Un problema che rischia di rovinare il decoro di un'area strategica per la città come il quartiere Lido. L'assessore comunale all'Ambiente Cavallaro prova a rispondere alle critiche che gli sono piovute addosso, anche dalla stessa maggioranza
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Non è certo una notizia, ma un dato di fatto da tenere presente sì. Il riferimento è all’estate ormai alle porte, che se il Covid lo permetterà - come peraltro grazie a Dio sembra - porterà molta gente a stare fuori casa, anche nelle ore serali e notturne. E a Catanzaro destinazione privilegiata, come ovvio, sarà il lungomare di Lido. Una location di per sé suggestiva e molto frequentata, tuttavia nelle notti roventi di giugno, luglio, agosto e inizio settembre, meta abituale delle passeggiate dei catanzaresi provenienti da tutte le zone della città e anche di parecchi visitatori provenienti da fuori.
Ecco perché il decoro del quartiere dovrebbe essere il migliore biglietto da visita dell’intero capoluogo, soprattutto durante la bella stagione. Peccato, però, che fra gli altri problemi della Marina vi sia la cura del verde pubblico. Che di recente è stato tagliato, ma con un vulnus relativo all’irrigazione fondamentale in particolare quando fa caldo. Una questione addirittura sollevata in Aula, in cui nello scorso civico consesso membri della stessa maggioranza hanno imputato all’assessore all’Ambiente Domenico Cavallaro il cattivo funzionamento dell’impianto di irrigazione dei prati e delle aiuole adiacenti al lungomare.
Una polemica, a tratti pure aspra, che ha spinto componenti del centrodestra a stigmatizzare il fatto che «le pompe non sono facilmente accessibili e gli irrigatori a tempo non erogano l’acqua nelle ore della giornata prestabilite. Senza contare i continui furti delle attrezzature che servono proprio allo scopo. Stato di cose che ha portato all’impiego di autobotti (soluzione considerata del tutto inadeguata se non di tipo emergenziale nel 2021, ndr)». Una cornice definita non degna soprattutto per quanti, il riferimento è agli operatori economici della zona, stanno affrontando notevoli sacrifici economici, sebbene il Coronavirus e i suoi nefasti effetti, per riaprire e in alcuni casi rinnovare le loro strutture chiuse da tempo.
Il diretto interessato, Cavallaro, ha però risposto in modo perentorio dal suo punto di vista, affermando: «Siamo in ritardo, vero. Ma parliamo di una questione che va considerata nelle varie sfaccettature. Le cose sono infatti semplici a chiacchiere, ma non nella realtà. E spiego il perché. Iniziamo con il dire che forse non ci si rende conto di cosa parliamo, ovvero di un ente e non di un’impresa privata. Abbiamo quindi delle rigide normative con cui fare i conti. Altrimenti scattano gli avvisi di garanzia. Dobbiamo dunque fare delle gare, ma queste procedure si possono avviare solo se ci sono le coperture economiche».
Strano, però, perché è un servizio di routine e per cui apparentemente non dovrebbero servire cifre esorbitanti. Ma anche sull’argomento l’assessore precisa: «Questo è ciò che si pensa, ma in realtà serve ogni anno una cifra oscillante fra i 10 e i 20mila euro. E non è certo facile trovarli».
A chi si chiede il motivo per cui siano necessari tanti soldi, Cavallaro chiarisce infine le idee: «Gli atti vandalici che subiamo ciclicamente sono tanti, ripetuti e gravi. Mi riferisco al furto dei bocchettoni e al danneggiamento delle centraline con addirittura il taglio dei tubi. E allora per noi sorgono i problemi della mancanza di quattrini, dal momento che, lo ribadisco, non siamo in un’azienda, magari la mia (l’assessore è un noto imprenditore cittadino prestato alla politica, ndr), in cui si agisce con molta più rapidità e allora ci si inventa anche soluzioni di fortuna come quella delle autobotti per sopperire alle momentanee lacune. Ma qualcuno trova sempre il modo di fare polemica. Sovente in modo strumentale».