la principale responsabilità è nostra e solo nostra: quando violentiamo il territorio, quando stiamo zitti, quando calcoliamo i voti per quintale di cemento, quando consigliamo al Dirigente tecnico di chiudere un occhio e magari tutti e due, quando la forza pubblica nelle demolizioni dei manufatti abusivi arriva sempre in ritardo, confermando l’assunto che  nella nostra regione si costruisce sempre e si demolisce quasi mai.
E la montagna è sempre più  abbandonata, da anni. I “miei” boschi non esistono più. Gli stessi antichi interventi di riforestazione sono a rischio, fra tagli abusivi e autorizzati da una parte e devastanti incendi dall’altra.
È arrivato il momento di dire che il nostro territorio ha urgente bisogno di manutenzione ordinaria e straordinaria. I forestali calabresi ormai sono pochi e in gran parte anziani.
Quanti giovani vorrebbero restare! Ma non possono. Quanti giovani vorrebbero dare una mano!
È arrivato il momento di investire sul nostro futuro e sulle nostre montagne. Le risorse ci sono: nessun aggravio per le esangui casse dello Stato. Cesare de Seta, su l'Espresso - come ripeto spesso ultimamente - consiglia l'avvio risoluto di una politica di risanamento ambientale per recuperare l'abbandono del territorio e per “una formidabile spinta all'occupazione a basso costo”.
Ma c’è sempre chi frena, chi pensa prima al proprio tornaconto elettorale e poco o niente alle sorti di questa regione.
Il Piano degli interventi per la sistemazione idrogeologica e idraulica degli alvei, con la collaborazione di Calabria Verde, fortemente voluto dal Presidente Oliverio, è un buon inizio.
Pensiamo ora all’utilizzo di centinaia di giovani, da impiegare attraverso il reperimento di fondi nazionali e comunitari, per la manutenzione urbana ed extraurbana, per il recupero della montagna, l’irreggimentazione delle acque, la pulizia degli argini e dei litorali.
Il leghismo da strapazzo è finito, fra scandali e orrende felpe! È l’ora di far sentire al nostra voce.
Gli stati di emergenza, unitamente al rimborso dei danni ed ai costi di ricostruzione, sono stai finora economicamente superiori ai costi dei tradizionali interventi di forestazione e manutenzione.
La matematica non è un’opinione.
In questi giorni, l’immagine del binario sospeso nel vuoto mi ha colpito come schiaffo in pieno volto e mi è apparsa come drammatica metafora della nostra Regione, eternamente sospesa sull’orlo del baratro, eternamente sospesa fra il dire e il fare, eternamente indecisa.
Rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare, tutti con la “pala” in mano, per ritrovare il nostro futuro!