Le copiose precipitazioni che si sono riversate sulla città di Cosenza ieri mattina e che, allo stesso modo, hanno colpito altri centri della provincia come Paola, potrebbero non essere in futuro casi isolati. Colpa del cambiamento climatico attualmente in atto che sta lanciando segnali inequivocabili e che sarebbe fuorviante ridurre ai classici temporali estivi. Parola d’ordine prevenzione, anche perché questi fenomeni ad oggi non sono prevedibili, se così circoscritti nel tempo e nel territorio, dai modelli attualmente in uso.

«Potrebbero esserlo solo in casi rari - spiega Fabio Zimbo di AmPro (Associazione Meteo Professionisti) e meteoincalabria.it -. In meteorologia eventi così brevi ed intensi, che interessano fasce ristrette, non sono prevedibili dai modelli matematici che noi consultiamo ogni giorno prima di emettere le previsioni. Mentre avevamo previsto gli eventi di questa notte, quelli della giornata di giovedì no».

Due eventi distinti e separati

Due le situazioni che hanno interessato la Calabria. La prima, di mattina, ha abbracciato l’area che insiste dal basso litorale cosentino fino al capoluogo e alla Presila. Il nubifragio si è esaurito alle 12 lasciando spazio poi agli interventi delle amministrazioni comunali e alla conta dei danni. La seconda ha riguardato la fascia a nord di Nicastro che procede verso est nella Presila catanzarese. Il tutto tra le 15 e le 17.

«Entrambi gli eventi hanno scaricato ingenti quantità di pioggia - continua Zimbo -. A Cosenza città, in appena un’ora, le precipitazioni hanno raggiunto i numeri che solitamente si registrano nell’intero mese di giugno. A San Pietro in Guarano parliamo del doppio, a Gimigliano (provincia di Catanzaro) addirittura del triplo con 60 mm di acqua. Per dare il senso di quanto però siano stati fenomeni ristretti e non prevedibili, offro un ulteriore dato. A dieci chilometri in linea d’aria a nord e a sud di Cosenza non ci sono stati rovesci o al massimo qualche goccia».

Le cause

Per risalire alla genesi di tali fenomeni, bisogna tenere presente l’afa che ha stretto nella sua morsa la Calabria durante la scorsa settimana. «Questi eventi si sono verificati perché un impulso perturbato di aria fredda ha fatto irruzione nel bacino del Tirreno - aggiunge Zimbo -. Ha trovato un mare eccezionalmente caldo, con 23-24 gradi, a causa dall’alta pressione africana di cui si è tanto discusso. In questo periodo dell’anno le acque toccano al massimo 19-20 gradi, quindi stiamo parlando di una differenza importante. Ad ogni modo, quando l’aria fredda è arrivata in quota ed entrando in contrasto la superficie del mare, ha instabilizzato l’atmosfera. I temporali di ieri sono nati così, entrambi sul Tirreno dove hanno aumentato la propria potenza».

Per chiudere, Fabio Zimbo lancia un monito. «I cambiamenti climatici giocano un ruolo importante in fenomeni così intensi. Si teme che in futuro, con il riscaldamento globale della superficie del mare, questi eventi possano aumentare in frequenza. Siccome non sono attualmente prevedibili, dobbiamo attrezzarci aumentando la prevenzione laddove, come in Calabria, non si è abituati a convivere con questo tipo di clima».