Scoprire nuove tecniche per la produzione di microrganismi a basso costo per usarli in agricoltura e riuscire a rigenerare, nel più breve tempo possibile, terreni anche di grande estensione. È questo il focus della due giorni di workshop di agricoltura rigenerativa per giardinieri e aziende agricole presso la Casa delle Erbe della Locride, ad Antonimina, in un ambiente incontaminato e custode di una ricca biodiversità; una struttura divenuta negli anni un laboratorio ed osservatorio conoscitivo, didattico ed artistico sulla natura del territorio.

A guidare i partecipanti nella scoperta delle tecniche di valorizzazione del suolo è stato Vincenzo Rubino, esperto di agricoltura rigenerativa e coach di aziende agricole all’avanguardia. «Tramite l’agricoltura rigenerativa - spiega Rubino - andiamo ad introdurre dei microrganismi nel terreno, questi trasformano la sostanza organica in humus e nutrono le piante. Non interveniamo sulle piante ma direttamente sul terreno, ciò ci permetterà di allevare piante molto più resistenti alle malattie sia a livello crittogamico che di resistenza agli attacchi parassitari». 

Oltre alle tecniche di produzione di compost, approfondite nella prima delle due giornate, la seconda parte del laboratorio ha preso in analisi la nuova tecnica dell’elettrocoltura, che utilizza energie libere presenti nell’ambiente convogliandole ed utilizzandole al fine di aumentare l’energia vitale delle piante, incrementandone così la produzione e la resistenza alle malattie.

«La problematica più importante - aggiunge Rubino - è quella della mancanza di alcune risorse, specialmente da dopo che è comincia la guerra in Ucraina mancano dei minerali indispensabili per poter produrre concimi chimici, allora noi stiamo cercando di valorizzare i sottoprodotti agricoli in modo da farli diventare energia per i suoli già presenti. In poche parole sostituiamo con i nostri scarti agricoli i concimi chimici che per la maggior parte arrivavano da fuori Italia e da fuori Europa». 

Il workshop svoltosi presso la Casa delle Erbe della Locride è solo uno dei tanti e diversi appuntamenti (incontri, laboratori, escursioni) ospitati negli ultimi anni grazie all’impegno della custode della struttura, nonché architetto paesaggista, Marò D’Agostino. «La Casa delle Erbe è innovazione ma al tempo stesso è recupero della memoria.

Questa vicino ad Antonimina è una vallata molto particolare per il clima, per la posizione geografica, per la conformazione e la presenza di grandi massi che caratterizzano la valle e anche per la presenza dell’acqua. Ho deciso di rientrare e abitare in questa proprietà, che era della mia famiglia materna, per il forte legame che ho con questa terra».

Quello della Casa delle Erbe è un progetto che guarda con attenzione e molta cura alla conservazione della biodiversità presente nella vallata. «Si chiama Casa delle Erbe - sottolinea Marò - proprio perché le erbe sono il vero patrimonio di questo luogo. Dietro ogni erba che riusciamo a mantenere c’è un racconto, c’è una possibilità di sostentamento, di rimedi medicali; e poi le erbe sono il nutrimento di questo suolo. L'obiettivo è che questo diventi un punto permanente per i laboratori di agricoltura rigenerativa e organica proprio perché queste tecniche in un certo senso appartengono alla nostra cultura contadina. C’è la volontà di riallacciare il filo con una sapienza sconfinata che nel tempo abbiamo rimosso e costruire un modello alternativo all’agricoltura intensiva, un modello che possa essere d’ispirazione per chiunque ami e rispetti la natura».