Ad eccezione del fine settimana la costa lametina è ancora semideserta, lidi che devono ancora aprire, spiaggia sporca e bustoni neri di spazzatura sono il biglietto di benvenuto per quanto riguarda il tratto lametino. Più organizzato ma non troppo il litorale che da Gizzeria arriva a Nocera passando per Falerna. E anche il mare non è da meno. Che le acque non siano pulitissime e roba nota, dalle chiazze marroni a quelle verdastre passando per le macchie oliose, da anni il mar tirreno che bagna il golfo di Lamezia regala momenti di spettacolari trasparenze ad altri decisamente meno idilliaci.

Per Arpacal solo eccellenze

Si sono formati comitati ad hoc, sono state portate denunce in procura ma la questione rimane pressoché uguale di anno in anno. Ecco perché colpisce che secondo il report Arpacal 2021, redatto sulla base dei dati raccolti nel 2020, la costa tirrenico lametina abbia ben 25 tratti di eccellenza e non risultino punti in cui la qualità dell’acqua sia inferiore.

Tra questi il lido la Marinella, quello di Caposuvero e l’area Pesce Anguille a Gizzeria, il tratto in direzione del Bar Vittoria a Falerna, il Lido la Macchia a Nocera.

A mettere un freno alla balneazione sono le ordinanze della capitaneria di Porto che ricordano che a Lamezia c’è una zona industriale, un pontile abbandonato, diverse aziende a cui sono stati apposti i sigilli perché accusate di sversare sostanze tossiche nel depuratore consortile per ridurre i costi di depurazione.

 A stare con gli occhi addosso su questa situazione e sulla discrepanza tra   quanto evidenziato tra i rilievi analitici dell’Arpacal, “l’occhio nudo”, e le   inchieste, è da tempo Legambiente che lo scorso anno, al termine di   un’estate particolarmente difficile è andata, affiancata da altre associazioni in   procura, a depositare un esposto corredato da centinaia di pagine.

 Raggiungiamo Gianni Arena, avvocato di Legambiente Calabria e presidente  del neonato circolo lametino, al lido La Marinella, uno dei punti di eccellenza per Arpacal. Le temperature sfiorano i 38 gradi ma i bagnanti in acqua non sono tantissimi.

Mare e spiaggia sporchi

Macchie e bollicine sono evidenti e si “incastrano” con una spiaggia libera non pulita, sulla quale bustoni neri di spazzatura giacciono a pochi metri dalla battigia, mentre a corredare il tutto plastica e rifiuti di altro tipo spuntano dalla sabbia. 


«La situazione del mare a Lamezia non è che delle migliori – dice senza mezzi termini Arena - al di là di quelle che sono le indicazioni dell’Arpacal che, probabilmente, non ha tutti i mezzi più avanzati per monitorare. Abbiamo fatto delle denunce per attirare l'attenzione sul fatto che nel golfo c’erano degli scarichi abusivi e sembra che le indagini condotte dalla Procura della Repubblica, alla quale va il nostro plauso, abbiano anche individuato dei presunti responsabili. Il fatto che la Procura stia con il fiato sul collo alle aziende che operano nell'area industriale è importante perché quantomeno ci dà la possibilità di sapere che c'è qualcuno che possa verificare che gli scarichi siano a norma».

Mezzi alternativi per le rilevazioni

«Allo stesso tempo – sottolinea il presidente - ciò non basta perché bisognerebbe cercare di capire se ci sono altre fonti di inquinamento e per fare questo ovviamente ci vorrebbero dei servizi migliori. So per certo che nella zona del Cosentino si sta sperimentando una sorta di boa marina ultra tecnologica che ha il compito s di monitorare la qualità delle acque in tempo reale».

I divieti di balneazione e le indagini della Procura

La Capitaneria di Porto di Vibo Valentia Marina ha interdetto l'area di pertinenza demaniale denominata "Pontile ex Sir" per motivi di pubblica incolumità legata all'instabilità della struttura, passando anni dopo alla zona di mare antistante la foce del torrente Bagni-Cantagalli per motivi di sicurezza e l'area di sbocco del Canale Aeroportuale. Ma diverse altre sono le ordinanze.

L'inquinamento visto anche dal satellite

In occasione dell’indagine della Procura Waste water uno studioso del Centro Aerospaziale Tedesco, attingendo a delle immagine da satellite Sentinel-2 dell'agenzia spaziale europea (Esa), processate su piattaforma Google Earth Engine, nonché sul altro materiale scientifico in fase di studio, avanzò l’ipotesi che le zone di acqua verde nella zona interna del Golfo contengano un’alta concentrazione di materiale organico disciolto cromoforico (Cdom), il cui valore spesso aumenta in prossimità di scarichi fognari. 


«Noi ci aspettiamo come Legambiente che la Regione Calabria, se vuole veramente puntare sul turismo come fonte di volano, cerchi di verificare il più possibile da dove eventualmente arrivino queste fonti di inquinamento, monitorando gli scarichi dei paesi costieri e di quelli che stanno in collina per vedere se i depuratori che sono collegati funzionano veramente oppure no. Ci dovrebbe essere - conclude Arena una sinergia tra le diverse istituzioni dell'Arpacal alla Regione Calabria, all’Asp alle associazioni, con tutti coloro che hanno a cuore la qualità delle acque del mare».
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